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Shibari. Una conversazione con Isabella Corda da Critica Impura

Creato il 05 settembre 2012 da Wsf

Lo Shibari come arte d’avanguardia. Una conversazione impura con Isabella Corda, aka Dolcissima Bastarda.

Shibari. Una conversazione con Isabella Corda da Critica Impura di Sonia Caporossi

Isabella Corda, in arte DolcissimaBastarda, è una rope stylist e bondager. E c’è della bellezza, della compostezza di natura estetica profonda in ciò che fa. Un classicismo rivoluzionario, quasi un ossimoro nel suo modo di insalamare un corpo umano fino ai più intimi recessi di pelle. Eppure lei si definisce “una persona, istintiva, passionale, che in maniera semplice riesce a creare nodi complicati” creando a “corda libera”, utilizzando il feticcio della canapa sulla nuda carne per intrappolarla attraverso la libera ma preordinata composizione di corde e nodi.

Una forma d’arte, di body art complesso che non utilizza i fluidi corporei bensì un’estensione, un’espansione esteriore di natura fibrinogena, una sorta di appendice canapacea delle fibre del corpo, dato che le corde archetipiche, per l’essere umano in quanto tale, sono i nervi: un bondager, in fondo, non fa che porre il fascio dei nervi di canapa in vista su un corpo rigirato come un guanto. Un campo artistico non facile da intraprendere, quello dello Shibari, che sopravvive e si fa largo faticosamente, ma con un senso di composta dignità, fra la diffidenza dell’opinione comune moralistica.

Isabella Corda è l’unica bondager donna italiana che, dopo aver seguito un percorso di formazione personale, nascendo dal mondo del bdsm, ha iniziato ad avvicinarsi “per gioco al mondo del bondage” ed in seguito, stanca del classico Shibari costrittivo, ha intrapreso una strada diversa, trovando alternative alla tradizione giapponese ortodossa tramite una decisa rimescolanza di generi e stili. Ha avuto così origine un personalissimo fashion bondage che l’artista porta, a mo’ di performance, nei locali della capitale, riscuotendo sempre maggiore attenzione fra gli addetti ai lavori. L’abbiamo incontrata per farci spiegare qualcosa di più circa il suo modo di fare arte.

Sonia: Isabella, come nasce artisticamente DolcissimaBastarda?

Isabella: DolcissimaBastarda nasce anni fa in ambienti a sfondo fetish della capitale e non solo. Dopo aver praticato un seminario sulla sicurezza e le prime legature shibari, tra me e le corde è scoccato un colpo di fulmine che mai si è spento. Iniziato come un gioco, è diventato con gli anni una forma di espressione in un crescendo artistico che tuttora prosegue. Attualmente sono conosciuta come la prima bondager Donna della capitale, dal 2006 mi esibisco con vari interventi in serate a tema. Il debutto artistico come performer è avvenuto nel gennaio 2010, tramite una proposta da parte di Kyrham e Julius Kaiser di partecipare al Female Extreme Body Art, un evento tutto al femminile di performances estreme. Con “Corpo in Musica”, la mia prima performance, ho incontrato molti artisti che mi hanno successivamente coinvolta nei loro eventi e progetti grazie ai quali continuo a studiare varie forme di comunicazione che hanno come feticcio le mie corde. Tutt’oggi a corda libera continuo a creare…

Sonia: Potresti spiegare, come se avessi davanti un profano totalmente digiuno delle nozioni base, in che cosa consiste lo Shibari o Kinbaku come forma d’arte?

Isabella: Per questa domanda ci sarebbe troppo da dire, ma tramite internet si trova la storia al dettaglio per i curiosi e i profani. Posso solo dire che lo Shibari o Kinbaku è un’antica arte giapponese che consiste nel legare con le corde. E’ stata utilizzata nel corso dei secoli per immobilizzare i prigionieri, ma col tempo è stata applicata ai corpi per finalità erotiche ed estetiche.

Sonia: Una volta mi hai spiegato che la tua sperimentazione personale ti ha portata a modificare alcune regole cristallizzate dalla tradizione in funzione di una innovazione che ha recato come frutto la tua personale interpretazione del bondage come body art. Puoi spiegarmi quali tecniche e stili antichi hai fuso insieme per raggiungere questo risultato?

