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Settimana NBA: ritorno col botto per James e Leonard, Pacers e Kings salutano ogni speranza

Creato il 21 gennaio 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Best of the East

 

Best Team: Atlanta Hawks

Il periodo magico degli Hawks sembra non essere ancora finito. Sono arrivate altre quattro vittorie, contro Sixers, Raptors, Bulls e Pistons, guidati da un Al Horford in forma strepitosa, autore di una settimana da incorniciare (19.7 punti, 7.5 rimbalzi e 6.5 assist) e con un plus/minus che, considerando anche la precedente vittoria contro i Wizards, dice +108 in 156 minuti giocati contro (quasi) tutte le altre compagini di vertice della Eastern Conference. Le medie pazzesche al tiro di Kyle Korver, con il 51.5% dal campo, uno spaziale 53.6% da oltre l’arco e il 92.2% in lunetta, la prima difesa dell’intera NBA, con appena 96.3 punti di media subiti (e 103.1 segnati a partita), un Jeff Teague sempre più leader di squadra (17.2 punti e 7.3 assist), un brillante Paul Millsap (16.9 punti e 7.9 rimbalzi). Insomma, i motivi per sorridere ad Atlanta di certo non mancano. Il record è nettamente il migliore ad Est (34-8), le vittorie consecutive sono diventate tredici e i Falchi volano, oggi, più alti che mai.

Best Player: LeBron James

LeBron James, Cleveland Cavaliers - Immagini fornite da Panini SPA

LeBron James, Cleveland Cavaliers – Immagini fornite da Panini SPA

Tre vittorie consecutive per i Cavs, con Lakers, Clippers e Bulls usciti senza scampo dalla grinfie della franchigia dell’Ohio. Record di nuovo accettabile (22-20), quinto posto nella Eastern Conference, con vista su Chicago. Che sia tornato in campo LeBron James? Esattamente. Il Prescelto mette insieme 31.3 punti di media, con 35/70 al tiro, anche se continua a far fatica da oltre l’arco (7/21), 7 rimbalzi e 5.3 assist, +39 di plus/minus e il gioco è fatto. Le sue medie stagionali non ingannano (26 punti, 5.5 rimbalzi e 7.3 assist), il Prescelto sta giocando ancora a livelli stratosferici, pur con i primi problemi fisici che ne hanno frammezzato la stagione più che in passato. Questi Cavs senza James sono una squadra di medio livello, con Kyrie Irving che non riesce a essere incisivo e decisivo al livello del suo talento e Kevin Love apparso più un flop che un giocatore in grado di cambiare le sorti di Cleveland. La strada verso la vetta ad Est è lunga, ma non particolarmente tortuosa. Con il miglior giocatore del pianeta, poi, nulla è impossibile.

 

Best of the West

 

Best Team: Golden State Warriors

I Warriors sono cresciuti esponenzialmente, a livello di talento, di gioco, di vittorie, statistico, ma soprattutto a livello di consapevolezza e di maturità. Le sconfitte, come quella arrivata contro i Thunder, non abbattono, ma sono un punto di partenza per nuovi, incredibili successi. Arrivati in fila contro Rockets e Nuggets, demoliti senza pietà sotto i piedi di Golden State: +25 a Houston, con 131 punti segnati, +43 su Denver, con 122 punti dal proprio lato del tabellone e appena 79 da quell’altro. Difficile commentare la meravigliosa stagione di uno dei migliori giocatori in NBA, Steph Curry (23.2 punti, 4.8 rimbalzi e 8 assist di media), che tiene un PIE pauroso di 18.3 in quasi 33 minuti a partita. Non soltanto lui, però, perché 110.3 punti, 44.8 rimbalzi e 27.1 assist a partita non si producono con un solo giocatore, per quanto straordinario. Klay Thompson (21.7 punti a partita), ma soprattutto le sorprese Marreese Speights (12.6 punti e 5.1 rimbalzi) e Draymond Green (11.5 punti e 7.9 rimbalzi). Tutto perfetto, per ora.

