Shish #4. Recensione: “More than this”, di Jay McLean

Creato il 15 gennaio 2015 da Ceenderella @iltempodivivere

Ho qualcosa come miliardi di recensioni in arretrato da scrivere e zero tempo per farlo, ma appena ho concluso questo libriccino inedito in Italia mi sono imposta di buttar giù qualcosa e non lasciare che anche questo si aggreghi in fila con gli altri. Ringraziando, quindi, NetGalley per avermi concesso una copia di More than this in cambio di una mia onesta opinione, vi lascio alla recensione e vi auguro una splendida giornata, mentre io me ne torno a studiare. 

Titolo: More than this
Serie: More than this #1 [ogni romanzo è autoconclusivo]
Autrice: Jay McLean
Editore: Skyscape
Anno: 2015
Pagine: 275

Quando Mikayla immaginava la serata del suo ballo di fine anno, la raffigurava come una fiaba piena di romanticismo. Perciò, quando il tradimento e la tragedia si succedono l’un l’altra rapidamente, Mikayla è completamente distrutta. All’improvviso, tutto quello che amava e tutti quelli sui quali faceva affidamento sono tragicamente e irrevocabilmente persi.
Jake, un bel ragazzo appena conosciuto, per caso assiste alla sua perdita. Non avendo nessuno a cui rivolgersi, Mikayla è obbligata a dipendere da questo quasi sconosciuto e dalla sua famiglia, e lui, a sua volta, è determinato a prendersi cura di lei. Ma Mikayla – costretta a diventare adulta senza un appoggio – vuol disperatamente contenere il dolore e nascondere quella che considera una debolezza. Mikayla e Jake vogliono entrambi di più, ma nonostante tra loro crescano intensamente la chimica e la confidenza, lei cerca di mantenere le distanze e proteggere il suo cuore. Mentre Jake fa di tutto per ottenere la sua fiducia, Mikayla deve scegliere tra rimanere sola e al sicuro o lasciare entrare l’amore. [Trama da me tradotta]

Si crea una sorta di aspettativa, dopo i primi capitoli di questo romanzo, che impedisce di staccarsi dalla lettura e obbliga a proseguire perché nel giro di qualche pagina la McLean ti spezza il cuore e pone di fronte a due realtà terrificanti, sebbene una lo sia più dell’altra, che, proprio perché si susseguono acuiscono il dolore di ritrovarsi improvvisamente da sola al mondo, senza alcun appiglio su cui contare. C’erano ottime premesse, per sviluppare una trama avvincente e complessa, con un’intensità non indifferente capace quasi sicuramente di tener qualcuno – tipo la sottoscritta – appiccicato al libro per veder Kayla risorgere da un incubo che ha preso vita. Tuttavia, qualcosa lo impedisce e la sensazione che le cose procedano in modo insolito, in maniera quasi disturbante alle volte, non fa che rafforzarsi via via prendendo una strada inaspettata e concentrando totalmente l’attenzione sul romance senza affrontare e sviscerare questioni ben più pregnanti del non aver ancora ricevuto un bacio dal ragazzo che ti ha “salvata”. Ma partiamo dall’inizio.
Conosciamo Mikayla all’inizio di una serata che mai avrebbe voluto vivere, cominciata con l’aver trovato il suo ragazzo e la sua migliore amica avvinghiati nel bagno di un ristorante e con gli abiti talmente stropicciati da aver solo una possibile spiegazione e terminata con l’aver scoperto, al ritorno a casa, dopo aver trascorso il prom con Jake – il ragazzo che aveva assistito alla scenata e l’ha invitata al suo -, che il padre, la madre e la sorellina di nove anni erano stati assassinati da un ladro. In un mondo che improvvisamente le si è rivoltato contro e l’ha abbandonata a se stessa, l’unica persona sulla quale può contare è Jake che, rapidamente, diventa il centro del suo universo: è a lui che si aggrappa quando la polizia le rivela i dettagli della morte dei suoi genitori, è stretta a lui la notte che riesce ad addormentarsi e concedersi una pausa dalla sofferenza, è lui che la fa ridere e lentamente la riporta alla vita. Un rapporto, quello che immediatamente nasce tra loro, profondo e inspiegabile agli occhi altrui che rende le giornate di Kayla migliori e le fanno scordare per lunghi momenti la tragedia che ha scombussolato tutti i suoi piani; un legame che l’estate alle porte solidifica grazie anche alla presenza della bellissima famiglia di lui e del gruppo dei suoi meravigliosi amici, e riempie di colore giornate che, altrimenti, sarebbero state buie e tristi.

