Sfruttare i processi inconsci nella scrittura

Da Anima Di Carta

Vignetta di Massimo Cavezzali

Sono sempre più convinta che la scrittura sia un processo solo in minima parte consapevole. Mettersi concretamente al computer e generare un testo è il prodotto finale di qualcosa di più complesso che avviene in precedenza e che si svolge soprattutto nella testa e nell'inconscio dell'autore. L'elaborazione dei tasselli che compongono la trama, la creazione delle figure che prendono parte alla storia, l'ideazione della concatenazione degli eventi, sono tutti elementi che passano prima per la mente e solo in seguito finiscono sulla carta. O almeno per me e così: scrivo soprattutto nella mia testa (a volte solo là, ma questo è un altro discorso).
In pratica, tutta quella fase che viene prima della scrittura, il prewriting (che bello citare termini inglesi, fa tanta scena) per me dura molto di più rispetto al lavoro di stesura e di revisione. Sì, pesino in quest'ultima fase c'è molto rimuginare.
Per questi motivi penso che nei momenti più critici della scrittura di un libro possa essere utile affidarsi in modo consapevole ai processi inconsci. Lo so, sembra un ossimoro. Quello che intendo dire è che quando ci sentiamo bloccati in un punto, quando la soluzione per risolvere una certa situazione tarda ad arrivare, quando una parola o una scena non vuole prendere forma, la cosa migliore è lasciare che sia qualcosa dentro di noi a lavorarci.
Qui vi propongo cinque metodi che uso normalmente per elaborare le idee o tirarle fuori quando sono a secco.

1) Usare il sonno e i sogni


Vi capita mai di svegliarvi con la soluzione in mente su qualche questione relativa a quello che state scrivendo? A me capita spesso, ma a volte faccio persino di peggio: sono in dormiveglia e scrivo, sopratutto post. Purtroppo, appena sono completamente lucida ricordo a malapena quello che ho pensato... In effetti, il limite di ciò che elaboriamo di notte, nel sonno profondo, nei sogni o in dormiveglia, è che alla luce del giorno ogni cosa appare diversa e non è facile recuperare ciò che la nostra mente ha partorito senza la luce della coscienza. Tante volte mi è successo persino di sognare intere trame e una volta sveglia ricordavo solo vaghe immagini. Non sempre i sogni insomma sono pienamente utilizzabili, ma alcuni frammenti si possono integrate nei nostri scritti.
Tuttavia, penso che questi meccanismi si possano usare in modo fruttuoso. Un modo da me sperimentato con buoni risultati è quello di fornire all'inconscio del materiale su cui lavorare nel sonno: prima di addormentarsi provo a ripercorrere la storia che vorrei scrivere o che ho già in corso, visualizzo i personaggi nei dettagli e alcune scene. Si tratta solo di dare qualche spunto all'inconscio, niente di impegnativo. Ma la mattina qualcosa di interessante salta sempre fuori...

2) Meditarci su


Sono convinta che nella scrittura sia sbagliato tramutare subito un'idea in testo, è meglio lasciare che i pensieri sedimentino un po' e trovino da soli la strada migliore per esprimersi sulla carta. Rimuginare sulla storia, visualizzare nella mente le immagini della scena o i personaggi, ripercorrere gli eventi della trama fino al momento in cui ci siamo bloccati: sono cose che possono aiutare ad andare avanti se siamo fermi o a far emergere nuovi particolari per arricchire quello che già abbiamo scritto. Occorre mettersi con la massima calma a riflettervi, lasciando che in modo spontaneo affiorino delle immagini. Anche se questo genere di attività non vi è molto familiare, vi suggerisco di provare a sedervi tranquilli in silenzio senza pc e affini che vi possano distrarre, e lasciare che le idee prendano forma. Ovviamente, prendendo appunti subito dopo su ciò che è affiorato, altrimenti ogni cosa scivola via rapidamente. A questo proposito cito un post scritto da Chiara Solerio e pubblicato su Pennablu ieri: 
La visualizzazione creativa al servizio della scrittura, dove viene approfondito l'argomento.

3) Mettersi a fare un'attività manuale


Anche il contrario del "rifletterci su" è un buon modo per elaborare le idee. La mente è più libera e si sente meno sotto pressione se ci impegniamo a fare qualcosa che non la impegni direttamente. Ho avuto un mucchio di idee stirando, attività che odio parecchio ma che mi permette di non avere la pressione del computer davanti. Camminare per pensare non è di certo una novità, risale addirittura alla Scuola Peripatetica. In realtà qui siamo in un campo molto soggettivo, c'è chi ama correre, chi camminare, chi guidare...
Può aiutare molto anche cambiare abitudini, fare qualcosa di inaspettato per scatenare nuove associazioni mentali e aprire gli orizzonti della creatività. 

4) Aprire un libro a caso


Una sorta di oracolo personale, che in verità non ha niente di magico. A volte basta una parola o una frase per far scattare qualcosa nella nostra testa. Quante volte vi è capitato di leggere un romanzo e di trovare spunti inaspettati per una vostra storia? Non sempre c'è un processo logico dietro queste ispirazioni, ma fatto è che all'interno di qualsiasi libro può esserci la chiave per attivare il processo giusto. Prendete un libro a caso dalla vostra libreria e apritelo a una pagina qualsiasi e vedete che succede... Con l'e-reader non è fattibile, purtroppo.

5) Parlarne con qualcuno


Tutto diventa più chiaro quando si è costretti a esprimere a voce l'idea vaga e nebulosa che ci gira in testa. Se si parla con chi ama scrivere è anche meglio, perché è probabile che saprà toccare le corde giuste e persino suggerirvi qualche soluzione. Tempo fa ho provato a spiegare a una persona che risultato volevo ottenere con una certa scena e subito dopo ho capito cosa doveva succedere, senza che lei avesse detto molto. In realtà, che l'altra persona vi dia un buon consiglio è solo relativamente importante. Ciò che conta è tirare fuori la questione e vederla in modo nuovo.
Ci sono di sicuro altre tecniche (e molto più serie di queste) per sfruttare i processi inconsci, una di queste è il brainstorming di cui ho parlato altrove. Anche senza usare specifichi sistemi, però, la mia esperienza mi dice che quando si scrive occorre dare tempo (a volte molto tempo) alla nostra mente di elaborare e rimasticare i dati che gli abbiamo fornito. Questo significa che dopo aver scritto un testo è utile mettersi a fare altro e poi tornarci. Nel frattempo ci saranno venute altre idee per approfondire, limare o migliorare il lavoro fatto.
Insomma, che si tratti di creare un testo nuovo o correggerne uno vecchio, dobbiamo dar modo ai processi inconsapevoli di fare il loro corso. Fretta e impulsività sono pessimi compagni in questo campo.
Avete mai provato (o usate abitualmente) questi metodi?