Roma
Il Teatro Eliseo ha riaperto il sipario insieme a suo fratello il Piccolo Eliseo. Una bella notizia, già nota, ma per noi, che siamo molto legati a questa storica e prestigiosa sala della capitale, è una bella emozione.
Entrare nel teatro e trovarlo ben ristrutturato, splendente, con uno staff sorridente, ci ripaga di un anno di chiusura. Eppoi ci sono alcune belle novità come il ristorante Gastone, aperto a pranzo e cena, con alcune proposte interessanti. La sala accoglie lo spettatore con una continuità tra passato e futuro. Tutto è tirato a lucido e funziona.
Luca Barbareschi, nuovo deus ex machina ha fatto un ottimo lavoro ed è stato anche sensibile nel lasciare le poltrone intestate a grandi nomi del teatro e altri, che hanno voluto dedicare alcuni posti della platea. Ha fatto anche un ottimo lavoro per il cartellone, interessante e con un occhio privilegiato al teatro e agli autori di oggi, non solo italiani. Il primo spettacolo, una novità assoluta per l’Italia, Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad, proprio con Barbareschi protagonista e regista è un testo drammatico e contemporaneo, con qualche vena ironica, una pièce forte, che non lascia mai indifferenti.
Noi abbiamo assistito ad una replica di Tempeste solari, un’altra novità, questa volta italiana, uno spettacolo dove dramma e attualità si mescolano in maniera sapiente, grazie soprattutto, oltre ad una regia attenta e mai monotona, alla bravura di Ugo Pagliai, un mostro sacro del palcoscenico da decenni, affiancato da un’altrettanto straordinaria Paola Quattrini, nel ruolo di donna svampita, desolata, attonita, con gli occhi spalancati sul mondo.
I prossimi spettacoli in cartellone promettono novità e pathos.
Mauro Pecchenino