Isabella: Esistono differenti tecniche di Shibari che vengono espresse tramite elaborati rituali, tipicamente orientali, seguendo gli insegnamenti di vari maestri. Dal mio punto di vista, in occidente, le rappresentazioni di Shibari non possono avere lo stesso effetto originale, ma ne richiamano comunque l’atmosfera e la magia. Quindi, per quanto mi riguarda, ho appreso alcune di queste tecniche, ma anche altri tipi di nodi e legature, scoperti, per esempio, su siti internet come quelli dei Two Knotty Boys (USA) o di Fred Kyrel (Francia). Ma sopratutto, quello che mi contraddistingue è stato l’incontro e la fusione delle mie corde con altre dimensioni artistiche (videoart, musica, moda, pittura) che mi hanno stimolato ad andare oltre quel mondo settoriale del BDSM e del fetish, dove le pratiche di bondage con le corde sono solitamente utilizzate.

Sonia: Quale profondo significato simbolico attribuisci al tuo lavorio con le corde sul corpo umano?

Isabella: E’ il corpo umano che diventa oggetto. Il soggetto che parla e si muove è la mia corda. il corpo è essenziale, ma lo sono ancora di più le corde, in grado di trasformarlo, animarlo o immobilizzarlo, costruendo una trama che lo comandi con dolcezza, inebriandolo e facendolo rinascere sotto un’ altra forma ed essenza. Comunque, ogni mia installazione umana ha diversi significati e suggestioni che lascio alla libera interpretazione di chi la osserva.

Sonia: Mentre per la scultura o le performances non accade più che lo spettatore si ritrovi coinvolto in un atteggiamento morbosamente erotico nei confronti del pezzo artistico che contempla, al contrario lo Shibari, essendo connesso all’erotismo in modo particolare in quanto parte da un fondo fetish e bdsm, fatica a svincolarsi da questa valenza sessuale agli occhi del fruitore. Ciò deriva, indubbiamente, anche da un certo moralismo sociale, che assume una modalità voyeuristica verso una forma d’arte ancora in larga parte incompresa perché di nicchia. Come collima la tua arte con la carica erotica che le è giocoforza sottesa?

Shibari. Una conversazione con Isabella Corda da Critica Impura

sabella: Avendo svolto le mie performances in location totalmente diverse tra loro, da gallerie d’arte a locali di intrattenimento, posso dirti che molto dipende dal contesto e dalla persona che guarda: naturalmente c’è chi osserva le mie opere attratto dal corpo nudo della modella; altre volte, persone che già conoscono il mondo del bondage, restano affascinate dalle particolari legature che metto in scena; altri si lasciano semplicemente coinvolgere e trasportare dall’aspetto estetico. Ci sono dei curiosi che, addirittura, restano delusi perché quello che offro non è affatto morboso. Per me, quello che conta è emozionare, tendere ad un’idea di bellezza classica, ma rappresentata con uno strumento così particolare e “estremo” come le corde. Questo può causare allo spettatore un senso di straniamento, proprio perché sovverte i luoghi comuni sul fetish e BDSM, dove le corde sono utilizzate a scopi costrittivi e di dominazione. Comunque, tra me e la persona sulla quale faccio scorrere le mie corde si genera una particolare sintonia ed un coinvolgimento emotivo che ha molto di erotico. Così l’erotismo diventa parte attiva del mio processo creativo, senza, però, esserne il fine ultimo.

Sonia: Passiamo alle questioni tecniche: che tipi di nodi e legacci utilizzi?

Isabella: Oltre ai classici nodi dello Shibari, utilizzo legature americane e marinare e, in parte, macramè. Ho utilizzato corde di cotone e canapa, ma, ultimamente, preferisco quelle in iuta grezza che lavoro personalmente per ammorbidirle e renderle più adatte al contatto con la pelle nuda .

Sonia: Quali eventi e performance hai ideato e quali sono le più importanti a cui hai partecipato?

Isabella: Alcune delle mie performance sono state: Corpo in Musica e Corpo in Musica Atto II, nelle quali ho trasformato splendidi corpi di donna in strumenti musicali; Victoria Cordis, nella quale legavo due uomini dorati fino a farli diventare una coppa del mondo vivente; Dream of a Mermaid, dove una sirenetta con la coda e le pinne fatte di corde veniva da me slegata, per donarle le gambe che l’avrebbero resa la rappresentazione di una venere; Eva 2.0 con Francesca Fini, nella quale abbiamo sfidato la tecnologia, dato vita a un cyborg di corde. Per quanto riguarda gli eventi, nel 2011 ho organizzato AcCordaMenti, presso la galleria d’arte Mondrian Suite di Roma. E’ stato un incontro con gli artisti Marco Casolino, H.E.R. e Fabiola Prato, nella quale le videoproiezioni, i suoni e le performances si legavano in un’unica armonia. Inoltre, ho organizzato Ropes&Colors: è stato un gioco di specchi, dove nelle tele dei pittori si rifletteva l’opera da me realizzata sulla modella. Senza dimenticare che ho dato luogo a diverse dimostrazioni del mio modo di creare con le corde, realizzando anche sfilate dei miei Monili in Corda.

