Negozi aperti 24 ore su 24, la libertà di fare i saldi tutto l’anno, insomma le città si preparano alla liberalizzazione del commercio e Fuori Tg su Rai3 analizza le reazioni dovute al cambiamento delle abitudini che attendono consumatori e negozianti.
Il decreto “Salva Italia” pone le basi per la liberalizzazione degli orari. I problemi del commercio, però, non sono stati risolti: diminuzione del potere di acquisto delle famiglie e timore per il futuro sono problematiche che vanno oltre il settore e che riguardano il sistema paese. La liberalizzazione non piace ai commercianti preoccupati all'idea dell'aumento delle spese dovute alla prolungata apertura. I consumatori si dividono tra coloro che lavorando verranno facilitati dagli orari serali e coloro che ritengono che il problema sia legato alla mancanza di soldi da spendere piuttosto che alla possibilità di scelta degli orari in cui effettuare le spese.
Ovviamente il cambiamento dovrà tener conto anche del diritto dei consumatori ad essere informati. Se si creano nuove abitudini che lasciano spazio democraticamente a scelte personali dovranno essere adeguatamente comunicate per non creare confusione. Le abitudini sono dure a cambiare, serve collaborazione e comprensione da parte della legislazione che dovrebbe sensibilizzarsi alle esigenze dei singoli casi. L'attuale gravissima crisi economica è la drammatica dimostrazione
In effetti sulle nuove disposizioni aleggia il timore che i piccoli negozi siano quelli più a rischio: la deregulation aggraverà la crisi del settore, accelerando la desertificazione del centro cittadino che oltre ad essere un elemento aggregante per i cittadini rappresenta anche una coesione urbana capace di garantire la vivibilità del tessuto urbano, portatore di cultura, esperienza e qualità del servizio.
Se ci orientiamo verso un modello di città che non dormono mai, con negozi aperti sette giorni su sette e 24ore su 24, va salvaguardata la funzione economica e sociale dei piccoli negozi , occorre puntare sullo sviluppo integrato del turismo, del commercio e delle attività culturali delle città come centri della conoscenza, mettendo in circuito tutto il grande patrimonio storico, architettonico e culturale. Non dimenticando che i
Occorrono cambiamenti intelligenti e un’iniezione di fiducia e di liquidità che permetta di far crescere il nostro paese e di guardare al futuro con più ottimismo.




