Un'associazione a delinquere finalizzata al traffico di reperti archeologici tra la Sardegna, la Corsica e alcune regioni della penisola è stata sgominata dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Sassari.
Navicelle bronzee di epoca nuragica e altri oggetti di particolare interesse storico partivano dall'Isola prevalentemente in direzione della Corsica, con la complicità di alcuni imprenditori sardi con interessi nell'isola francese e nella Penisola. Al termine di una complessa indagine, coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Porcheddu, ieri sono state eseguite dieci ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Antonello Spanu. Quattro persone sono finite in carcere a Sassari, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di reperti archeologici. Si tratta di Giovanni Battista Pirisi, 47 anni, allevatore di Sassari, Giovanni Puggioni, di 46, allevatore di Torralba (Oristano), Michele Zara, 43 anni, operaio di Codrongianos (Sassari) e Giovanni Antonio Sanna, 50enne, di Torralba, guardia giurata.
Ai domiciliari, con l'accusa di ricettazione, possesso illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricerca archeologica clandestina, esportazioni illecite e l'aggravante di aver commesso tutti i reati anche al di fuori dei confini nazionali, sono finiti Salvatore Puggioni, 63 anni di Sorso (Sassari), disoccupato, Pietro Mannghina, 58 anni di Sennori (Sassari), imprenditore, Michele Luca Gerolamo Falchi, 55 anni di Tortolì (Ogliastra), disoccupato, Costantino Ariani, 60 anni di Sassari, e Albino Manunta, 60 anni di Bulzi (Sassari), soci di una ditta che si occupa del trasporto di latticini. Sebastiano Achenza, 58 anni di Sedini (Sassari) ha ottenuto invece l'obbligo di dimora nel comune di Osilo. Domani mattina i 4 arrestati compariranno davanti al Gip per l'interrogatorio di garanzia. Stamattina i dettagli dell'operazione denominata "Bonifacio", per via del traffico tra la Sardegna e la Corsica, sono stati illustrati dal capitano Paolo Montorsi, comandante regionale del Nucleo tutela del patrimonio artistico e dalla Sovrintendente ai beni culturali della provincia di Sassari Luisanna Usai. Il valore dei 150 reperti archeologici e dei circa 60 fossili sequestrati durante l'indagine durata un anno, si aggira intorno al milione e mezzo di euro. Durante le perquisizioni, effettuate anche in Lombardia, Veneto e Umbria, sono stati sequestrati anche due metal detector. L'indagine dei carabinieri era partita nel novembre del 2012 come costola di un'indagine su un traffico di sostanze stupefacenti. In alcuni casi, è stato accertato, gli acquirenti dei reperti ricevevano una mail con la descrizione e la foto dell'oggetto trafugato, prevalentemente nella "Valle dei nuragahi", una vasta area del Sassarese nella quale sono presenti i resti di oltre trenta nuraghi e di dieci tombe di giganti.
Fonte: L'Unione Sarda del 20 Dicembre 2013