Settimana "Casalinghitudini di una volta" - Domenica = RIPOSO

Creato il 09 giugno 2013 da Odio_via_col_vento

Sidney Harold Mateyard, I am half sick of Shadows

Mia mamma non si riposava mai, non stava mai con le mani in mano. Raramente, molto raramente l'ho vista seduta in poltrona. La poltrona era un elemento indispensabile della vita di mio padre, invece, come la Settimana Enigmistica e la Gazzetta dello Sport (poi sostituita col Corriere dello Sport perché la Gazzetta era troppo pro-Juve e lui, da tifosi sismo della Fiorentina, dei Gobbi non ne voleva sentir parlare).

Anche il giornale la mamma lo leggeva in piedi, magari sorseggiando il caffè, così da togliersi nello stesso tempo due pesi di inedia in un sol colpo.

Sosteneva che per lei il lavoro era riposo e appena aveva concluso il suo lavoro esterno (era una insegnante) e quello casalingo (frenetico e incessante), la trovavo a cucire, rammendare, ricamare, rimettere a posto per l'ennesima volta gli armadi, pianificare un ulteriore sconvolgimento dell'arredo di casa, girando e rigirando gli stessi mobili, magari, ma cercando di rinnovare, comunque, migliorare, abbellire.

Le sue domeniche quindi trascorrevano così, cucendo, di solito.

Oppure in quelle interminabili girate dei pomeriggi di bel tempo, che, estate o inverno che fosse, si ritenevano indispensabili alla salute e alla crescita dei figli. Mete cittadine, quindi: Piazzale Michelangelo (che aveva una parvenza anche di gita in campagna, immerso com'era e com'è nel verde), la cui attrazione principale era rappresentata, per me, dal cannocchiale a moneta dal quale potevi scrutare la città li sotto; o il centro, le sue vetrine, i portici, un caffè e un gelato forse, di quelli di una volta, dai sapori inimmaginabili oggi. Un centro che nei miei ricordi appare quasi vuoto, immune ancora da quele orde i turisti che oggi lo hanno sfigurato e rubato a noi fiorentini.

Oppure le gite in campagna: tormento ed estasi. L'invito continuo a raccogliere fiori (che idea da piccole Cappuccetto Rosso!), a correre, a respirare a pieni polmoni. 

Io sarei stata volentieri a casa, invece: a leggere o a sognare.

Un po' come riesco a fare solo oggi, dopo che, a mia volta, con un senso latente di rivalsa generazionale, ho costretto per anni i miei figli agli stessi percorsi di "festa=non riposo" e dopo che, finalmente, loro si sono affrancati, liberando anche me dal giogo.


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