Ultimamente sono stata assunta nella redazione del blog Sognando Leggendo e incaricata di scrivere alcuni articoli sulle regole di narrativa. Perciò mi sono detta: perché non prendere due piccioni con una fava? Visto che tra le tante (troppe) idee per possibili nuovi articoli che mi sono venute nel tempo ce n’era anche qualcuna riguardo, appunto, alle tecniche narrative, ho pensato di proporre gli articoli pensati per Sognando Leggendo anche qui su Pensieri d’Inchiostro.
Introduzione allo Show, don’t Tell
Quest’oggi parleremo di una delle tecniche fondamentali – nonché più discusse – per chi vuole scrivere (buona) narrativa: come i più arguti di voi si saranno accorti leggendo il titolo di questo articolo, si tratta dello Show, don’t Tell.
Partiamo dalla domanda fondamentale: che cos’è questo Show, don’t Tell? Tradotto letteralmente dall’inglese significa “mostra, non raccontare”, anche se la suddetta definizione, a mio parere, non dice molto su quel che preveda in pratica la nostra regola – ed è forse per questo motivo che si discute sempre in modo acceso, quando si parla di Show, don’t tell.
Che cosa vuol dire, dunque, mostrare? In cosa si differisce dal raccontare?
Fino a qui la cosa è semplice: mostrare significa fornire a chi legge dei concetti concreti che stimolino l’attenzione del lettore e lo coinvolgano nella storia. Affinché ciò sia possibile, lo scrittore deve dare al lettore dei dettagli vivi, reali; dettagli che richiamino immagini, sensazioni, suoni, odori e, in generale, tutto quel che è ricollegabile ai cinque sensi.
Raccontare, invece, vuol dire limitarsi a riferire tutti questi dettagli, spesso esprimendo dei giudizi a riguardo.
Vediamo subito un esempio per capire meglio:
Riccardo è un bambino molto timido e insicuro.
In questo caso, il narratore ci sta dicendo com’è Riccardo: sta giudicando il suo carattere secondo i propri canoni, e dal momento che questi canoni non vengono comunicati al lettore, quest’ultimo è costretto a prendere questa informazione così come gli viene data.
“Molto timido e insicuro” è un’espressione astratta: ci sono diversi modi di essere timidi, e non sapremo mai se Riccardo è timido e basta oppure se è timido solo in certe occasioni e con certe persone, oppure quanto è insicuro. Questo è raccontare.
La stessa situazione mostrata, invece, potrebbe essere questa:
La maestra soppesò a uno a uno tutti i suoi alunni.
«E tu, Riccardo? Che ne pensi?»
Il bambino sentì le proprie guance avvampare. “E adesso cosa dico?», pensò, mentre un nodo di terrore gli serrava la gola.
«Avanti, tesoro, non ti mangiamo mica!», insistette la maestra.
Riccardo deglutì, vedendo che l’intera classe puntava gli occhi su di lui. Ora come mai avrebbe voluto che una voragine si aprisse sotto il suo banco e lui venisse risucchiato negli abissi della terra.
«Be’, ecco… io sono…»
«… un completo idiota!», completò la voce di Marcello proprio alle sue spalle. Una valanga di risate sommerse tutto, persino la voce furente della maestra.
Questo era troppo. Riccardo nascose la testa tra le braccia, e in un attimo le maniche della sua felpa furono pregne di lacrime.
Come potete vedere, in questo caso sono i dettagli concreti a comunicare al lettore che tipo è Riccardo, non più un semplice aggettivo: chi legge potrà così elaborare una propria opinione sul suo carattere, non limitarsi ad accettare quella che gli viene proposta. Inoltre, la partecipazione emotiva è molto maggiore in questo secondo caso: il lettore è coinvolto nella storia, quasi come se fosse a fianco del personaggio, mentre è ovvio che con un “era molto timido e insicuro” tutto ciò non succede.
In definitiva, mostrare è un modo più efficace di narrare rispetto al raccontare, perché è maggiormente in grado di appassionare chi legge.
