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Si cerca di trovare il carburante del futuro. alghe, rifiuti , scarti forestali : tutti hanno un’idea da condividere .

Creato il 15 settembre 2011 da Madyur

Basta nutrire le nostri automobili o gli aerei con ingredienti alimentari. Per questo nascono i biofuel di seconda generazione : quelli sono d’origine vegetale ma non sottraggono terreni alle colture alimentari. Ad esempio, riciclando olio delle fritture o il grasso del pollo. Usando gli scarti. Oppure sfruttando le alghe.

alghe_biocarburante_algae_biofuel

Sembra che l’alga sia la “benzina del futuro”. “L’alga contiene olio da cui si può ricavare biodiesel , ma anche carboidrati da far fermentare per ricavarne etanolo , e ancora vitamine e proteine , da cui si possono ottenere mangimi e integratori per l’alimentazione umana. L’alga inoltre è tutta utilizzabile e non si butta nulla : persino la parte esterna che racchiude la cellula si può utilizzare per la produzione di bioplastiche. Nel futuro c’è sicuramente una tecnologia basata sulla produzione di green chemicals dalla alghe” spiega Mario Tredici , ordinario di Microbiologia Agraria dell’Università di Firenze e presidente dell’European Algae Biomass Association.

Certo il raggiungimento e il risultato su scala industriale è ancora lontano. Le rese energetiche sono ancora basse bisogna individuare i ceppi adeguati , le tecniche più efficienti e quelle più economiche. Si rischia che questa risorsa dopo l’entusiasmo iniziale , venga accantonata perché non si è pronti a garantire le sue rese commerciali.

L’alga offre grandi vantaggi , tra cui quello che la sua coltivazione si può fare direttamente a mare : o lungo le coste o su terreni abbandonati o semidesertici dove è disponibile solo acqua salmastra e che quindi non si possono coltivare. La tecnologia delle alghe marine non occupa terreno e non necessita di acqua dolce.

Il gruppo che fa capo all’Università di Firenze lavora da tempo allo sviluppo di un fotobioreattore low cost che sta per immesso al mercato , oltre che alla produzione di biocarburanti dalle alghe. A verificare la scalabilità industriale penserà nei prossimi anni il progetto Biofat, finanziato dall’Unione Europea con l’ambizioso progetto di provare la fattibilità della coltura di microalghe marine a Cartagena , Spagna.

Nell’attesa che le alghe mostrino le loro potenzialità , i ricercatori battono diverse altre strade per altri produttori di biofuel che non competano con l’alimentazione umana. Il sindaco di Barcellona ha deciso di aprire una serie di “Puntos verdes” in cui è possibile conferire l’olio usato. In poche settimane ha raccolto 200 mila litri di grassi esausti che possono essere destinati alla produzione di biocarburanti.

In Canada il biodiesel della Energy Innovation Corp verrà prodotto ricorrendo ai semi di lino. Mentre in Ontario la Rentech userà scarti forestali : il biocarburante che verrà prodotto sarà usato come propellente per aerei e permetterà di risparmiare 600 mila tonnellate di co2 l’anno.

Negli Stati Uniti si prova con il pollo. Si vuole usarlo come carburante per aerei , se le sperimentazioni della Nasa che sta conducendo su un Dc-8 danno buoni risultati. Il biofuel ottenuto da grasso di pollo è a basso costo e sostenibile sotto il profilo ambientale. La britannica Greenergy ha annunciato di produrre biodiesel dagli avanzi di cibo , tra cui patatine fritte , torte , paste e alimenti scaduti. L’impianto processerà oli e grassi contenuti nei cibi , li purificherà e li convertirà in biofuel ottenendo anche il risultato di ridurre la massa dei rifiuti prodotti dalle aziende del comparto alimentare.

La compagnia statunitense Solena ha deciso di portare avanti il business del biodiesel ottenuto dai rifiuti. La compagnia ha stretto un accordo con Alitalia per verificarne la fattibilità di un impianto da costruire vin Italia e cui produrre biofuel partendo dai rifiuti.


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