si comincia con il west...

Creato il 02 gennaio 2014 da Omar
Si fa presto a dire morto. Il cinema western, per il quale in molti hanno ripetutamente intonato il De Profundis, risorge di continuo incarnandosi nel 2013 in due nuove, inaspettate pellicole provenienti dagli U.S.A. Messo da parte il sentito omaggio al genere di Tarantino (di Django Unchained abbiamo discettato qui, e non ci smuoveremo dal giudicarlo per ciò che è: un sontuoso e fulgido esempio di quel metacinema traboccante di citazioni in cui il maestro eccelle, ma «is not a western»!!!) ci pensano due registi semisconosciuti ad affondare le mani nella carne e nella polvere della Frontiera, con due titoli che, per puro caso, sono stati girati nei medesimi, splendidi paesaggi del New Mexico e hanno entrambi nella volontà di una donna il fulcro del racconto. Si tratta di Dead Man's Burden, firmato da Jared Moshe, e di Sweetwater, by Logan Miller.Il primo è fatto davvero con due lire, a dimostrazione di quanto si possa ancora realizzare un cinema di livello con mezzi tutto sommato ridotti. Siamo nel 1870, e un'America devastata dal conflitto della Guerra Civile tenta di ricucire i propri pezzi. Martha (Clare Bowen) e suo marito Heck (David Call) vivono in una fattoria che il padre di Martha ha acquistato nella frontiera rurale del New Mexico, e faticano a tirare avanti. Quando una compagnia mineraria si dice interessata a comprare la loro terra, Martha e Heck possono sperare in una vita migliore. Ma i loro piani di rinascita vengono presto complicati quando il fratello maggiore di Martha, Wade (Barlow Jacobs) - da tutti creduto morto in guerra -, torna a casa dopo aver appreso della morte del padre. Fuggito dall'Esercito dell'Unione, Wade scopre che Martha ha qualche segreto nell'armadio. Quando i due fratelli si riavvicinano, sospesi tra il desiderio di riconciliarsi con l'unica famiglia che hanno e le loro convinzioni contrastanti, la tensione e i sospetti iniziano ad aumentare.
Il film ci regala scorci di una bellezza estenuante, e rappresenta in maniera credibile e appassionata un dramma quasi shakesperiano di fratelli in armi. Poca azione ma ben congegnata (ottime le sparatorie, credibili e mai videoclippare, e decisamente riusciti i costumi, tutt'altro che griffati e anzi sovente sfatti e slargati come devono essere stati quelli indossati dai primi pionieri). Una nota di merito anche agli attori, i cui volti anonimi aiutano a rendere plausibili le atmosfere rurali di quell'epoca e che - soprattutto l'interprete femminile - riescono a infondere la propria recitazione di un convincente mix di fierezza e turbamento. Ottimo prodotto, grandi sviolinate da western contemporaneo.Anche il secondo lungometraggio ha dalla sua le qualità tipiche di un prodotto indie, anche se bisogna segnalare subito che, potendo contare su un gruppo di interpreti di prestigio (primo fra tutti il buon Ed Harris, da sempre innamorato del western e qui in veste di co-produttore), risulta un progetto con a disposizione qualche vantaggio finanziario maggiore rispetto all'altro film.
Passato con più di qualche buona critica all'ultimo Torino Film Festival, Sweetwater s'invola con una prima parte davvero strabiliante, con una rappresentazione del male molto mccarthiana cui giova non poco l'interpretazione di Jason Isaacs nelle vesti di un predicatore pazzo, invasato e cattivissimo. Ma anche lo sceriffo governativo di cui veste i panni Harris non scherza.
La storia s'impernia sul malaffare di una cricca di maggiorenti di una cittadina sperduta e sulla vendetta di una ex prostituta cui il predicatore (che è anche un ricco allevatore con tanto di chiesa di seguaci al seguito) ha fatto uccidere il marito. Lei è di una bellezza francamente disarmante (è January Jones, la biondina di Mad Men, un bijou), la fotografia è da sturbo ed è un vero peccato che la parte finale dell'opera abbandoni il rigore e la poesia che aveva imbastito sino ad allora per trasformarsi in un modesto vengeance-movie senza troppe pretese, ma la concezione del west di Miller, insufflata dalla bravura di tutto il cast, fornisce sicuramente ulteriore linfa a un genere che continuerà (sempre) a scaldare i cuori degli appassionati ;-)

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