Sì Euro o N(o)euro?

Creato il 28 dicembre 2012 da Lundici @lundici_it
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Una gioventù senza freni, dieci anni di fidanzamento, undici di matrimonio. Poi torna la nostalgia dei fasti giovanili e nasce la voglia di mollare tutto. Ma l’orologio non torna indietro, sarebbe una scelta irrimediabilmente sbagliata e definitiva. Ecco il bilancio di undici anni di matrimonio con l’Euro. Forse qualcuno si ricorderà della storia di Matteo e Konstantinos, della loro gioventù bruciata e sprecona, di come i virtuosi Hans e Michel li abbiano salvati dalla bancarotta con una sorta di “strozzinaggio illuminato”. Eppure, tra gli amici di Matteo, c’è chi rimpiange i bei tempi. Mandare a quel paese quei bacchettoni di Hans e Michel non sarebbe la fine del mondo, perchè tanta paura di uscire dall’Euro, come scritto in un acuto ma discutibile articolo dell’Undici.

Matteo, a Maastricht, si è fidanzato e ha cominciato a mettere la testa a posto. Dieci anni insieme alla promessa sposa, una franco-tedesca benestante, anche se un po’ saccente e decisionista. Alla fine, in una romantica notte di Capodanno del 2002, è convolato a giuste nozze e bene o male le cose hanno funzionato. Come spesso accade, i tempi difficili sono poi arrivati, anche un po’ di noia, soprattutto pensando agli anni ruggenti da single. Forse il ventunesimo secolo non è più quello del “Finché morte non ci separi”, ma un matrimonio che compie undici anni il 1 gennaio 2013 merita almeno un bilancio serio e oggettivo.

Per Matteo, mollare la moglie e rituffarsi nelle avventure giovanili potrebbe essere la strada per ritrovare se stesso, per sentirsi nuovamente vivo e padrone, forse è vero. Ma quanto durerebbe? Quanto prima di essere travolto dall’instabilità, dal proprio DNA di cicala? Quanto prima di supplicare la moglie di riprenderselo? Forse ce la farebbe anche da solo, forse troverebbe un nuovo equilibrio. Chi non risica non rosica. Ognuno si faccia la sua opinione, ma personalmente, come testimone di nozze, vorrei esaminare i fatti come tali. Lo faccio partendo dallo stimolante articolo di Luigi Ferrara, ma con opinioni e analisi ben diverse.

Prima di tutto i dati. Quello del confronto “Prima” e “Dopo” è un vecchio giochino, nel quale si è tuffato Berlusconi per la sua ennesima campagna elettorale. In economia, il puro confronto tra “prima di Monti” e “dopo Monti” non è accettabile, non è onesto. Il vero confronto è tra come siamo messi oggi “dopo Monti” e come saremmo messi oggi “se non ci fosse stato Monti“. Ovviamente, i dati del “senza Monti” non sono scritti in un libro contabile. Ma si possono immaginare. Il debito pubblico è aumentato? Certamente. Ma perchè? Non certo perchè Matteo ha continuato a vivere al di sopra delle proprie possibilità. E’ aumentato perchè Matteo cerca (invano) di pagare i debiti pregressi e – notate benissimo – dovrebbe continuare a farlo anche senza l’Euro. A che tasso d’interesse? Beh, qua un’altra ipocrisia frequente e probabile cavallo di battaglia del Cavaliere Disperato. Lo Spread non esiste, è un’invenzione dei comunisti? No, lo spread è la differenza tra il tasso di interesse che paga Matteo e quello che paga Hans. Il tasso che i creditori fissano per Matteo dipende dalla fiducia che lui ispira. Finché è sposato con la franco-tedesca benestante e dimostra di avere la testa a posto è un tasso contenuto, altrimenti per fargli credito, i vari John, Tamagotchi e Sun Yen chiederebbero cifre da strozzini.

Insomma, eliminando i tredici mesi di Monti ci saremmo trovati di fronte un debito ben più alto. Quale sarebbe stata la ricetta alternativa per evitarlo? In Italia?  Forse eliminare l’evasione, favorire la crescita durante una crisi economica globale… ma chi poteva farlo? Come? Più che una legge di stabilità sarebbe servito un Viagra economico a tripla azione.

I consumi crollano, i redditi anche. Si chiama crisi economica (globale). Su questo c’è poco da discutere. Però anche sulla perdita di potere d’acquisto mi sento di dissentire profondamente da quanto affermato nell’articolo in questione. Quale sarebbe il tasso d’inflazione senza l’Euro? Con una moneta soggetta ai capricci di svalutazione del governante di turno? Anche qui non si può mentire, basta guardare i tassi di inflazione in epoca Lira, sempre e regolarmente a due cifre. E anche in questo caso non si può non dire che il potere d’acquisto dipende dalla credibilità della moneta! Facile prevedere che senza euro torneremmo rapidamente a tassi di inflazione vicini al 10%, per avere un recupero dei poteri d’acquisto dovremmo anche immaginare che l’Italia possa avere retribuzioni in crescita a più del 10%? Non so chi sia il mago economico in grado di far ciò, non è stato Monti di sicuro, ma non mi immagino che lo possano essere Bersani, Berlusconi o Grillo.