Altri motivi per i quali mostrare è preferibile al raccontare?
• Innanzitutto, perché fino a prova contraria uno scrittore scrive per cercare di interessare i lettori. Mostrare una situazione, come ho già scritto, tiene viva l’attenzione di chi legge, lo coinvolge, lo fa sentire parte della storia. E se un lettore deve occupare il suo tempo per leggere 400 pagine di romanzo, meglio che la sua sia una lettura piacevole e coinvolgente, non trovate?
• Al contrario, il raccontato tende a essere noioso, perché chi legge non riesce a calarsi all’interno delle situazioni.
• Il mostrato rimane impresso nella mente del lettore: se io, scrittore, faccio vedere una signora con il volto pieno di rughe che cammina a fatica, appoggiandosi di peso al suo bastone e trascinando un passo dietro l’altro, il lettore avrà subito a disposizione l’immagine reale di una donna vecchia; se invece mi limito a dire “Franca è un donna vecchia”, facilmente chi mi legge si sarà scordato questa informazione nel giro di poche pagine.
E se magari il fatto che “Franca è un donna vecchia” fosse stato di vitale importanza nella storia?
Qui veniamo a un altro punto molto importante:
• Mostrare obbliga a scegliere cosa è importante per la storia e cosa no. Se sapere che Franca è vecchia fa andare avanti il corso degli eventi, allora è bene mostrarlo, per i motivi di cui sopra. Se invece non serve, è meglio tagliare tutto. (Volendo, si può anche pensare di usare il raccontato, ma di questo parleremo nelle prossime puntate.)
• Un’altra regola della scrittura vuole che il narratore non esprima giudizi personali. Questo è un errore da evitare, perché il narratore deve limitarsi a narrare la sua storia: se questo non avviene, sembra che sia stato lo stesso autore a infilarsi nel racconto per esprimere quel che pensa lui.
Pensate alla situazione che ho proposto prima come se fosse un film; pensate se nella scena di Riccardo alle prese con la sua timidezza fosse spuntato il regista con un cartello con su scritto “Riccardo è timido”. Non trovate che vi sareste arrabbiati pensando: «Non sono mica scemo: lo vedo da solo che Riccardo è timido!»?
Con questo, naturalmente, non sto dicendo che raccontare sia il male assoluto, né che il mostrato vada sempre bene. Raccontare, di per sé, non è un errore: parlo affidandomi alla mia esperienza di lettrice – ma sono certa che anche altri saranno d’accordo con me – quando dico che ho letto diversi libri che prediligevano il mostrato e che non mi sono affatto piaciuti e, viceversa, altri che di mostrato non avevano una virgola e che si sono rivelati piacevoli.
L’abilità dello scrittore non deve essere mostrare tutto indistintamente, ma essere in grado di usare le tecniche che gli vengono fornite in modo intelligente, sapendo quando è giusto mostrare un dettaglio importante o, magari, raccontarlo.
Nei prossimi articoli, in particolare, affronterò temi quali:
• Come riconoscere il raccontato e, quando necessario, trasformarlo in mostrato;
• Come mostrare con più efficacia;
• Quali sono gli errori più frequenti;
… ma anche:
• Quando è preferibile raccontare invece che mostrare;
• È vero che “le regole uccidono l’arte”?
… naturalmente fornendo ogni volta nuovi esempi a riguardo.
In attesa del prossimo articolo, ti consiglio di dare un’occhiata anche a questi approfondimenti:
• Su Gamberi Fantasy: http://fantasy.gamberi.org/tag/show-dont-tell/
• Su Fantasy Eydor: http://www.fantasyeydor.com/it/articoli/show-dont-tell-la-mappa-mentale-in-5-passi
• Su Jerz’s Literacy Weblog (EN): http://jerz.setonhill.edu/writing/creative1/showing/
• Su Dailywritingtips (EN): http://www.dailywritingtips.com/show-dont-tell/
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