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Si riapre il caso Cesare Battisti, possibile l’espulsione dal Brasile

Creato il 15 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Paolo Gallazzi il 15 ottobre | ore 08 : 51 AM


Si riapre il caso Cesare Battisti, possibile l’espulsione dal Brasile

Probabilmente pensava di poter dormire tra due guanciali, senza più preoccupazioni e con il pericolo di estradizione ormai definitivamente esorcizzato, ma le notti di Cesare Battisti, condannato all’ergastolo in Italia per omicidio e rifugiatosi in Brasile, saranno funestate da un nuovo incubo: l’espulsione.

Il procuratore di Brasilia Helio Heringer ha inoltrato la richiesta ufficiale per la revoca del visto illimitato concesso a Battisti dall’ex presidente Ignacio Lula da Silva alla fine del 2010. Heringer non chiede quindi l’estradizione, ormai non più ottenibile, ma l’espulsione verso Francia o Messico, Paesi nei quali l’ex terrorista ha risieduto prima di trasferirsi in Brasile, oppure una terza Nazione che si faccia carico di accoglierlo.

Facciamo un po’ di luce sulla vicenda.
Cesare Battisti, membro attivo dei Pac (Proletari armati per il comunismo) e condannato all’ergastolo per gli omicidi commessi negli “anni di piombo”, era sfuggito alla giustizia rifugiandosi prima in Francia (nel 2004) e poi in Brasile, passando per il Messico. Nel marzo 2007 fu arrestato mentre si trovava a Rio de Janeiro. A quel punto l’Italia chiese l’estradizione (prevista in caso di condanna per omicidio). Gli avvocati di Battisti però risposero presentando istanza per la concessione dello status di rifugiato politico e, nonostante il parere negativo della commissione della Corte Suprema del Brasile (organo giudiziario deputato a deliberare sulle questioni di estradizione), l’allora ministro della Giustizia (gennaio 2009), Tarso Genro, concesse l’asilo politico a Battisti.

Qualche mese dopo la Corte Suprema, deliberando a favore dell’estradizione, annullò la concessione dell’asilo politico (affermando che nel caso in questione si trattava di reati “comuni” e non “politici”). Tuttavia il supremo organo giudiziario ammise una clausola: la parola definitiva sarebbe toccata al presidente allora in carica, Ignacio Lula da Silva.
Lula il 31 dicembre 2010, ultimo giorno del suo mandato, negò l’estradizione e Battisti fu liberato. Il caso sembrava chiuso, ma non per il procuratore Helio Heringer. Il Ministero pubblico federale di Brasilia (la procura federale della capitale) sostiene l’inammissibilità della concessione del visto a tempo indeterminato per Battisti. Infatti la decisione del presidente Lula di non concedere l’estradizione di fatto non annulla la sentenza della Corte Suprema poiché i reati per i quali Battisti è stato condannato non sono “politici” ma comuni. Infatti all’ex terrorista non è mai stato riconosciuto lo status di rifugiato politico, ma gode semplicemente di un visto permanente. Tale visto, secondo la legge brasiliana, non può però essere concesso ad uno straniero condannato per reati che prevedano l’estradizione (tra i quali l’omicidio) e Battisti era stato giudicato estradabile dalla Corte Suprema.

Naturalmente si prevedono ricorsi e controricorsi, quindi le cose si trascineranno per moltissimo tempo, senza considerare, poi, il rischio di una crisi diplomatica in caso di espulsione. Anzi, di crisi diplomatiche, dato che non è chiaro se Francia o Messico saranno disposte ad accettare il trasferimento (o “deportazione” per usare il termine brasiliano giuridicamente corretto) entro i confini del proprio Paese. Questo empasse giuridico manterrà a lungo Cesare Battisti protetto all’interno di una sorta di limbo (si parla di anni) ed in Francia la casa editrice Flammarion Groupe lancerà a breve il suo ultimo libro. Si preannuncia un limbo dorato in fin dei conti.


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