Best Player: Kawhi Leonard

Dalla partita contro i Blazers del 15 dicembre a quella, contro gli stessi avversari, di un mese dopo, per gli Spurs sono passati una quindicina di match, terminati con più sconfitte che vittorie. Non è un caso che, dopo la vittoria sugli Hornets di mercoledì scorso, ne siano arrivate altre tre in fila contro Portland, Utah e Denver. Kawhi Leonard, che quella quindicina di match l’ha saltata interamente, è ormai un perno insostituibile per i texani e sta vivendo, finalmente, una regular season da protagonista: 15.4 punti, 7.8 rimbalzi, 2.5 assist, 2 rubate e quasi 1 stoppata a partita, con un plus/minus medio di +7.2. Un giocatore straordinario su entrambi i lati del campo, che si è dato da fare per un rientro alla grande. Tra Blazers, Jazz e Nuggets ha messo insieme 16.3 punti, non tirando alla grandissima, ma aggiungendo ben 9.3 rimbalzi, 3 assist e 2.3 rubate, con sole 3 palle perse complessive ed un plus/minus di +36 negli ultimi 92 minuti sul parquet. Il prossimo mese degli Spurs, sarà, certamente, migliore.

 

Best of the Rest

 

BUZZIN’ FOR THE PLAYOFFS: solo la sconfitta contro gli Spurs ha fermato la corsa degli Hornets. Dopo le cinque vittorie consecutive e lo stop contro San Antonio, sono arrivati però altri due successi, uno in overtime contro i Pacers e uno nettissimo contro i Timberwolves (+25). Ora che il record sta tornando stabile (17-25), i Nets sono soltanto un passo più in alto (17-24). E con loro quello che, solo qualche settimana fa, sembrava un obiettivo fuori portata: i playoff!

DI NUOVO A GALLA: grazie alla straordinaria vittoria sui Warriors e a quelle su Magic e Heat, i Thunder sono arrivati, per la prima volta in questa regular season, oltre il 50% di vittorie (21-20). Decisivi, ovviamente, i ritorni di Kevin Durant e Russell Westbrook, che dovranno aiutare a migliorare ancora il record contro le avversarie di Western Conference (11-15) ed in trasferta (9-13). Se ciò accadrà, un miracolo posto nei playoff potrebbe diventare realtà.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Indiana Pacers

Il 2015 certo non sarà al livello dell’anno passato, o almeno della sua prima parte, culminata con la finale di Conference contro gli Heat. Una striscia negativa di cinque sconfitte consecutive non è il modo migliore di cominciarlo. Soprattutto se si considera che quattro di queste sono arrivate con squadre ben al di sotto del 50% di record e due di esse sono tra le peggiori compagini della Lega in questa stagione: nell’ordine, Sixers, T-Wolves, Pistons e Hornets, contro cui hanno segnato la miseria di 71 punti dopo un supplementare. Accettabile la debacle contro i Rockets, molto meno il record raccolto finora (15-28), che li allontana dalla corsa, non impossibile, per la post-season ad Est. Nonostante i Pacers abbiamo ben nove giocatori oltre i 10 punti di media, segnano appena 95 punti a partita sulla miseria di 20.5 assist. Il rientro di George Hill (14.2 punti) ha alzato il livello, mentre David West e, soprattutto, Roy Hibbert stanno vivendo una stagione tragica. Senza Paul George, l’incubo non finirà così in fretta.