Sonia: Sul tuo sito si rende evidente quanto la testimonianza fotografica di ogni tuo evento performativo sia importante…

Isabella: Grande piacere aver ricevuto scatti da fotografi di alto livello! Ne cito alcuni in ordine sparso: Alessandro Penso, Ian Gothier, Michele Borghesi, Trishula Fine Art, Farid Naimi, Antonio Serini, Spike Jones, Sasha Proietti, Guido Ricci, Marco Casolino, Soukizy Redroom, Klaus Bunker, Studio Grafico PGF, Maryrouge, Luca Donnini, Sandro Storri, Databhi.

Sonia: Delucidami sulle tue collaborazioni con altri artisti dell’entourage romano o nazionale, non necessariamente legati al mondo del bondage.

Isabella: Le prime artiste con le quali ho collaborato, come ho già detto, sono state Kyrham e Julius Kaiser, per l’evento Female Extreme Body Art da loro organizzato. In quell’occasione è stata eccezionalmente mia modella AliaXXX, nota performer trasformista a livello internazionale. Successivamente, ho incontrato Francesca Fini, con la quale abbiamo ideato e realizzato la performance Eva 2.0 per il TEN, happening di performance di ispirazione cyber tenuto a Roma nel 2010. Con lei abbiamo anche sperimentato una fusione tra il mio bondage e il body painting di BarbyRoma per un evento privato. Mi ha anche coinvolto in una performance con il cantautore crepuscolare Mauro Petrarca. Per il mio progetto AcCordaMenti, poi, ho contattato artisti del calibro di Marco Casolino, la violinista H.E.R. e Fabiola Prato. Ho collaborato anche con artisti del mondo della body art estrema, quali Bloody Cirkus, Salem’s Holes e Tiger Orchid. Senza dimenticare la collaborazione con la Ledyfest. Vorrei anche ricordare alcuni musicisti che con la loro musica hanno contribuito ai miei spettacoli, nei quali l’elemento sonoro è fondamentale: Marco Russo, Miss Tico (Fluydo), Daniele Casolino, H.E.R., Naif Cristine Herin, Audiozona. Per alcune scenografie ed alcuni costumi utilizzati nelle mie performances, mi hanno assistita Vivia e Mafio73. Inoltre vorrei ricordare le modelle ed i modelli con cui ho lavorato, coloro che considero le tele umane dove da una grande sintonia e sinergia sono uscite le mie splendide opere: AliaXXX, Nikki, Francesca Fini, Inanna Trillis, Sara Ben Ismail, Betty La Bambola, Cassandra BlackStain, Francesco Sung Il Bechis, Velia Vaina, Tiger Orchid, Stefania Visconti, Lulù Lafiandra. Infine, vorrei ricordare Vitaldo Conte, critico d’arte, artista e docente di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Catania che parla del mio Fashion Bondage nel libro “Pulsional Gender Art”. Sono stata citata anche nel saggio dell’antropologa Desirèe Pangerc “Prigionia e liberazione del corpo: analisi antropologica di un tabù del XXI secolo” contenuto nel libro “Il volo dell’angelo – Pensare per immagini”, a cura di Ferdinando Testa.

Sonia: Che progetti artistici hai in cantiere per l’immediato futuro?

Isabella: Per il 2012 ho dei progetti molto importanti, con artisti veramente speciali. Ma non solo: nell’ultimo anno ho fuso le mie corde anche con altra materia, oltre il corpo umano: mi sono dedicata alla creazione di una collezione di Monili in Corda, accessori originali nel loro genere creati per un progetto di moda e  fatti sfilare sia a Roma che in Gran Bretagna. Poi ho creato, con il pittore Francesco Sung Il Bechis (SIM), dei quadri intagliati dipinti e completati dalle corde. Ho anche effettuato decorazioni e sculture. Insomma, spero di sviluppare tutti questi percorsi artistici, creativi e stimolanti, così diversi l’uno dall’altro, ma con un unico filo conduttore: le mie corde.

http://criticaimpura.wordpress.com/

(C) Critica Impura


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