Lo scrittore Paul A. Valenti nel suo primo libro dal titolo “Io amo me stesso ma è amore non corrisposto” ci aveva raccontato la sua storia, attraverso una biografia ironica, che trova il suo compimento in questo secondo romanzo: “Si dice che si vive una volta sola, ma purtroppo non sempre è così…”.
Paul A. Valenti nel libro “Si dice che si vive una volta sola, ma purtroppo non sempre è così…” racconta la storia di un ragazzo che conduce la sua vita in maniera un po’ superficiale, credendo di avere il destino a suo favore, e durante il suo percorso si sente osservato da un vecchietto.
Quell’anziano è lui stesso a ottant’anni, emigrato in Asia e tornato dopo oltre quarant’anni per incontrare se stesso da giovane.
Nel romanzo “Si dice che si vive una volta sola, ma purtroppo non sempre è così…” s’incontrano quindi due realtà distanti nel tempo e due uomini molto diversi tra loro, nonostante la persona sia la stessa.
Leggendo il libro di Paul A. Valenti si ha la possibilità di conoscere i pensieri di Paul, che raccontandosi non solo ci mostra come l’esperienza possa modificare ogni uomo rendendolo un po’ più saggio, ma fa andare a fondo sui vari argomenti su cui il protagonista si trova a riflettere.
“Che altro è la vita dei mortali se non una specie di commedia nella quale gli attori che si travestono con vari costumi e maschere entrano in scena e recitano la loro parte finché il regista li fa scendere dal palcoscenico?”
Questa è una storia senza tempo, incredibile, assurda, difficile da raccontare. Potrebbe sembrare una fiaba, e come in ogni favola ci sono tristezza e meraviglia. Questa, però, non è una leggenda, come non può essere una favola il paradosso dell’esistenza.
Questa è la storia di Paul, ventenne, che da un po’ di tempo si sente osservato da un anziano, spiato da un vecchietto che si nasconde tra le pieghe della vita e lo guarda da lontano, con occhi di compassione.
Ma questa è anche la storia di Paul, quasi ottantenne, emigrato in Asia alla significativa età dei 33 anni e tornato a casa più di quarant’anni dopo, per trovarsi davanti, paradossalmente, se stesso ventenne, nella sua quotidianità di allora, quando non sapeva di essere giovane e s’illudeva di avere il destino in mano e la felicità ad attenderlo dietro l’angolo.