Draghi, Monti e lo spread. Mi piacerebbe chiedere a Draghi se anche lui pensa che lo spread si sarebbe comportato allo stesso modo con Berlusconi. Quello stesso spread che è balzato di venti punti al solo annuncio del vecchio monarca di scendere nuovamente in campo. Ora, su come reagisca lo spred, su come i mercati leggano la politica italiana, si rimane forse nel campo delle opinioni personali, difficile portare fatti. Però dobbiamo opinionare in maniera trasparente. Chi pensa che i mercati finanziari e gli speculatori si comportino allo stesso modo con Monti e con Berlusconi può legittimamente pensare che lo spread non debba essere un metro di valutazione. Ma chi la pensa diversamente deve rassegnarsi a considerare questa variabile così mediatica e artificiosa come un elemento importante. E’ la variabile che ci dice, tra l’altro, quanto costano i nostri mutui, quanto costa alle imprese investire.

Disoccupazione e scelte del governo. Qua è più difficile dissentire con il Ferrara. Anch’io penso che questa fine legislatura abbia penalizzato il lavoro, in un’ottica eccessivamente liberista e orientata alla finanza. Però, troppo spesso dimentichiamo che Mario Monti cercava di governare un timone con un peso appeso a ciascun lato, Berlusconi da una parte e Bersani dall’altra. Non poteva girarlo di più di dieci-quindici gradi, altrimenti gli avrebbero staccato la spina, per usare un’orribile metafora particolarmente ‘trendy’. Ecco, se vogliamo parlare di fatti, forse dobbiamo parlare di età pensionabile. Un paese che tiene al lavoro i più vecchi e lascia fuori i giovani per risparmiare sulle pensioni è un paese miope. Favorire il turnover, non bloccarlo, può portare nuova linfa all’economia.

Incertezza su efficienza, corruzione ed evasione. Vedi sopra, vedi Monti’s version. Se dovessi dire qual è stata la mossa più irritante della politica recente, per me è il cosiddetto decreto “liste pulite”, una pura facciata, un’etichetta sul nulla, visto che praticamente non lascia fuori nessuno. Chi è stato condannato, in via definitiva, a meno di due anni può candidarsi? Ma scusate, qua non stiamo parlando di riabilitazione o di “seconda possibilità”, stiamo parlando di rappresentare il popolo italiano. Garantiamo pure la possibilità di lavorare a chi ha scontato la sua pena, ma non in Parlamento. L’ha fatta forse Monti questa legge così morbida? Non scherziamo, leggiamo bene dietro i voti parlamentari, capiamo in che contesto si muove un governo tecnico che si è trovato lì solo perchè nessuno voleva essere sullo scranno più alto per prendere decisioni impopolari.

Uscire dall’Euro? Non confrontiamoci con l’Inghilterra, non è onesto. Gli inglesi consumano, rischiano, investono, hanno una propensione al consumo più alta della nostra. La Polonia? Beh, allora raccontiamola tutta. La scelta è se farci colonizzare dalla Germania o dagli Stati Uniti. Lasciare la benestante moglie franco-tedesca per sposare una facoltosa americana.

Forse è ora di fermarsi, ma avrei molto da aggiungere sulle considerazioni economico-quantiative in favore dell’uscita dall’Euro. Per esempio, mi sembra trattato con troppa leggerezza anche l’argomento su un aumento del 10% dei costi dell’energia. A parte che il 10% avrebbe davvero un impatto devastante sulla media, piccola e piccolissima industria italiana, la nostra competitività andrebbe a farsi friggere. Già oggi, far benzina in Francia costa quasi 15 centesimi in meno al litro, proprio per le tassuccie varie riportate nell’articolo in questione. Ora, eliminare quelle tassuccie dovrebbe essere la priorità numero uno per la crescita, ma diventerebbe pura utopia in un contesto di ritorno alla lira.

Forse è superfluo dire che sono in disaccordo anche con le altre considerazioni economiche, ma diventerebbe una noiosa lezione di economia, se non lo è già. Mi accontenterò – a costo di passare per saccente – di sparare una massima da consulente matrimoniale. Guardare i problemi da un’unica prospettiva non funziona. Intestardirsi sui “difetti dell’altro” senza provare a guardare la situazione a 360° può portare al baratro. E’ frutto della rabbia per le cose che non vanno, dei litigi. Ma non porta alla soluzione. Che il 2013 sia davvero l’anno della presa di coscienza dell’italiano, ma di un italiano informato, capace di guardare alle cose con obiettività, non con slogan e grafici da Porta a Porta.


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