Il richiamo a vincere la sfida dell’accoglienza
Nella Lettera alla diocesi il vescovo Fragnelli invita ad aprirci alla speranza di un “mondo migliore”
Oggi in tutte le chiese del mondo si celebra la centesima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e porterà a riflettere sul tema voluto da Papa Francesco: «Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore». Fu istituita da Benedetto XV a ridosso della prima Guerra Mondiale per venire incontro alle numerose famiglie costrette, tra la seconda metà dell’’800 e i primi del ‘900, a lasciare le loro terre per emigrare all’Estero ma anche in previsione dei danni provocati dal conflitto imminente che avrebbe prodotto nuova povertà e abbandono, da parte delle famiglie, dei propri luoghi di affetto e di vita quotidiana, alla ricerca di pane e benessere.
Il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, dopo aver messo al primo posto i “nuovi poveri”, a partire dal suo insediamento, in un messaggio inviato alla diocesi per l’occasione, in considerazione che il fenomeno avvolge il nostro territorio in maniera corposa (20 mila presenze circa d’immigrati in provincia, con un CARA, un CIE e 17 case di accoglienza per un totale di 1.200 immigrati assistiti sono una realtà non indifferente), esorta tutti i credenti, presbiteri, religiosi e laici a vincere la sfida dell’accoglienza. Il vescovo, partendo dalla situazione politica e morale attuale, che potrebbe essere motivo di scoramento, sollecita con Papa Francesco ad aprirci alla speranza di un “mondo migliore”: «Di fronte ai tanti problemi di corruzione e d’insufficienti risorse, mentre anche da noi si affaccia lo spettro della fame e dell’insicurezza sul futuro, siamo tentati di scoraggiarci e di chiuderci, dicendo no a ogni gesto di solidarietà. È una tentazione comprensibile, ma non giustificabile». Con il Papa, il pastore di questa porzione di Popolo di Dio dice chi sono i migranti e i rifugiati che attraversano ogni giorno i confini del nostro e di tanti altri Paesi: «Sono uomini e donne, di ogni età, che diventano una provocazione al nostro mondo vecchio e stanco: accoglierli è lottare insieme per una speranza coraggiosa. I cristiani non si lasciano rubare la speranza anche in questo campo: noi crediamo in un miglioramento della nostra vicenda sulla terra e nella possibilità di costruire una vera cultura dell’incontro e non dello scarto»
Il vescovo, allargando gli orizzonti e guardando alla ricchezza e alle risorse, in senso molto lato, di cui sono portatori i migranti, ci invita a vedere in loro «non solo un problema da affrontare, ma un fratello e una sorella da accogliere, rispettare e amare, un’occasione che la Provvidenza ci offre per contribuire alla costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un Paese più solidale, un mondo più fraterno e una comunità cristiana più aperta, secondo il Vangelo»
La provocazione è e diventa un invito a collaborare congiuntamente con tutte le forze ecclesiali e istituzionali perché si crei un’accoglienza migliore, degna di una società matura, capace di aprire le braccia perché, come diceva Mons. Tonino Bello, si passi dall’indifferenza alle differenze e dalle differenze alla solidarietà e all’accoglienza.
SALVATORE AGUECI
(Pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” del 19/01/2014 a pag. 36)