Magazine Diario personale

Sex and the jungle: la riproduzione bestiale

Da Romina @CodicediHodgkin

Accadde tutto oltre 4milioni di anni fa (giorno più, giorno meno). Arrivò il momento in cui l’evoluzione fece degli ominidi delle creature atte alla locomozione bipede. I vantaggi furono enormi: le mani, che non era più necessario usare per muoversi a quattro zampe, potevano ora essere usate per fare altro durante gli spostamenti. Non solo: la nuova disposizione delle vertebre e degli organi fonatori ha reso possibile il linguaggio così come lo abbiamo sviluppato. Uniche pecche del sistema: l’umanità venne afflitta dalla cervicale, dalla possibilità di ballare il Gangman Style e, peggio ancora, a causa del restringimento del bacino, dai dolori del parto. Già, il parto e la maternità. Nove mesi da matrioska e poi un processo che può essere assimilato al voler far uscire una noce da un tubetto di dentifricio. Talmente strano, come sistema, che verrebbe da pensare che Madre Natura, in realtà, sia un uomo. Anche perché, vi sorprenderà saperlo, ma in natura il rapporto di vagine e peni procapite non è necessariamente 1:1, tutt’altro.

Ma come funziona tra i nostri compagni di pianeta animali? Ebbene, vi sembrerà strano ma tutto sommato noi siamo tra le specie più fortunate e “semplici” per quanto attiene alla vita sessuale e riproduttiva. Di certo, tra una donna e una femmina di canguro c’è una bella differenza, e non sto parlando solo del marsupio. Quello è il minimo. Mi riferisco ai due uteri e alle tre vagine del simpatico marsupiale. Le due vagine laterali servono a convogliare lo sperma verso i due uteri, mentre la terza vagina serve ad espellere il piccolo. Verrebbe da pensare che Mr. Canguro possa trovarsi un po’in ambasce, visto che ha ben due vagine (la terza non la contiamo, ‘che serve ad altro) tra cui scegliere. E invece no. Nessun imbarazzo della scelta dal momento che ha il pene biforcuto e quindi il problema non si pone. Questa, tuttavia, non è l’unica stranezza della fauna australiana. Paese ben strano, l’Australia. Non fanno entrare nemmeno un pacchetto di chewing-gum che non sia stato dichiarato alla dogana perché potrebbe distruggere il loro ecosistema, ma hanno una gran confusione (e abbondanza) di organi sessuali. Il canguro, infatti, non è il solo ad avere un apparato riproduttivo quantomeno elaborato. Almeno, lui, il pene si limita ad averlo biforcuto. L’echidna, una sorta di istrice, fa di meglio. Non solo il pene dell’echidna è lungo ¼ del suo corpo, non solo è biforcuto, ma ogni emipene ha, a sua volta, due punte. Curioso, visto che la femmina ha “solo” due vagine. Perché? Il punto è che la competizione, tra gli echidna maschi, è feroce e, così si dice, “spermatica”. La lotta per la femmina non avviene tramite lo scontro fisico come può accadere, ad esempio, tra i cervi, o tramite lo sfoggio di determinate caratteristiche fisiche, come fa il pavone con la sua coda, per intenderci. La competizione spermatica si basa su chi ha gli spermatozoi più efficienti. Una femmina può accoppiarsi anche con dieci maschi di seguito, che aspettano educatamente in fila il loro turno, in rigoroso ordine gerarchico. Urgono spermatozoi che siano numerosi e che vadano dritti alla meta. Ciascuno dei due peni biforcuti, dunque, viene utilizzato a turno, nell’arco della copula, così che ciascuna delle due vagine accolga lo sperma di uno stesso maschio per due volte. A questo punto, la lotta per gli ovuli è tutta affidata agli spermatozoi, che nuotano in formazione per essere più veloci. Pensate il traffico che trova la batteria di spermatozoi dell’ultimo echidna della fila. Manco alla maratona di New York. Dell’apparato riproduttivo dell’ornitorinco si sa poco. Quel che è certo, è che il pene dovrebbe avere due sole punte. Nessuno ha capito il perché di tanto dispiego di armamenti visto che, nella femmina, funziona solo una delle due ovaie, ma stiamo pur sempre parlando di un mammifero che fa le uova, quindi che fosse uno scherzo della natura è risaputo. Non si può non concludere questo excursus sui marsupiali se non parlando del povero mantechino marrone. Il poveretto (simile ad un topo), infatti, non solo è il meno famoso tra gli animali sin qui citati, ma è anche quello con il destino più infausto. La competizione per le femmine è feroce e spietata e la copula dura la bellezza di 12 ore (non so se si tratta di 12 ore effettive o di 12 ore così come le intende Sting). Al termine dell’impresa, la bestiola ha subìto uno scompenso ormonale tale da procurargli un’immunodepressione che lo porta alla morte. Deve essere per questo che i pesci, onde evitarsi la fatica di conquistare una femmina, fecondano uova già deposte…

