Ultimi anni del 1800, Cina, più precisamente Shanghai: le potenze occidentali, affermate (fra le quali Gran Bretagna e Francia), emergenti (come Germania e Stati Uniti) e velleitarie (beh, col senno di poi l’Italia è decisamente in questa categoria), hanno qui una testa di ponte per la gestione dei loro traffici con l’Impero, retto dall’Imperatrice Suxy. Sono gli anni che precedono la cosiddetta Rivolta dei Boxer contro gli occidentali, per molto tempo nota ai più solo grazie a un filmone hollywoodiano (“55 Giorni a Pechino” di Nicholas Ray – 1963), forse appassionante ma basato su una lettura degli eventi a metà fra il fantasioso e il propagandistico. Tutto diverso l’approccio di Manfredi, che mira a una ricostruzione accurata del contesto storico, e quindi innanzitutto sociale e politico, entro la quale tessere la sua trama. Il protagonista è Ugo Pastore, già incontrato in Volto Nascosto, che, dopo l’esperienza africana e un periodo di ozio romano, raggiunge il padre a Shanghai.
Il protagonista: Ugo Pastore
Qui, invece di affiancarlo nei suoi affari, resta ammaliato dalla città: si sforza di imparare la lingua, di apprezzare la cucina e la cultura locale. Scopre anche lo stato di servitù a cui le potenze occidentali hanno ridotto l’impero e Shanghai in particolare. Difende un brigante dalla ferocia di un potente inglese, si innamora e, proprio per vendicare l’oltraggio alla sua amata, indossa la maschera. E a questo snodo sorgono alcune domande: Ugo passerà dal ruolo di testimone delle imprese di un eroe mascherato a quello dell’eroe mascherato? Oppure Manfredi riproporrà, magari raffinandolo, lo stesso modello di Volto Nascosto? Quesiti da sciogliere negli episodi a venire, visto che Ugo non è l’unico personaggio in maschera di questa storia.
Come si nota, Manfredi dispone abbondanza di ingredienti per l’avventura e in questo primo numero si occupa principalmente delle relazioni fra Ugo e i cinesi, mostrando il suo progressivo coinvolgimento nell’atmosfera locale. Nel far questo, Manfredi rende bene la sensazione della complessità degli equilibri locali, che, per il momento, restano largamente ignoti al protagonista.
Di lettura gradevole, la vicenda di questo primo numero si svolge con un ritmo pacato, dove anche le rivelazioni sono mostrate senza enfasi (chi è il trafficante del titolo; chi è che pedina Ugo per la città). I disegni di Massimo Rotundo, in versione più scarna rispetto ad altre prove bonelliane, supportano efficacemente la narrazione e la bella copertina di Corrado Mastantuono resta l’elemento più suggestivo di questo primo numero. Al termine della lettura mi restano solo alcune perplessità.
La prima è circa cosa Ugo Pastore abbia capito della spiegazione del suo insegnante, Maestro Ziwen, sul ruolo del traffico d’oppio (ma forse è un problema mio e non di Pastore).
La seconda riguarda l’uso della parlata romanesca per sottolineare i momenti di forte tensione di Ugo e del padre: pur del tutto ragionevole, ottiene (almeno ai miei orecchi di non laziale) un effetto ben lontano da quello voluto, vicino al comico involontario.
Infine, notazione narrativamente più significativa: la vita di ozio di Ugo a Shanghai non mi sembra ben giustificata (ed in effetti su questo si interroga anche il potente commerciante inglese Burke).
Abbiamo parlato di:
Shanghai Devil #1 – Il trafficante d’oppio
Gianfranco Manfredi, Massimo Rotundo
Sergio Bonelli Editore, 2011
98 pagine, brossura, bianco e nero – 2,70 €
ISBN: 9772239947005