[on air: La Cura -Franco Battiato]
È notte. La casa è immersa in un silenzio che fa mancare l’aria. Fuori qualche grillo, l’abbaiare di un cane e il vociare di nottambuli in una casa poco più in là. Ho provato a prendere sonno ma mi riesce difficile questa sera.
Ti ho lasciato nel tuo letto con gli occhi lucidi, pieni di lacrime che non vuoi lasciar uscire. Ti ho lasciato anche se avrei voluto stringerti forte a me e rassicurarti come facevo quando eri piccolo, quando un abbraccio e un “ti voglio bene” come per magia calmavano all’istante pianti così disperati che avevano il potere di stremarti. Stasera nel mio letto ho sentito la tua tristezza arrivare anche senza vederti e sono venuta da te che guardavi nel vuoto con una matita in mano e un quaderno pentagrammato sul letto. ” Non ce la faccio” mi hai detto.
Figlio mio, come posso infonderti fiducia? Come posso insegnarti che alla prima difficoltà non puoi dichiararti un fallito? Come posso spiegarti che se non hai voglia di far ridere quei meravigliosi occhi scuri hai diritto di farli piangere? Come posso farti accettare che si può essere bravi esecutori senza essere, per ora, compositori e che se anche non comporrai la Musica sarà la tua cura sempre?
Sto facendo uno sforzo sovrumano per lasciarti diventare un uomo. Penso sia grande quanto la fatica che tu stai facendo per lasciare un bambino dietro di te. Accettare questa condizione non è semplice, per te e per me. Vorresti poter camminare solo sulle tue gambe ma ancora hai necessità di appoggiarti a me e io ho paura di lasciarti andare come avevo paura quando ti vidi fare i primi passi, o quando dopo l’intervento ai tendini d’Achille e un mese di gessi, te li tolsero e i tuoi polpacci erano ormai incapaci di sostenerti.
Nella tua vita hai dovuto imparare due volte a camminare e capirai che ogni giorno sarà ‘ imparare a camminare passi nuovi. Saranno spesso passi che penserai di non poter imparare e dirai “non ce la faccio”, come mi hai detto sottovoce questa notte, e come mi dicevi ogni giorno con gli occhi pieni di lacrime in quel freddo reparto di fisioterapia dove non potevo nulla se non dirti ”si invece che ce la puoi fare” la stessa cosa che ti ho detto questa sera, non per tacerti ma perché sono convinta che tu abbia tutte le carte per poter imparare quei passi nuovi ogni giorno…rigorosamente a tempo di musica. Ti amo.