Non tutti i pesci, però, sono così pigri. I guppy (presenti in gran numero in tutti gli acquari di acqua dolce), hanno sviluppato un pene vero e proprio, chiamato gonopodio. Questo gonopodio è lungo la bellezza della metà del corpo di un guppy e si direbbe che viva quasi una vita propria visto che “punta” letteralmente qualsiasi femmina capiti nei paraggi, la agganci e la fecondi. Va detto che, per quanto superdotato, al guppy basta veramente un attimo per adempiere ai suoi doveri coniugali. A proposito di superdotati, parliamo degli opossum, tanto per tornare un momento ai marsupiali che ci danno così tante soddisfazioni. Uno dice “opossum” e subito pensa alla loro capacità di fingersi morti in caso di pericolo. C’è dell’altro. L’opossum può vantare uno dei peni più lunghi in natura, tant’è che deve tenerlo piegato su se stesso in una sorta di fodero. Chi, però, li batte veramente tutti è un’anatra chiamata gobbo rugginoso argentino. Il suo pene (e si noti che tra i volatili i falli veri e propri sono rari) è lungo come il suo corpo. Addirittura, è stato trovato un esemplare il cui organo riproduttore era più lungo del corpo. Pare, tra l’altro, che non sempre il gobbo rugginoso chieda il permesso alla femmina per accoppiarsi. Onde mantenere un certo controllo sulla paternità, la femmina di quest’anatra ha sviluppato un complesso “labirinto” all’interno del suo corpo, quindi non è detto che per il maschio la riproduzione sia garantita. D’altra parte, un potenziale rifiuto da parte della femmina è anche la ragione delle dimensioni notevoli degli attributi degli erbivori: data la posizione prevista per l’accoppiamento è facile, per una femmina poco convinta, piazzare al maschio un calcio ben assestato e potenzialmente pericoloso.

Che pasticcio, non trovate? Per fortuna, esistono animali che son fulgido e tenero esempio dell’amore monogamo e incondizionato, come i cigni e i pinguini. Ecco, mi duole sfatare questo mito ma proprio monogami non sono né i cigni, né i pinguini. Anzi, sui pinguini di Adelia è stato recentemente pubblicato un autentico dossier risalente ai primi del ‘900 che all’epoca nessuno osò pubblicare per via della quantità di comportamenti che all’epoca vennero considerati “immorali” che questi pinguini adottano. Essendo gli esemplari di questa specie dediti non solo a scappatelle frequenti ma anche a coercizione sessuale, necrofilia e sodomia, all’epoca si preferì non divulgare queste scoperte.

