Svolgimento:
Con la carta ha pagato una giornata di trattamento di bellezza completo: di giovedì, giorno di ferie, tanto l’ingegnere non c’è. E i suoi capelli diventano biondo platino. Lunghi e lisci. Nemmeno il suo micio la saprebbe riconoscere. Un salto a ritirare gli abiti già ordinati e pagati: Gucci, Versace e Chanel. Scarpe Manolo e Jimmy Choo. Neanche li prova: ha una taglia standard e una fretta terribile. Aggressiva ed elegante, con bagaglio Dior e tacco 12 mai osato prima, dietro un paio di occhiali neri sale sul Frecciarossa Milano – Torino. Il giovane controllore strabuzza gli occhi. E ti credo. Manda perfino un sms a un amico, Federica se ne accorge, mica è scema. Quando scende dal treno sono in due o tre a guardarla, ma lei allunga la falcata. Le pare perfino che uno l’abbia fotografata con l’iPhone. Andate tutti a quel paese. Federica è furba. Dissimula e al tassista che fa il cretino risponde in inglese. Fottiti, scemo. Pagamento della corsa, purtroppo, in contanti. Alla reception smozzica qualche sillaba con l’accento americano che ha imparato ascoltando le conference calls dell’ingegnere, enigmatica e un po’ seccata. A fare gli onori di casa c’è il direttore. “Per la signorina, solo il meglio”, dice mellifluo, e timidamente la interroga sui suoi interessi di visita in città, mentre Federica invece si interroga sul potere infinito della carta di credito. Due inservienti intanto corrono a prenderle il bagaglio. Di nuovo, nel corridoio, una ragazzina le scatta una foto. Federica si ripara con una mano e procede verso la sua camera. A porta chiusa, non può fare a meno di lanciare un gridolino: è una suite piena di rose bianche, frutta e candele! Un po’ stranita, passa da una stanza all’altra, controlla il campionario dei prodotti di bellezza esposti in bagno (tutto Hermes), poi si getta sul letto e comincia ad avere paura. Sa di avere fatto la più grande stronzata della sua vita, che la licenzieranno, la denunceranno e le faranno pagare le spese. In cambio di due giorni al Salone del libro, sta buttando via la vita. Per non pensarci, disfa i bagagli. Sarà il caso di mettersi scarpe comode? Ci sarà da camminare un bel po’: è previdente ed ha studiato la mappa del Lingotto, senza capirci niente. Sa che ci sono delle grandi lettere appese in aria. Le basterà camminare con il naso all’insù, si consola. Comunque non sa dove andare. E neanche perché si trovi lì. Tanto vale. Decide per un ingresso in grande stile: stivaloni, trench nero di pelle, capelli tirati all’indietro con il gel ed enormi occhiali neri. Non sia mai che incontri pure l’ingegnere! Trucca la bocca di rosso rosso rosso e infila la porta che pare una centometrista. Il direttore, proprio gentile, l’accompagna alla porta girevole. “C’è la sua auto”, le dice. Federica neanche si chiede a cosa serva un’auto per fare trecento metri, e, nell’abitacolo, due bestioni con i walkie talkie e l’auricolare. E poi tutta quella gente che la guarda, neanche venisse dalla luna. Per un attimo suda freddo, magari sono venuti a prenderla per portarla in prigione. Invece l’auto la lascia con dolcezza davanti a una porta secondaria. La calca è moltissima. Ce n’è di gente che legge: è il pensiero di Federica, commossa. E tutti sono così gentili, anche quel signore dai capelli bianchi, alto e un po’ magro, che le viene incontro, e si presenta “Sono Ernesto Ferrero, benvenuta, che bella sorpresa ci ha fatto, così all’improvviso” le dice compìto. Federica risponde stringendogli la mano in modo un po’ floscio e accennando un sorriso, poi lo saluta in inglese, e lui pare tutto contento. Uffa, chissà quando potrò visitare gli stand, pensa Federica un po’ seccata, ma l’anziano signore non la molla, la prende per un gomito e non la fa fermare “per di qua, per di qua, giusto un attimo da Mondadori". E lì c’è un ragazzo dal viso ombroso che si presenta un po’ schifato “Niccolò” le dice torvo, guardandole il tacco dello stivale. “A famous italian novelist” biascica il signor Ferrero “ci teneva a conoscerla, sa?” Federica non fa in tempo a svenire davanti al suo scrittore preferito e identifica all’improvviso tutto quell’avvenimento come una cosa enorme. Ma ormai è tardi. Ormai i bestioni aprono la folla e la ficcano a forza in una grande sala gialla e centinaia di telefonini scattano e dietro le lenti scure i suoi occhi possono distintamente leggere uno striscione, improvvisato dai fan:
“WELCOME, LADY GAGA”.