Shark Night, di David R. Ellis (2011)

Creato il 21 settembre 2011 da Psichetechne


Un gruppo di sette amici decidono di passare un week-end sul lago Pontchartrain, nel golfo della Lousiana, presso la casa di vacanze dell'amica Sara. Saranno presi alla sprovvista dalla presenza di famelici squali che trasformeranno la loro vacanza in un incubo...
La mitopoiesi filmica dello "squalo", Leviatano trasmigrato dalla leggenda alla cultura popolare intorno agli anni '70, ad opera di Spielberg (dal romanzo di Peter Benchley), ritorna oggi attraverso la lente interpretativa del regista David R. Ellis ("Final Destination 2", 2003, "The Final Destination", 2009, "Cellular", 2004, "Asylum", 2008). Tale lettura cerca, giustamente, di discostarsi dai prototipi spielberghiani delle origini, iniettando quel tanto di new generation spirit utile a dare freschezza al copione. Ecco dunque che Ellis costruisce ad hoc il gruppo dei giovani trentenni aitanti e agiati, surfosi e scattanti sui loro yacht, incuranti delle crisi economico-finanziarie globali, al di sopra e aldilà della politica sinistrorsa obamiana, in sintesi quasi surreali a vedersi. Tale "sur-realtà" viene lacerata e spappolata dalla "realtà" costituita dallo squalo, che entra in scena amputando il braccio di Malik (Sinqua Walls), senza farsi troppi problemi. Allora cerchiamo di capire cosa vuole simboleggiare lo squalo di Ellis, rispetto ad altri squali prototipici statunitensi, poichè è chiaro che ogni epoca ha il suo squalo. E' molto probabile che il vorace mostro marino spielberghiano rappresentasse la nuova economia degli yuppies rampanti, nuova generazione di barbari che minacciava, all'epoca, di radere al suolo la rassicurante tradizione contadina dell'old west. Ritengo che lo squalo di Ellis rappresenti invece lo spettro della depressione, declinata in tutti i modi in cui vogliamo considerare il termine depressione, ma soprattutto nel senso di recessione economica incombente. Una crisi economica che fa diventare merce da macello l'individuo, spogliandolo di qualsiasi umanità: questo credo sia il sottotesto che Ellis desidera veicolarci. L'invenzione dei due cattivi compari Dennis e Red, sembra andare esattamente in questa direzione interpretativa. Sullo sviluppo del plot mi fermo qui, per evitare inutili spoiler, tuttavia non posso evitare di sottolineare questo sottotesto, dal momento che è evidentissimo, e gli sceneggiatori (Hayes e Studenberg) lo amplificano a dismisura. Il problema capitale del film risiede  proprio in questa "dismisura" dello script, aspetto che finisce col porre in secondo e terzo piano il ruolo mitopoietico dello Squalo stesso, che diventa una comparsa man mano che il film procede nel suo (lento) minutaggio. Innanzitutto scopriamo che lo squalo non è uno solo, ma nel lago vi sono pesci pericolosi di vario tipo: squali bianchi e squali tigre, ad esempio, elemento che la sceneggiatura certamente arriva a spiegarci, facendo però virare tutto il pathos su territori tutto sommato prevedibili rispetto a certa cinematografia horror contemporanea. Ellis inoltre decide di girare gran parte della storia in notturna, con l'aiuto di una fotografia (di Gary Capo) peraltro efficace, ma che mette ulteriormente in soffitta il fascino maligno del pesce-mostro. Le sequenze degli attacchi non possiedo poi una significativa potenza che tocchi in qualche modo il nostro immaginario, anche perchè il prefinale e il finale assumono un andamento caotico, nel quale la rissa, lo scontro fisico e le pallottole volanti prendono inopinatamente il sopravvento. Fa eccezione la sequenza della morte di Beth, sanguinolenta e sadica al punto giusto, ma non lontana, anche qui, da certi stilemi torture-porn che ci hanno ormai stufato a sufficienza. Il film si trasforma lentamente sotto i nostri occhi in una specie di survival-horror alla marinara, nella quale, poi, la lotta finale tra i due maschi edipici nella gabbia sott'acqua, sposta tutto il baricentro della storia sulla coppia, allontanandoci ancora di più da qualsiasi brivido avessimo sperato di percepire sulla nostra pelle guardando il film. Non pago di tale chiosa rassicurante, Ellis chiude la partita con una inquadratura dello squalo cattivo, di una banalità urticante. Per farla breve "Shark Night" manda a pallino ogni possibilità di elaborazione, o revisione interpretativa originale di un costrutto stilistico molto amato da molti spettatori horrorofili, anche mediante l'ingaggio di un cast piuttosto sciatto, stereotipizzato, e che non sa essere mai all'altezza dei sottotesti che Ellis vorrebbe veicolarci. "Shark Night": visione non del tutto sconsigliata, ma comunque deludente in sommo grado, almeno per le mie papille gustative di squalo cinefilo.Regia: David R. Ellis Sceneggiatura: Will Hayes, Jesse Studenberg Fotografia: Gary Capo Montaggio: Dennis Wirkler Cast: Sara Paxton, Dustin Milligan, Chris Carmack, Courtney Hope, Sinqua Walls, Joel David Moore, Chris Zylka, Katharine McPhee Nazione: USA Produzione: Incentived Filmed Entertainment, Next Films, Sierra Pictures Durata: 91 min.

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