Settecentosettantre - la raccolta poetica di Roberto Cascione

Creato il 24 giugno 2012 da Frank_romantico @Combinazione_C


Roberto Cascione è un poeta nel vero senso del termine. Uno che ragiona per immagini ma, soprattutto, attraverso le immagini e che parte dal quotidiano mentre attraverso l’ars poetica tenta di giungere all’assoluto, non sempre riuscendoci. Le parole, come istamina, permettono al suo cuore di battere e di vivere, che attraverso queste trasforma il proprio mondo interiore in un alternativa alla squallida realtà quotidiana che vive giorno per giorno.Roberto ha autoprodotto e pubblicato - per il p.o.d. ilmiolibro.it- la sua seconda raccolta poetica, Settecentosettantre. Una serie di poesie libere dagli schemi, una sorta di labirinto poetico, un dedalo di rimandi alla costa adriatica, alla realtà metropolitana e a quell’amore mai pienamente conosciuto ma sicuramente vissuto, in maniera fisica e simbiotica. C’è il sacro vissuto attraverso gli occhi di un ragazzo come tanti, e il profano attraverso la pelle bagnata di lacrime e salsedine.
Miraccoglie illevante/ e conlui pezzi dicreazione/ e nuvolecome missilinel cielo dilatta./ Consolami perchéil silenziodisintegra,/ sparisci orisorgi/ liberami dalmale facendomidel male/ celestecome la pietàpiù misera evigliacca.
Poesie come fossero una preghiera atea, un monologo interiore recitato con la testa fuori dalla finestra. Di fronte a lui un mondo intero, da vivere e subire, che lo schiaccia ma lo eleva in un andirivieni di citazioni e autocitazioni.E poi tutta una cornice di alcol, nicotina e sesso, le strade infinite percorse e riferimenti continui al proprio vissuto personale. Un diario di bordo che universalizza l’individuo/poeta nel tentativo di identificare una generazione priva di identità, che cerca un senso alla propria esistenza nel mondo che la circonda, quasi in un’indagine scientifica.
Questasera invece/ misporco del saledei traghetti/ che puzzano di vento etonsille infiammate./ Stasera miaddormento sulferro/ vedendo leluci delporto./ Riflettono comei guard-railspolpati/ come icieli sudici dialba/ catarifrangenti suisentieri dellasconfitta/ che poiè il viaggio,/ la meta/ la rotta,/ il tuo letto.
Forse c'è in questo un vero limite a Settecentosettantre: quella di Roberto è una poesia che ha in se tutti i difetti della generazione che racconta, imprigionata in un immagine da cartolina proto-pulp, che a causa della propria indeterminatezza cerca di definirsi attraverso pose e stereotipi che la ricomprono di una patina superficiale.A salvare questo poeta dalla "selva oscura" in cui molti altri contemporanei si sono persi è però una psichedelia romantica macchiata di catrame e giorni rubati all’età adulta; un sognare infantile e malinconico, quasi lui fosse un poeta dell’età aurea trapiantato ai giorni nostri, che si diverte a giocare con un mondo che è andato avanti, curioso e affamato. Quel che resta è farsi travolgere e poi raccontare, come un diario di bordo in cui si fonde l’esperienza personale al desiderio superomistico del poeta moderno, il desiderio all’accettazione, quella lei che sempre ricorre e che ha diversi volti e diversi nomi ma sempre lo stesso sguardo.
Quandocrolla ilcotone del tuoalito/ le tuelabbra hannosapore disonno/ e tu inalbe dilampioni sustrade dicemento, comeperiferie industriali.
Come detto un po' più su, trovate Settecentosettantatre di Roberto su ilmiolibro.kataweb.it