“Ogni principessa ha un principe col quale condividere l’amore e la gioia della vita. Sai come fa una principessa a capire quale principe è il suo?”
“Come, mami?”
“Dal bacio”
“Ma come?”
“Il primo vero bacio col tuo principe ti cambia la vita. Quando le vostre labbra si toccano per la prima volta, sembrerà che la Terra smetta di muoversi, e, allo stesso tempo, il mondo intorno a te inizia a girare. Sembrerà che ci siano i fuochi d’artificio di notte, come una luce splendente nel buio. Sentirai il cuore battere più veloce nelle orecchie ma sarai circondata dal silenzio. E quando vi separerete, aprirete gli occhi e vi guarderete, vi vedrete per davvero. In quel momento saprai che, grazie a quel bacio, hai appena dato a qualcuno un pezzo del tuo cuore, e che vivrete per sempre felici e contenti”.

Dicevo, prima, che qualcosa non mi tornava e mi ha lasciata perplessa. More than this, capiamoci, non è un libro brutto, anzi: la dipanazione dell’intreccio è facile da seguire, i personaggi sono adorabili (in particolare, la famiglia di Jake e il migliore amico Logan, protagonista del secondo volume) ed essere partecipi della vicenda non è per niente complicato. Come lo è, però, entrare nella testa di Kayla. Non voglio giudicare il modo attraverso cui affronta il lutto, non mi sembra giusto né sono adatta a farlo, ma l’empatia con lei non scatta mai del tutto e il non riuscire a capire le sue azioni, i suoi discorsi e quel che prova pregiudica la lettura. Costringe a faticare nel seguire una storia che, altrimenti, scorre via in maniera così veloce da far sì che io l’abbia divorata in poco più di un’ora di treno per Siena ieri mattina.
Kayla è una ragazza che non ha più nessuno al mondo e il suo spaesamento in principio arriva come un pugno allo stomaco, lascia senza fiato e obbliga, in qualche modo, ad affezionarsi a una neo-diciottenne che è costretta a rivoluzionare tutte le sue certezze e ripartire da capo. Man mano che le settimane passano, però, è come se la sua personalità sfumasse, diventasse opaca e non si riuscisse più a sentirla, a comprenderla, nemmeno, paradossalmente, nei momenti in cui a lei è affidata la narrazione. Non l’ho capita, non l’ho amata come mi sarei aspettata, allo stesso maniera in cui non mi ha del tutto convinta Jake: da ragazzo dal cuore di panna e capace di essere la roccia di cui Kayla ha estremo bisogno, troppi sono i momenti nei quali ha pessime uscite di una rabbia repressa – qualche volta insensata – che non riesce a sfogare se non cercando di far accettare il suo ruolo di maschio alpha capace quasi di menare le mani se qualcuno osa posare lo sguardo sulla sua ragazza o cerca di parlarle. Storcevo il naso, di fronte, alla capacità di lei di concentrarsi su tutto ciò che non era il suo lutto – ma d’altronde, mi ripeto, ognuno lo affronta in maniera del tutto personale – ma non potevo fare a meno di annoiarmi per le continue piccole, banali liti sulla volontà di indipendenza di Kayla, l’assoluta voglia di lui di tenerla con sé più a lungo possibile o la gelosia reciproca data dal non voler ammettere di essere una coppia nonostante lo siano per chiunque.

“Ehi, Jake?”
“Sì, Kayla?” Sta quasi per addormentarsi.
“Ti voglio molto più che bene”.
C’è silenzio per così tanto tempo che non credo mi abbia sentita.
Poi, “Ti voglio molto più che bene anche io, ma proprio molto di più”.

Probabilmente, questa sembrerà una recensione più negativa che positiva, ma in realtà non è così. L’avrei amato sicuramente di più se non si fosse messo al centro della storia la tensione sessuale che accompagna come un’ombra Jake e Kayla fin dal primo istante e li fa comportare, più volte, come ciechi che non riescono a vedere che qualcosa di bello dal dolore può nascere; ma ciò non ha impedito che avessi voglia di portare avanti la lettura nella speranza che alcune questioni venissero affrontate finalmente di petto, cosa, che, in un certo senso, il finale riesce a fare.

Voto: ❤❤❤


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