Mi devo scusare, sono sparita di nuovo. So che i miei numerosi lettori (mio padre, mio fratello, il mio fidanzato) sentono acutamente la mia mancanza e me ne dispiaccio. Prometto però che in un periodo più tranquillo, con meno storia contemporanea da imparare e un’attualità meno difficile da digerire, scriverò ancora dei miei numerosi nemici (si annidano ovunque, eh, è quasi un lavoro).
Oggi però scrivere è quasi un dovere. L’altroieri era Pasqua, lo sapete, e da quel giorno io sento che letizia e bontà spirano nel mio cuore (dite che potrebbe essere un soffio?). Per questo motivo è mio preciso compito, non meno che profondo desiderio suscitato dai caritatevoli sentimenti cristiani che la Resurrezione di Nostro Signore non manca mai di far nascere nel mio animo altrimenti esacerbato dall’odio, affiancarmi alla coraggiosa lotta di un impavido combattente, un eroe senza macchia e senza paura che, sprezzante dei rischi che che le sue precise e puntuali denunce potrebbero attirargli, ha deciso di ergersi, fiero e monolitico, a difesa della nostra amata eppure giornalmente vilipesa Patria, o per meglio dire della pietra angolare della democrazia italiana: la Costituzione. Di questi tempi, lo vediamo tutti, la Carta è continuamente assaltata non già da gruppetti reazionari che sarebbe semplice isolare e far sparire dalla scena politica bensì dalle stesse istituzioni che di tanto in tanto se ne escono con la proposta di modificare questo o quell’articolo (e mi dolgo di constatare che il suggerimento più ardito, quello di ribadire la centralità del Parlamento a discapito di Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale nell’articolo 1, è provenuto da un mio conterraneo, il che mi fa quasi vergognare di essere marchigiana come già diversi provano imbarazzo nel confessare, all’estero, di essere italiani). Se devo esprimere il mio parere, forte di un corso di diritto costituzionale frequentato qualche anno fa direi che a me la Costituzione va benissimo così com’è, né d’altronde posso allontanare il sospetto che qualsiasi modifica operata in questo momento storico sarebbe strumentale agli interessi di qualcuno (è che in questo istante non mi viene in mente chi, ce l’ho proprio sulla punta della lingua) e dunque non ai nostri. Ecco perché dal mio umile spazio voglio rivolgermi direttamente all’alfiere della difesa della Costituzione, sperando che le mie parole non cadano nel vuoto. Quest’uomo valoroso è Carlo Giovanardi.
Qualche giorno fa il Nostro, come sempre incurante delle critiche che gli sono puntualmente piovute addosso, si è scagliato contro l’Ikea. Qui il mio animo attraversa un breve dissidio, perché a me, come a ogni donna, piace parecchio andare all’Ikea e perdermi tra le mille inutili cianfrusaglie che nei loro scaffali diventano seduta stante indispensabili. Ma, se pensavo che l’Ikea fosse soltanto un’innocua multinazionale (per quanto innocue possano essere le multinazionali, s’intende) che nulla avrà mai a che vedere con la politica fintanto che riuscirà a vendere un numero conveniente di librerie Billy al giorno, mi sbagliavo di grosso. In realtà l’Ikea attenta pericolosamente alla nostra Carta, anzi a un solo articolo, il 29. Per intenderci, quello che riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. In che modo? Con questa pubblicità:
Giovanardi, con l’occhio preciso di un Legolas, ha subito individuato la minaccia, ha subito percepito l’insidia delle inconcepibili rivendicazioni della “lobby degli omosessuali” (ecco da che cosa si riconosce la stoffa dell’eroe, dopotutto) – e ha fatto esplodere un caso nazionale. Giusto, dico io. Non appena ho saputo di questo pericolo incombente, infatti, ho perduto immediatamente ogni interesse per i capi di imputazione del nostro Presidente del Consiglio, per il caos delle candidature in Campania, per la pantomima del referendum sul nucleare, per la polveriera del Nordafrica, per il problema dell’immigrazione, per i gruppi neofascisti che hanno infangato la ricorrenza del 25 aprile imbrattando con le loro svastiche i monumenti alla Resistenza. Nossignori, ubi maior minor cessat. Ed è giusto che l’opinione pubblica presti la massima attenzione a questo scandalo, senza dimenticare di rimanere vigile per sventare nuovi assalti.
E qui arriviamo al punto. Io mi sono accorta, ma per esserne sicura vorrei ascoltare il pregiato parere del combattente Giovanardi, che un altro articolo della nostra stupenda Costituzione è stato barbaramente calpestato. Mi sono anche resa conto che nascondere la testa nella sabbia, fingendo di non aver notato niente, mi renderebbe corresponsabile; dunque, devo denunciare quanto ho visto o creduto di aver visto, seppure con i limitati mezzi a mia disposizione e soprattutto perché tutto ciò sembra essere sfuggito a Giovanardi. Non gliene faccio una colpa, sia chiaro. Mi rendo anzi conto che quando ci si dedica anima e corpo a una causa è facile, umano e comprensibile che la foga impedisca di prestare la massima attenzione a ogni cosa e che proprio per questo ognuno deve fare la sua parte. Insomma, bando alle ciance. Ho appena riletto l’articolo 11 della Costituzione, quello che stabilisce che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come risoluzione alle controversie internazionali” e l’ho confrontato con quanto ci racconta oggi l’informazione online.
Giovanardi, per me siamo in palese violazione del principio esposto nell’articolo 11. Intervenga, la prego, con risolutezza com’è sua abitudine e levi la sua voce possente e stentorea contro questo scempio, puntando il dito contro le “lobby della guerra”, ricordando il trattato scellerato che ci lega alla Libia, facendo presente come ci esponiamo a ritorsioni da parte del Colonnello nel malaugurato caso in cui questi dovesse uscire trionfatore dallo scontro. Coraggio, Giovanardi. In hoc signo vinces.
Filed under: Gente senza ritegno, Nemici, Politica