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Shirley Jackson, La lotteria: i turpi segreti del New England, e Roald Dalh, Il libraio che ingannò l'Inghilterra: come scrivere un romanzo in quindici minuti
Creato il 12 maggio 2015 da Consolata @consolanzaTra gli altri racconti spicca Lo sposo, il magnifico ritratto di una donna che si aggrappa alle sue illusioni in un mondo che invece vede fin troppo chiaro, e la giudica senza pietà. Colloquio mette in scena in poche pagine il disagio di vivere in un mondo complessivamente sempre meno comprensibile, mentre Il fantoccio colpisce per l'acutezza delle descrizioni e la sottile inquietudine che suscita con la figura del ventriloquo. Traduzione di Franco Salvatorelli.
Anche se non è compreso in questa raccolta, si trova facilmente in rete il terribile Louisa, Please Come Home, racconto di una crudeltà quasi insopportabile uscito postumo. Insomma Shirley Jackson, amata da Neil Gaiman, Stephen King, Nigel Kneale e Richard Matheson, è un incontro recente ma che durerà a lungo.
Tutto sommato non regge il confronto il famoso Roald Dalh con Il libraio che ingannò l'Inghilterra.
Il racconto che dà il nome al volume è la divertente storia di un truffatore e della sua complice, che riescono a farla franca e vivere nel lusso finché inciampano su un errore davvero inaspettato, e nello stesso tempo del tutto prevevedibile... Si legge volentieri e in fretta, ma i personaggi troppo caratterizzati e privi di ambiguità tolgono fascino alla vicenda.
Lo scrittore automatico, del 1953, è una satira piuttosto blanda del mondo letterario che affida il suo interesse alle fantasie suscitate dai primi computer. La macchina in grado di scrivere in pochi minuti qualsiasi romanzo facendo guadagnare milioni di sterline al giovanotto geniale e spregiudicato l'ha inventata mi ha fatto ripensare a quando è uscito Il nome della rosa di Umberto Eco, di cui si diceva con leggero disprezzo "l'ha scritto col computer" e anche per me, nella mia immensa ignoranza e superficialità, la cosa suonava come "se l'è fatto scrivere dal computer". Gente più furba di me mi ha spiegato quanto ero stupida, ma insomma una sorta di diffidenza evidentemente circolava nell'aria, accompagnata nel racconto di Roald Dalh da uno spirito un po' goliardico, non particolarmente sottile. Comunque un libro leggibile e distensivo. Traduzione di Massimo Bocchiola.
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