Roberta Marcaccio scrive una bellissima e intensa recensione del mio libro Sette sono i re. E' un libro che mi è molto caro perché è stato il primo ad aprire la collana Officina Marziani diretta da Michele Marziani, una della collane di Antonio Tombolini Editore, collana che conta ormai ventun titoli. L'originale della recensione è qui. Buona lettura!
Immagini. Come pennellate su una tela.Pennellate nere su uno sfondo grigio. Il grigio del fumo, delle strade, delle macchine, delle fabbriche, della città.Sette sono i re è lo spaccato di una società marcia, il retroscena della nostra bella vita, quello che c’è dietro e non vediamo.Le parole, sapientemente utilizzare dall’autore, trascinano il lettore in un mondo in cui gli odori, i colori, le case, la terra, le persone puzzano di merda e di morte. Una morte seminata a suon di proiettili. Dove il protagonista alterna i ricordi di un suo passato da guerrafondaio ad un presente in cui la guerra la fa perché c’è qualcuno che lo paga per uccidere.Molto interessante l’alternanza fra passato e presente (fra i ricordi del protagonista e la vita attuale), caratterizzata da un passaggio armonico delle forme verbali. La lettura non inciampa mai, scivola fra presente e imperfetto con lucida facilità.Sette sono i re è un romanzo nero, racconta di uno strato sociale depravato in cui i soldi girano a mazzette, i crimini si comprano come prodotti di un supermercato e gli uomini obbediscono agli ordini di altri uomini, per denaro.Il protagonista è un uomo che ha visto il dolore, il sangue, ha vissuto la guerra, ma sembra non riuscire a separarsi dall’idea di morte che ormai fa parte della sua vita. Nel borsone che porta con sé ha armi micidiali, che non risparmiano e non perdonano. Armi che uccidono a distanze impensabili. Che folgorano un uomo a bruciapelo senza dargli neanche il tempo dell’ultimo respiro.Io tengo il metallo del San Luigi sotto al giubbotto. Sento il suo freddo contro la pelle. Il freddo del metallo. Il freddo che, per miracolo, diventa incandescente quando incomincia a sparare. Per miracolo. Il miracolo di un santo.Storia che ti trascina dentro la storia, raccontata con uno stile particolare. Frasi brevi. Cortissime. Di una parola o due. Parole scelte, una per una. Con un lavoro sapiente di cesellatura.Parole semplici e frasi che si ripetono danno alla lettura un ritmo incessante, inesorabile, come una scarica di mitra.