Worst Player: Kirk Hinrich

Si salva Joakim Noah, assente in settimana per un problema alla caviglia, ma non Kirk Hinrich. Se i Bulls, con un roster di altissimo livello, con un Derrick Rose che sta cercando disperatamente di tornare lo splendido giocatore di una volta, con un Pau Gasol che vive una seconda giovinezza con la maglia di Chicago, con un Jimmy Butler in forma strepitosa, faticano a trovare la giusta continuità qualche motivo ci dovrà pur essere. Hinrich gioca quasi 28 minuti a partita, segnando appena 7.2 punti, con il 38.2% dal campo ed il 36% da oltre l’arco, cui aggiunge 1.9 rimbalzi, 2.8 assist e 1.5 perse di media. I Tori stanno vivendo molti grattacapi tra le mura amiche, con un record mediocre (12-10) e molte sconfitte arrivate in maniera evitabile. A non funzionare, stranamente, è la difesa, vera arma vincente del team di Tim Thibodeau, che subisce ben 104.9 punti ogni 100 possessi allo United Center, e Hinrich ne è un tassello fondamentale. Evidentemente qualcosa non funziona a dovere.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Sacramento Kings

God (won’t) save the Kings. Sacramento dice, con tutta probabilità, addio alla corsa ai playoff anche per quest’anno con quattro sconfitte consecutive, decisive per far crollare il record (16-25), a ben otto gare di distanza dai Suns, al momento ultimi qualificati alla post-season. Mavericks, Heat, Clippers e Trail-Blazers non sono avversari morbidi, ma l’assenza di successi ad Ovest non è concessa a chi sogna in grande. Sacramento produce tanto (101.7 punti a partita), ma subisce davvero troppo, ben 103.7 punti di media, 25° nel computo complessivo in NBA. Se a rimbalzo, grazie ad un eccellente DeMarcus Cousins (23.9 punti e 12.6 rimbalzi), tutto sembra funzionare a dovere (45.1 a partita), non altrettanto si può dire della peggior compagine della Lega in termini di assistenze (19.6), con il solo Darren Collison oltre le 5 di media a partita. La stagione, iniziata con i migliori auspici, è andata via via trasformandosi in un incubo. E la scelta di Michael Malone continua a far discutere.

Worst Player: Wilson Chandler

tre sconfitte in fila l’hanno reso nuovamente inagibile per combattere per i playoff. Se la rivincita dei Mavericks era pronosticabile, le sconfitte contro T-Wolves e il quarantello abbondante subito dai Warriors sono, invece, inaccettabili. Simbolo della stagione della franchigia di Mile High City è Wilson Chandler: mai oltre il 50% al tiro dall’esordio del nuovo anno il 1 gennaio, alterna prestazioni fantastiche, come i 15 punti, 10 rimbalzi e 6 assist nella vittoria contro Dallas, ad incubi inaspettati, quali 10 punti con 4/12 al tiro, 6 rimbalzi, 1 assist e 3 palle perse nella sconfitta successiva sempre contro i texani. In tutto in stagione segna 13.9 punti con il 41.4% dal campo e il 34.5% da oltre l’arco, raccoglie 5.9 rimbalzi e ha un PIE ben sotto la sufficienza (7.9) in quasi 32 minuti di gioco. Come non sentire la mancanza di Danilo Gallinari..

 

Worst of the Rest

 

WORST GAME EVER: 80-71 è un punteggio che in NBA si vede poco spesso e quasi sempre accompagna partite di dubbio interesse. Ma se 80-71 diventa il punteggio a seguito di un overtime, la situazione si fa tragica. I 71 punti dei Pacers sono il minimo di sempre dopo un supplementare nella shot-clock era, i 151 totali, ovviamente, non possono che esserlo altrettanto. Complimenti anche agli Hornets, compari di Indiana in questo disastro. E se qualcuno è rimasto sveglio per vederla, condoglianze.

INCUBO LAKERS: Blazers, Heat, Cavs, Jazz e Suns sono soltanto le ultime cinque consecutive di una fila di trenta sconfitte stagionali. In appena 42 match disputati. I Lakers non vivono certo la regular season più emozionante della loro storia e il roster non sta aiutando: Kobe Bryant e Nick Young insieme scrivono 37.2 punti a partita, ma con il 37.3% al tiro e il 34.2% da oltre l’arco, Carlos Boozer e Jeremy Lin sono stati due acquisti pressoché inutili ed il resto è anche peggio. Disastro.

*Immagini fornite da Panini SPA

 

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