Di Francesco Filini
LA CONCESSIONE DEL CREDITO, L’INVESTIMENTO, IL DEBITO
Tutti conosciamo le immense difficoltà che si incontrano quando si va in banca a chiedere un prestito, un mutuo o un finanziamento per un’attività imprenditoriale. Oggi il meccanismo è totalmente ribaltato da come lo avevamo conosciuto all’inizio: non sono più le persone (i commercianti) a doversi fidare delle banche (il custode) ma le banche a doversi fidare delle persone. E praticamente nella totalità dei casi, oggi le banche non si fidano. Per erogare un mutuo o un prestito pretendono delle garanzie: busta paga, reddito, altri prestiti di altri istituti in corso, comportamento nell’estinzione di debiti precedentemente sottoscritti, beni mobili o immobili da
fornire in garanzia ecc…
Sappiamo altrettanto bene poi, almeno i “fortunati” a cui viene concesso l’accesso al credito, le difficoltà che si incontrano nel portare a compimento un investimento e i rischi che questo comporta nell’instabilità del mercato di oggi. Il tutto è ulteriormente aggravato dalla spada di Damocle che incombe sulla testa dei “fortunati” a cui la banca ha concesso il credito: il debito maggiorato del costo del denaro, meglio come conosciuto come TASSO d’INTERESSE. Nel nostro sistema i tassi d’interesse sono esageratamente alti: in alcuni casi arrivano quasi ad equivalere i valori di tasso d’usura stabiliti dalla legge 108/96. Ma non è l’eticità dei tassi d’interesse, di sconto o di usura l’oggetto del ragionamento, ma il procedimento attraverso il quale la banca eroga il denaro.
Facciamo un esempio concreto. Il sig. Pinarelli, stanco di pagare un affitto a cifre altissime per un alloggio di periferia, decide di comprare una casa. Ha uno stipendio medio, guadagna 1500 euro mensili ed ha un posto a tempo indeterminato. Ha 35 anni, nel corso del tempo ha risparmiato e con un piccolo aiuto della famiglia riesce ad anticipare 20.000 €. La banca è disposta a concedergli fino a 230.000 che
sommati ai 20.000 fanno i 250.000 per comprare una casa di 80 mq immediatamente fuori al Raccordo. La banca è disponibile ad accordargli un tasso variabile ed una rata di circa 900,00 € mensili per 30 anni. Ovvero, se il tasso rimarrà quello iniziale (cosa impossibile), il sig. Pinarelli dovrà restituire alla banca 324.000 € in 30 anni. Se avesse optato per un tasso fisso avrebbe corrisposto una rata di circa 1100 € mensili, per un totale di 396.000 €, ovvero 230.000 +
166.000 di interesse. Ma cosa ha fatto la banca per pretendere indietro questa cifra oltre a quella del prestito?
Con una semplice operazione elettronica ha creato “dal nulla”, alla velocità della luce (la velocità dell’impulso elettronico è stimabile in circa 300 km/h), l’ingente somma di denaro indispensabile al raggiungimento del fine del Sig. Pinarelli. Poche decine di bytes hanno acceso la speranza di un uomo disposto ad accollarsi un debito pari a 2/3 del suo stipendio fino all’anno in cui potrebbe raggiungere l’età per riscuotere una pensione che molto probabilmente non vedrà mai. Poche
decine di bytes hanno condannato il sig. Pinarelli ad una vita di sacrifici. Ma com’è possibile creare denaro “dal nulla”?
IL SISTEMA AUREO, IL MOLTIPLICATORE BANCARIO E LA RISERVA FRAZIONARIA
Il sistema aureo, anche detto Gold Standard, è il sistema monetario secondo il quale la moneta circolante è vincolata alle riserve di oro che il paese possiede. Il Gold Standard è stato un sistema in vigore dal XVIII secolo fino al 1971, è un sistema convertibile: la banconota rappresenta un quantitativo fissato in oro ed essa è convertibile in oro. L’oro giaceva nelle banche e queste emettevano moneta (banconote) sulla base dell’oro che giaceva nei loro caveau. In quest’immagine
del dollaro dell’epoca si legge chiaramente la scritta: “in gold coin payable to the bearer on demand” ovvero “pagabili (convertibili) in oro al portatore che ne fa richiesta” Quindi, nel sistema aureo, la quantità di moneta circolante rappresenta il corrispettivo in oro che giace nelle casse delle banche. Fino al 1971 chiunque poteva andare in banca con magari 100.000 delle vecchie lire e pretendere in cambio il corrispettivo in oro.
Facciamo un passo indietro e torniamo ai tempi del custode dell’oro. Abbiamo visto come il banchiere, da semplice custode3contabile, sia diventato con la presa di coscienza di sè un soggetto sociale super corteggiato, per la facoltà che si è autoattribuito di prestare denaro di altri pretendendo in cambio un interesse. Ma quali sono i limiti della concessione del credito del banchiere che detiene oro?
Per un ragionamento intuitivo viene da pensare che se un banchiere ha nel suo deposito 100 monete di oro possa prestare al massimo un quantitativo uguale a ciò che il criterio di uniformità statistica di cui abbiamo parlato in precedenza possa permettergli. Semplificando, il banchiere sa che delle 100 monete d’oro soltanto una percentuale potrebbe venir richiesta indietro, magari il 20% dell’ammontare dei depositi. Per il ragionamento intuitivo vien da pensare che il banchiere su
un ammontare di 100 possa arrivare a concedere credito per un quantitativo pari ad 80, tenendo 20 in riserva di liquidità qualora qualche depositario venga a reclamare il corrispettivo versato, ma non è così che stanno le cose. Grazie al meccanismo del moltiplicatore bancario, un deposito di 100 da luogo a un potenziale credito di 500, in virtù del quale la banca è autorizzata a creare
“moneta di banca”. Questo perchè esiste una rapporto di relazione inversa tra il margine di riserva obbligatoria e il tetto del credito concedibile. Ogni riserva di 20 monete d’oro da luogo ad un potenziale prestito di 100 monete d’oro rappresentate dalla moneta bancaria creata. Quindi un deposito di 100 (20X5) da la facoltà alla banca di stampare ed emettere in circolazione 500
(100X5) monete di banca (banconote) convertibili in oro.
Il premio nobel Paul Samuelson, spiegò bene il meccanismo della riserva frazionaria e del moltiplicatore monetario, arrivando a dimostrare come il sistema bancario possa arrivare a concedere prestiti per un quantitativo di ben 50 volte superiore al deposito bancario, individuando la quota di riserva al 2% (oggi si arriva all’1,5%!). Quindi su un deposito di 100 euro il sistema bancario (e non la singola banca) può arrivare a concedere un credito di quasi 5000 euro, attraverso il meccanismo dei depositi continui: chi prende dei soldi in prestito, questi,
in una maniera o nell’altra, presto o tardi, sono destinati ad essere nuovamente depositati per poi essere riprestati. Ecco il meccanismo secondo il quale una banca può arrivare a concedere al Sig. Pinarelli i famosi 230.000€, creando “dal nulla” nuova moneta (in questo caso nemmeno cartacea perchè elettronica). Ma in questo ragionamento c’è qualcosa che non torna.
Nel sistema aureo abbiamo visto come le banche abbiano la facoltà di creare moneta sulla base delle riserve d’oro giacenti nei depositi. Ma abbiamo detto che dal 1971 il sistema aureo fu abbandonato. Ma se prima era l’oro in riserva a giustificare la creazione di moneta, oggi questa come avviene?