Sabato sono uscito per cinque minuti, il resto della giornata sono rimasto tappato in casa, in quei cinque minuti sono andato in libreria. Ero l’unico cliente e mi sono messo a guardare lo scaffale. La commessa s’è avvicinata, ha indicato i libri esposti sullo scaffale e ha detto: “Sono i finalisti del Campiello”. Ero assorto, perciò ci ho messo qualche secondo a riconnettermi con la realtà, in quei secondi m’è venuta in menta la battuta che faceva Leslie Nielsen quando il capitano Ed Hocken gli porgeva il pacchetto dicendo: “Sigaretta?”, e lui rispondeva: “Sì, lo so”.
Ho comprato un paio di scarpe, le ho misurate e tutto, alla fine il commesso ha infilato la scatola con le scarpe dentro una busta, mi ha chiesto: “Vuole anche una crema?”
Nel corridoio dell’ufficio un’impiegata ha salutato un’altra: “A bellissima”. E l’altra: “A buciarda”.
Ho sfogliato Fuga da Bisanzio di Brodskij (Adelphi, traduzione di Gilberto Forti), in una pagina c’è scritto: “L’arte non è un’esistenza migliore, ma è una esistenza alternativa; non è un tentativo di sfuggire alla realtà, ma il contrario, un tentativo di animarla”.