Sfida nell'alta sierra

Creato il 17 ottobre 2013 da Jeanjacques

Credo che se una persona è realmente appassionata di una certa forma d'arte, debba rivolgersi ad essa in tutto e per tutto. Mi è capitato infatti non poche volte di conoscere gente che suona uno strumento e che ha anche più di un gruppo, ma che si limita a suonare o ad ascoltare solo un genere musicale, oppure escludendo totalmente altri generi. Dal canto mio mi sono sempre ritenuto onnivoro di tutto e, soprattutto in quelle che sono le mie principali passioni (cinema, letteratura e fumetti) ho sguazzato in quanti più generi possibile. Posso però capire che ci sia quello che attira meno, ma non per questo va escluso a priori. Con me succede lo stesso coi western: è un genere cinematografico che proprio sopporto poco, ma mi sforzo di vedere pure quello per completezza. E a sorpresa vi ho trovato anche più di un capolavoro! Ed a farmi apprezzare maggiormente il genere è stato proprio il regista Sam Peckinpah, anche se non con questo film...
Il veterano sceriffo Steve Judd ottiene dal vecchio amico Gil Westrum l'incarico di andare in un villaggio di minatori per prendere l'oro e riportarlo alla banca. Il piano di Gil in realtà è quello di derubare, insieme al giovane complice Heck, l'oro recuperato. Ma i soprusi su una giovane e bella ragazza costringeranno i due vecchi amici in un'ultima e storica alleanza.Sam Peckinpah è un nome che nel mio cuore suscita sempre qualche scuotimento. Pur non essendo fra i miei registi preferiti, gli ho sempre dato il merito si saper toccare certe corde in maniera davvero dolorosa e sentita, anche in quelli che sono i suoi prodotti meno riusciti. E questo Ride the High Country è un film bello come pochi, pur nella sua semplicità spavalda e quasi banale. I temi classici del western ci sono tutti, a partire dal senso del dovere e l'amicizia virile, che qui assume verso la fine dei connotati davvero epici e commoventi, ma li reinventa con una certa furbizia facendoli apparire nuovi - o almeno, nuovi per l'epoca, adesso a causa dell'usura del tempo appaiono abbastanza scontati certi passaggi. Ci si concentra inizialmente sui due protagonisti, monoliticamente portati sullo schermo dal duo formato da Randolph Scott e Joel McRea, che rappresentano un ritratto tenero ma comunque spoglio da zuccheri e melasse. Il ritratto di due veri uomini rudi, come vuole il genere. Due tizi della vecchia generazione accompagnati dal giovane interpretato da Ron Starr, che vedono un mondo cambiare in maniera a loro non sempre comprensibile. Un mondo che però riserva delle sorprese davvero poco gradite, che stanno a indicare questo suo mutare. La sceneggiatura di N. B. Stone Jr infatti pone in questo cambiamento, che qui si riconosce nell'avanzamento dei villaggi minerari, il vero marcio racchiuso dalla società. Sarà proprio fra quelle mura di legno e pietra infatti che si troverà la vera minaccia, quella di un gruppo di fratelli ai quali la bella Elsa è promessa in sposa, dei tizi dissennati e quasi allo stato animale, che metteranno a dura prova il quartetto che si verrà a mostrare. E' questo il west che Stone e Peckinpah vogliono mostrarci, un mondo dure e violento che si contrappone a una perversione appena marcata (vedere a tal proposito la scena del festeggiamento delle nozze) che però fa risiedere dentro di sé un marcio accettato per troppo tempo e che rischia di esplodere. Ed è proprio questo a rendere questo film palesemente diverso da tutte le altre pellicola di quel genere mostrate prima, e che impone un certo cambiamento che non passerà di certo inosservato. Un cambiamento che forse viene a sfumarsi verso la fine per via di quell'eroismo tipicamente yankee di certo cinema americano, ma che però permette al regista di mettere sullo schermo una delle scene più epiche di sempre. Una fine quasi crepuscolare, che segna il tramonto di una generazione che solo in quel momento diventa conscia dei propri limiti, e che permette anche ai colpevoli di smacchiarsi dei peccati dei quali si erano lordati. Ma è anche un western di stampo vagamente classico che offre alcune delle scenografie più belle che si siano mai viste, nonostante il suo basso costo, insieme al alcuni guizzi di regia che creano un ritmo costante che non annoia mai. Insomma, se poi riesce a farsi amare anche da chi i western non li digerisce più di tanto, vorrà pur dire qualcosa, no?Il capolavoro è ancora lontano, ma siamo comunque davanti a un film di bellezza non indifferente. Forse anche troppo avanti per l'epoca in cui è stato prodotto, e qui sta la sua grande contraddizione.Voto: ★½





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