Sguardi: Maurizio Mattiuzza

Da Narcyso

Maurizio Mattiuzza, GLI ALBERI DI ARGAN, La Vita Felice 2011
Collana “Sguardi”.
Direzione: Gabriela Fantato
Redazione: Sebastiano Aglieco, Corrado Bagnoli, Luigi Cannillo

Gli alberi di Argan è un libro dalle molte facce: duro e tenero, arduo e semplice, lirico e capace di momenti quasi narrativi, forte di un tono di denuncia verso un vivere contemporaneo che piega la natura agli interessi, sacrificando la vita al denaro e al lavoro sfruttato e disossato fino a divenire merce. Un libro proteso verso una riflessione complessiva sul senso del vivere e sulla necessità di identificare una sorta di geografia dell’amore. Un libro, infine, che sa tenere vicini alle sue pagine con emozione, legandoci via via alle immagini evocate con grande intensità e questo accade dalla prima poesia sino all’ultima
Gabriela Fantato

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una recensione qui

LA SEMINA DEL FRUMENTO

La pioggia che viene
subito dopo l’estate
di solito da
sollievo alla terra
e m’aspettavo fosse
lo stesso per noi, le nostre
radici piantate
negli anni
ma il cuore ha una siccità diversa
una sete che non si colma
di gocce
pretende fiumi, lui vuole
cascate rapide
pianure dove si può
dilagare verdi
ecco, aspetto solo questo
una stagione nuova
i miei semi
il mio frumento
saper tornare lieve come
torna il vento

*

Il coraggio più grande, sai,
lo abbiamo all’inizio
quando nasciamo come erba
e passiamo sull’orlo
di tutte le cose
visibili
poi impariamo a parlare
scrivere, a essere
scaltri
prudenti
a mostrarci di sasso, farci
accorti
ed è come imparare
a sognare da morti

*

Gli occhi azzurri
che scompaiono nel buio
storte di scarpe le dita
dei piedi
una ruga di tabacco
sulla fronte
nel sapere antico
delle mani
erano così i miei nonni
vecchi sciamani da cui
legando viti sputando
bucce
imparo a fare il nodo che
mi tiene qui a sudare pane
e ci sarà da amare
soffrire
sudare ancora molto
per ritrovare almeno un po’
di quello che
ci è stato tolto

*

Lasci il tempo che trovi
come lo trovi
e sai far male senza fare
nulla
forse è proprio questo
quello che
ridendo vino bianco
biciclette sul muro
l’altra estate
pensavamo soffrissero sempre
solo altri due che non siamo
mai stati noi
ma adesso, lo vedi, è buio
e la luna sembra
vecchia
è preoccupata
vuol sapere
qualcosa in più
di te, di me,
di questo nostro amarci senza
riuscire a dire, raccontare niente
che continua a trattenere i nostri sogni
nel presente

*

LA MIA CASA (CON TE)

La mia casa, spesso,
adesso
è nel tuo letto
nell’abbraccio in cui
mi tieni stretto
rimettendomi al mondo
il nostro primo figlio
pensa che strano, sono proprio io
io che non sapevo nulla
e non ho
nemmeno pianto
dormendoti la prima volta accanto