Si è offesa, la ministra delle inopportunità impari

Creato il 22 giugno 2013 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

“Sono onesta e non mi dimetto. Non sono una cittadina infallibile ma una cittadina onesta”.

Si fa scudo delle 38 medaglie e del sostegno di tanti  che l’invitano a continuare.  E’ proprio offesa.

Berlusconi e non solo fanno scuola: ha un piglio sprezzante e scandalizzato, la Idem, invita a non disturbare la ministra, che anche da vogatrice  aveva ben altro da fare,  fa infatti parlare il suo Ghedini personale,  che mette in campo il ravvedimento operoso e denuncia l’immancabile montatura mediatica.  E poi in Germania “nessuno si sarebbe dimesso per una cosa simile”.

Non fosse già cittadina italiana dovremmo dare la cittadinanza onoraria alla Ministra delle Pari Opportunità. E al contempo denunciarla per abuso di titolo, come caso esemplare ed emblematico di sfruttamento di opportunità dispari, di occasioni disuguali, di possibilità differente e discriminante, neanche la sua palestra fosse una cappella votiva, una chiesetta meta di pellegrinaggi e nemmeno l’esibizione di meriti sportivi  potesse esimere dal rispetto delle leggi, dall’osservanza delle regole, come finora spettava solo a magnati della televisione. La verità, e ne abbiamo di casi sotto agli occhi, è che appena si approda al potere  - e si direbbe  non ci sia strada virtuosa per arrivarci –  si cade preda della certezza inaffondabile di aver meritato  l’incarico e la funzione che si è chiamati a svolgere,   incontrastabili,  inviolabili e inconfutabili come un dogma,  come una “santità”, come un imperio.

In effetti non si comprende come si permettano i sudditi di mettere in dubbio “insapute” cristalline, distrazioni veniali, per non dire di disinteressi che denunciano una vezzosa superiorità, un distacco comprensibile  e originato dall’affaccendarsi nobile e dallo spendersi per la fama, la gloria e il bene del Paese.

Si, la signora Idem ha  adottato gli usi e le consuetudini del paese ospite, magari limitando la sua rivendicata onestà alle competizioni sportive: non si sarà certo dopata, non avrà magari puntato alle scommesse clandestine, non avrà stordito con una micidiale pagaia una concorrente. Ma poi ha approfittato di quella leggiadra, unanime e aerea confusione creativa, tra condoni, scudi e ravvedimenti operosi, che equipara generosamente atti illegali, infrazioni criminose e maleducate inopportunità.

Nelle more di semplificazioni, gestioni delle emergenze, fare e disfare, ho perso il conto delle misure a beneficio di cittadini e imprese che non sono in condizione di pagare le tasse, ma ricordo bene invece che la busta paga di gennaio dei terremotati emiliani era stata disinvoltamente svuotata a fini fiscali, ricordo quanti affittuari si accingano ad occupare case vuote, perché vengono cacciati dai loro alloggi di enti crudeli e avidi, per non parlare dei sucidi tramite mutuo capestro.

Non è sportivo, signora ministra, approfittare dell’handicap di una condizione di privilegio esaltata da meriti olimpionici, non è “opportuno”, signora ministra, beneficiare di uno status che la rende impari in quanto superiore ai cittadini, non è leale, signora ministra, vincere seguendo la corrente delle disuguaglianze che travolge quelli più esposti, più deboli, gli ultimi, donne e bambini magari, cui non spettano scialuppe e salvagente.

E non è nemmeno ”tedesco”: in Germania hanno scaricato prontamente un presidente gradito alla Cancelliera per aver scopiazzato la tesi di laurea. Mentre qui le tesi taroccate hanno piena cittadinanza, come le campionesse disinvolte, i sottosegretari che comprano a prezzi d’occasione case terremotate al Colosseo, luogo topico della retorica dell’insaputa a lei così gradita. E dire che l’unica ricaduta accettabile dell’essere un protettorato commissariato dal suo Paese, potrebbe essere proprio una certa teutonica intolleranza  calvinista nei confronti di comportamenti moralemente poco “opportuni”.