Poco meno di una settimana dopo, sullo stesso trenino ma ad un orario diverso e in direzione opposta, si palesa una ragazza seduta di spalle. Ha mani un po’ tozze, una maglietta chiara un po’ spiegazzata e i capelli rossicci, stavolta leggermente unti. Riconosco la borsa, riconosco i bracciali, fossi di fronte a lei ne riconoscerei anche il viso. Noto il suo segnalibro improvvisato che riporta la pubblicità del mercatino natalizio giapponese del Black Out e tiene il segno a pagina dieci dello stesso libro di una settimana prima: Shada – l’avventura perduta di Douglas Adams, di Gareth Roberts.
Il quadro mattutino l’ha già riportata a una dimensione terrena, ma è il brufolo che fa capolino dalla nuca scoperta dai capelli a renderla definitivamente umana. E – finalmente – anche molto più simpatica.
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