Come stare attaccati a ciò che desideriamo il più possibile. Come riuscire a considerare l’idea d’essere idealizzati come una persona sola. Non più indipendenti, distinti, ma universi a se così complementari, a tal punto da non poter riuscire a stare senza. Come potevamo stare soli paragonato ad ora, così uniti, così inseparabili. Eppure non è passato tanto tempo da allora, ma la memoria fa brutti scherzi. Ti sembra di ricordare tutto e forse troppo che sembra passata un’eternità. Torniamo parte costante di una persona, un legame da cui siamo stati generati. Siamo nati legati a una persona. Legati in senso proprio e letterale del termine, ma dopo il taglio brusco e netto il bimbo piange. Molti pensano che l’aggressività dell’aria entrata nei polmoni ancora vergini del nascituro possa essere la causa più ovvia … ma non è così.
Il motivo è la separazione da qualcuno a cui siamo stati legati per nove mesi; certo, continuerà a far parte della nostra vita, ci nutrirà, ci coccolerà, ci vorrà per sempre bene, ma quella sensazione di unione e sicurezza sarà difficile ritrovarla . Essere mollati non è bello da grandi, figuriamo appena nati -complimenti a chi ha avuto l’idea di farmi nascere – disse il bimbo piangendo. Col passare dei mesi, comunque, ce ne dimentichiamo e tutto diventa normale, odierno, abitudinario. Pensiamo a mangiare, cagare e dormire e il tempo passa velocemente in questo modo. In seguito, in età adulta, questo modus vivendi non verrà più chiamato periodo fetale, ma semplice cazzeggio… Con l’età che avanza diventiamo dipendenti ma non uniti. Ci abituiamo allo stare soli, badare a noi stessi, pensare a cosa sia più giusto per noi, anestetizzando il ricordo dei precedenti nove mesi passati dentro la pancia di nostra madre che non mancherà di rinfacciarci le sue smagliature sul fianco grosse come lampo da jeans. E così fino alla maggiore età dove il desiderio di riunirsi in alcuni, rinasce come se fosse stata sopita e latente allungo e che ora riesce a coinvolgere interamente la nostra vita, sempre più incompleta, mentre in altri svanisce completamente. Di questi ultimi sarebbe inutile parlare perché si ritornerebbe inevitabilmente al termine “ cazzeggio”, invece ci concentreremo su coloro che invece, la parola “unione” non fa poi così tanto schifo. Come un nodo, forte, robusto, si forma incrociando due lembi di corda così opposti, insignificanti, deboli, inutili; allo stesso tempo due persone a mano a mano che il tempo trascorre si sono incontrati e incrociati senza nemmeno accorgersi del modo. Resi più forti, strattoni o aggressioni a questa composizione risultano vani senza cause gravi. Ma il nodo deve risultare davvero resistente, ben stretto da entrambe le parti, altrimenti poca roba riuscirebbe a scioglierlo. Magari si potrebbe stringere più forte o provare con un doppio nodo, ma la resistenza non sta nel numero di nodi che riesci a fare di seguito, ma nella forza del primo che è alla base di tutti gli altri. Se l’unione fa la forza e se l’uno per tutti e tutti per uno possano essere considerati alla pari di considerazioni ragionate su dati di fatto e non semplici frasi fatte da proclamare quando non si ha niente da dire, annodate la vostra vita con qualcuno che ne possa valere la pena … si stringerà da se …