Decisamente, l’accoppiamento può essere un momento piuttosto complicato e per tutti gli altri animali non ha l’aspetto ludico che lo rende interessante a noi primati superiori. Chiedetelo alla vostra gatta. Vi siete mai chiesto perché le gatte aggrediscono il maschio dopo l’accoppiamento? Nella femmina l’ovulazione si ottiene attraverso un trauma, quindi il pene del gatto è spinoso in modo da procurarle il dolore necessario a renderla fertile. Ovvio che non faccia i salti di gioia dopo la copula. Se la passa comunque meglio della femmina dello squalo grigio, sia chiaro. La riproduzione degli squali è rimasta un mistero per molto tempo ma di recente si è scoperto che gli squali grigi si recano tutti nello stesso posto, in una sorta di canyon sottomarino, per accoppiarsi. Una volta lì, acchiappano con decisione una femmina e ci si accoppiano, tenendola ben ferma con i denti, tutti i denti. Problema: come ho detto, la tengono ben ferma, e anche loro stanno fermi. E’ noto che uno squalo non in movimento non si ossigena. Come accoppiarsi, quindi, senza lasciarci la buccia? Semplice, basta scegliere il luogo giusto in cui farlo! Ricordate che ho detto che si recano tutti nello stesso posto? Non lo scelgono perché è alla moda e si rimorchia più facilmente. Lo scelgono per via della forte corrente. Il maschio tiene ferma la femmina con i denti e la gira in modo che la corrente entri nelle branchie di entrambi, in modo che possano continuare a ricevere ossigeno, sebbene poco. Al termine dell’accoppiamento, i due sono stremati a causa della mancanza di ossigenazione. Nemmeno a dirlo, anche gli squali hanno due emipeni solo che, a differenza dei mammiferi, non li usano contemporaneamente. In realtà, parlare di pene nel caso degli squali è corretto solo fino ad un certo punto: si tratta, di fatto, di una forma modificata delle pinne anali.

Difficile aspettarsi che una cosa naturale come la riproduzione possa prendere pieghe così complicate e bizzarre, vero? E anche su gravidanza e parto ci sarebbe un bel da dire. Le femmine delle varie specie non son mica tutte furbe come quelle dei cavallucci marini, che passano i piccoli al maschio, il quale li custodisce in una sorta di marsupio finché non son pronti per uscire. In natura ci sono molti modi per prepararsi all’arrivo e alla nascita dei piccoli. Prendiamo la rana pipa pipa, ad esempio. Custodisce i propri girini all’interno di vesciche che ha sulla schiena e che, al momento opportuno, esplodono, liberando i piccoli. Il concetto di “momento opportuno”, poi, è variabile. Chiedetelo alla vipera. La vipera dà alla luce piccoli già formati e trattandosi di un animale a sangue freddo, ha la capacità di ritardare la nascita se il clima è troppo rigido, in modo di garantire la sopravvivenza alla prole.

Che dire…la Natura è ben strana. Alla fine, se ci pensate, c’è un motivo per tutto. Anche, e soprattutto, per il fatto che non esistono ginecologhe per le cangure…pensate che fatica, ogni volta, poveracce!

P.S.: nel caso foste lì a chiedervelo, l’uomo può vantare il più lungo tra i peni dei primati. Molto meglio di quel bestione del gorilla, che viene battuto anche dagli scimpanzé. Il motivo? Gli altri primati vivono in società molto più promiscue della nostra. Per loro, l’accoppiamento e (soprattutto) la possibilità di riproduzione non sono solo più alte, ma si possono ottenere con altri sistemi che non siano lo sfoggio di particolari caratteristiche fisiche. Non solo, il diritto all’accoppiamento si può guadagnare in moltissimi modi, per loro. L’uomo, che per sua natura sarebbe monogamo, per garantirsi la discendenza doveva avere qualcosa da sfoggiare. Considerando che, nel corso di migliaia di anni, non solo è cambiata la nostra società ma abbiamo anche preso il vizio di sfoggiare l’impossibile per rimorchiare, c’è da chiedersi che ripercussioni ha avuto questo sugli attributi umani…

 


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