Sette spose per sette fratelli

Creato il 06 maggio 2015 da Povna @povna

L’ultima volta, era stato nel 2011 e la ‘povna era tornata dal secondo viaggio ai campi con uno straniamento perturbante. Sarà che era partita con ancora addosso i postumi (e nemmeno solo quelli) della tonsillite purulenta, un gruppo sgarrupato cui badare mentre era lassù dispersa, il ritmo stravagante del ritorno. Fatto sta che quel viaggio, per lei, nel suo ricordo, è rimasta impresso più che per quel che ha visto, per quello che ha sancito sulla strada del ritorno, vale a dire (e molto a suo modo) l’inizio di un periodo che ha portato poi a cospicui cambiamenti nella sua già complicata vita.
Eppure, quando quest’anno, nel primo collegio di settembre, il prof. Referente le si è avvicinato dicendo: “Quest’anno tocca di nuovo alla nostra scuola, per il viaggio, tu li accompagneresti?”, non aveva avuto un dubbio. Perché sapeva di volere, e fortemente, offrire la possibilità di far vivere tutto questo ai Merry Men.
Mese dopo mese, dunque, il progetto Mauthausen si è srotolato, quieto, insieme a tutto il resto: le lezioni del professore Storico, i laboratori sui documenti, la comunicazione dei posti disponibili (sette), la scelta delle persone da deportare, e, infine, la partenza. Che sarà oggi, tra una manciata di ore.
La ‘povna affronta questo terzo viaggio, così atteso, con sentimenti misti. Da un lato è ben contenta di condividere il molto che sarà insieme agli occhi, così diversi, eppure preziosi, di Soldino e di Piccolo Giovanni (Weber non c’è, ha dovuto ritirarsi per colpa del crociato maledetto). Dall’altro, in omaggio al teorema di Milton, è molto spaventata all’idea di abbandonare per sei lunghi giorni lo sguardo sulla classe, perché sa che i suoi smarginati, in questo momento, hanno bisogno di essere ipnotizzati tutti i giorni, dal suo caparbio amore. E’ vero che ha preso (ovvio) le sue contromisure, affidando alla Pesciolina un vademecum di capitano in campo, e fidando negli sguardi, altrettanto attenti, di Esagono e dell’Ingegnera Tosta. E’ vero che si è raccomandata con loro, direttamente, ieri, dopo la manifestazione: “Orlando, Panda, Mr. Mao, Cirillo Skizzo – guai a voi se vi smarginate durante il viaggio ai campi. Andate a chiedere aiuto al prof. SignorePietà e a Calvin, che ve lo hanno offerto, piuttosto”. Eppure sa che, a partire dal momento in cui salirà sul pullman, una parte della sua testa sarà, costantemente, indietro insieme a loro.
Non aiuta il fatto che, sia messo agli atti, gli organizzatori (dell’associazione ex-deportati) sono quanto di più simile a dei nazi-nazisti tra quanto sperimentato, in molti anni, dalla ‘povna (d’altra parte, a un’educazione fascista, una militanza nel partito comunista e alla vecchiaia non è detto che si sopravviva indenni). La loro organizzazione burocratica è puntigliosa quanto vuota, elevata a totem, fine a se stessa. E questa mancanza ottusa di flessibilità in un viaggio che si fa in tre autobus pienissimi, e per molte centinaia di chilometri, pesa la sua bella parte. Non aiuta il pregiudizio che la sua scuola si porta sempre addosso, in ogni circostanza (come ogni scuola di frontiera che si rispetti), ragione per la quale loro partono sempre svantaggiati, a meno undici, con una presunzione di disastri che ha la capacità di irritare lei per prima e anche gli alunni (i quali, viceversa, negli ultimi due anni di partecipazione al viaggio, si sono sempre segnalati per serietà e motivazione). Non aiuta nemmeno, simmetricamente, che lei sia viceversa molto stimata dalle autorità del comune che accompagnano e organizzano, perché questo, mediamente, le vale sguardi di fuoco e battutine acide dai colleghi delle altre scuole, quelle “giuste”. Non aiuta, paradossalmente, nemmeno che lei sappia il tedesco. Perché né ai nazi-nazisti, né agli altri colleghi piace dover essere grati a chi gradirebbero umiliare.
Ciò nonostante, la ‘povna parte, oggi, e sa che sarà bello. Perché poi, alla fine, in un viaggio come questo, quello che contano sono gli occhi degli alunni. E lei, che ha già conosciuto il loro gruppo, sa che si troverà molto bene, insieme a loro. Aiuta anche, in tutto questo, un tocco malizioso che lo sceneggiatore ha voluto fornirle, per alimentare da subito il suo immaginario ironico. Oltre a una pletora di ragazzini delle medie, due per classe, insieme alla loro è prevista una seconda scuola superiore, partecipante al viaggio. Si tratta del dirimpettaio liceo Socio-psico-pedagogico.
“Li conoscerai oggi alla riunione”, le aveva scritto la settimana scorsa il prof. Referente.
E infatti, mercoledì, all’Archivio di Stato, c’erano state le presentazioni tra ragazzi. I suoi arrivano alla spicciolata, un po’ stropicciati ma in ordine, puntualissimi. Nel mezzo arriva anche Mortifex, l’accompagnatrice dell’altra classe (l’insegnante più noiosa dell’universo). E poi il suo gruppo: sfilano, impeccabili, piastrate, bellissime, una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette ragazze.
“Sì, da noi sono tutte femmine” – commenta Mortifex intercettando uno sguardo della ‘povna.
Lei, dal canto suo, non si lascia sfuggire l’occasione:
“Fantastico, e noi siamo sette, e tutti maschi”. Pausa. “Mal che vada, se non altro, li sposiamo!”.
Lo sguardo di disapprovazione di Mortifex e dei Nazi-nazisti le fornisce, preventiva, una ricompensa meritata.


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