Schultz
Ed eccoli qui i protagonisti di Showbiz: Riccardo Modesti, conduttore televisivo (I protagonisti della notte) ed organizzatore da trent’anni a questa parte della sfilata Miss Intimo; Massimo Marino, anche lui con un passato, e un presente, televisivo. Qualche partecipazione cinematografica, la battaglia vinta contro un tumore, lo vediamo svolgere ora la sua attività all’interno di strip club e discoteche; il mitico microfonista del citato Maurizio Costanzo Show, Schultz, all’anagrafe Luigi Lattanzio, tecnico del suono per varie trasmissioni, il cui soprannome (l’omonimo shampoo) è scaturito dalla bionda capigliatura che sfoggia tuttora, attualmente dedito a dipingere quadri, così come Stefano Natale, vicino di casa ed amico d’infanzia di Carlo Verdone, fonte d’ispirazione per alcuni dei suoi personaggi (Leo e Mimmo, rispettivamente Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone), che abita sempre nello stesso stabile a Ponte Sisto.
Si ritrovano spesso insieme, al tavolo di un bar, quattro chiacchiere, il ricordo di un passato forse trasmutato da una certa mitizzazione nel confronto col presente, ma senza alcun sentore di rimpianto o disillusione.
Prevale, forse, una soffusa malinconia insieme alla consapevolezza, sottointesa, di come la complessa macchina dello spettacolo possa da un momento all’altro distruggere o trasformare quanto creato poco prima a suo uso e consumo.
Stefano Natale
Sullo sfondo la Capitale, rappresentata nella vitalità offerta da un ancora presente afflato popolare, lontana dalla visione centralizzata di un’immobilità “turistica” e quindi estremamente reale nei vari passaggi visivi dagli appartamenti alla Magliana alle feste eleganti in centro, dai locali alla moda alle serate estive con tante famiglie ad assistere a sfilate, concorsi di bellezza o gare canore.
Showbiz, ad avviso di chi scrive, ha il suo punto di forza nella rappresentazione di una pulsante umanità, espressa in particolare dai “fantastici quattro”, che non esitano a tornare protagonisti, anche solo per una sera, ma hanno intuito come il quarto d’ora di celebrità descritto ad inizio articolo non possa perpetrarsi all’infinito, fino a giungere ad una confluenza con la vita reale, volta a mascherare la propria identità, quella più intima e profonda.
A renderli vincenti è la loro veridicità, la consapevolezza di voler vivere così come si è, al di là di ciò che si è stati o di quel che si vorrebbe essere.
Pur con i toni guasconi da esperti viveurs a celare una certa amarezza, hanno ben compreso come la vita sia degna di essere vissuta nella sua totalità, nel classico alternarsi di gioia e contrarietà a farsi riflettori puntati su quel palcoscenico dove, volenti o nolenti, citando Shakespeare, siamo tutti attori chiamati a recitare la nostra parte.