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Siamo ancora dentro "qualche disordinata geometria d’interni natalizia". Ricci/Forte Fondazione Fendi di Roma

Creato il 22 dicembre 2010 da Robertoerre

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“Siete già dentro la performance.”, ti avvisano quando ancora sei in superficie e respiri l’aria della notte romana nel cui cielo sopra il Vittoriale volteggiano centinaia di gabbiani bianchi. Lo stesso candore bianco indossato da un’algida infermiera che si materializza da dentro il vano di un’ambulanza dove porgi diligente la mano per ricevere il timbro, lasciapassare obbligatorio per accedere all’ingresso . “Sei dentro” Some Disordered Christmas Interior Geometries” e stai per scendere nel sottosuolo della città eterna, nel il ventre della basilica Ulna all’interno del Foro Traiano. Benvenuti nel mondo fantasmagorico e visionario di Stefano Ricci e Gianni Forte in cui scorre un fluido bianco e nutriente liquido vitale. Sinonimo di purezza e innocenza, il latte si presentifica: “Bevete più latte/il latte fa bene/il latte conviene/ a tutte le età!”, il finto jingle pubblicitario cantato da un coretto di voci infantili, in forma di ritornello armonico composto da Nino Rota, colonna sonora di “Le tentazioni del dottor Antonio”, il bellissimo episodio firmato da Federico Fellini, inserito nel film Boccaccio ’70, dove la giunonica e formosa Anita Ekberg invoglia Peppino De Filippo a “bere più latte”. Ammaliante sirena pronta a catturare il povero dottore moralista, osservante cattolico praticante, ossessionata da cotanta sensualità. Un uomo dedito alla censura più severa, castigatore dei costumi sociali.

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 Dentro il Silos, invece, sono undici tra uomini e donne, eleganti e sinuose infermiere ad attirare menti e corpi di soli cinquanta incuriositi partecipanti. Si muovono indossando immacolate divise bianche e tacchi vertiginosi. Corpi maschili e femminili uniti da un’aurea erotica e maliziosa offrono con gesto disincantato bicchieri di latte. Immersi in luci fluorescenti violacee sembra tutto fluttuare come in un gigantesco e onirico acquario per soli adulti, in grado di galleggiare nel liquido amniotico di una mater dea pagana e intollerante ai riti conformisti e consumistici, in corso d’opera sopra poche decine di metri nelle vie fleshate e abbacinate da luminarie, come tante lucciole artificiali. Meglio addentrarsi nelle viscere molli di un mondo sconosciuto in discesa rapida, dopo aver assistito a un’improvvisa crisi convulsiva, capace di scuotere i corpi degli undici performer, in preda a fremiti distonici e irrazionali, come improvvise scosse telluriche spiazzanti l’ordine costituito di un inconscio sottoposto a ripetute sollecitazioni in successioni irregolari. 

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Il conformista canto natalizio in piena tradizione ecclesiale non deve trarre in inganno. La “qualche disordinata geometria d’interni natalizia” ancora non si è svelata del tutto. Attraverso le tappe di una via crucis eretica/erotica si viene condotti, attraverso un corridoio – anticamera, catturato da sussurrati bisbigli, frammenti di ricordi natalizi vissuti in epoche adolescenziali, autobiografie rievocate dall’oblio deposito di memorie struggenti e malinconiche. Sulle pareti in bella vista i ritratti delle guide incaricati di condurci verso l’arena del rito finale. Sono i visi di Anna Gualdo, Andrea Pizzalis, Anna Terio, Barbara Caridi, Elisa Menchicchi, Fabio Gomiero, Giuseppe Sartori, Marco Angelilli, Valentina Beotti, Valerio Sirna, Velia Esposito. In un tripudio di specchi, bottiglie di latte, luci al neon, candele, un lillipuziano trenino elettrico che viaggia su un binario che ruota su se stesso in preda a moto perpetuo. Un teatro dell’immaginario collettivo cui si affastellano retaggi di una cultura borghese, reperti archeologici di una società in decadente e irreversibile dissoluzione. L’effetto è claustrofobico dove spettatore e prigioniero sono lo specchio di un io incapace di rifiutare la pena comminata sotto forma di espiazione emotiva. I corpi si denudano svelando un’anima inquieta propensa a immolarsi sull’altare predisposto a consumare il sacrificio finale.  Si offrono alla bramosia degli sguardi, alla malizia della vista richiamata dalle fattezze umane messe in vetrina come tanti lussuosi oggetti agognati. Un groviglio di membra umane si contorce e si respinge. Lotta greco – romana cui è stata tolta la partecipazione agonistica per divenire un Dies Irae in cui intravedere una forma di punizione divina. L’uomo subisce la stessa condanna di un male inferto al suo prossimo.  La dissacrante rappresentazione si fa mesta e intrisa di lacrime di latte gocciolanti da piccole flebo appese al soffitto, mescolate a lacrime umane che scorrono sul viso pietrificato e trasecolato di uno dei performer denudati. Il suo corpo rivestito di solo innocente latte diventa nutrimento peccaminoso.

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Le note dolenti esclamate dalla voce al microfono di Anna Gualdo, sacerdotessa officiante, parla di una reale fuori di lì dove si vive un destino ferale e luttuoso.  Sembra dirci che non è tutto oro quello che luccica. Non cedete alle facili lusinghe. Dentro quei pacchetti colorati e infiocchettati da nastri variopinti non ci sono doni preziosi ma sinistri presagi. Gli stessi corpi si spogliano dei lacci tagliando con le forbici le catene in cui si erano volontariamente imprigionati. L’implorazione finale recitata da Giuseppe Sartori è una supplica al “Caro Babbo Natale” affinché eviti di portarci in dono tutto lo scibile umano, pubblicitario e convenzionale, mercificatorio e illusorio.  Non è più tempo di lustrini e varietà, di cinici imbonitori televisivi, di rituali perversi cui assoggettarsi. Siamo congedati da tutti loro disposti in fila e salutati da mani irriverenti e sorrisi sarcastici quasi beffardi. “Siete ancora dentro la performance”- sembrano dirci ancora una volta – ma forse fuori, immersi nel freddo dicembrino di notte pre – natalizia, potrebbe anche accadere di non uscirne più e restare  dentro quelle disordinate geometrie d’interni natalizie.

 
 

SOME DISORDERED CHRISTMAS INTERIOR GEOMETRIES

Anna Gualdo, Andrea Pizzalis, Anna Terio, Barbara Caridi, Elisa Menchicchi, Fabio Gomiero, Giuseppe Sartori, Marco Angelilli, Valentina Beotti, Valerio Sirna, Velia Esposito

stylist Simone Valsecchi

movimenti Marco Angelilli

assistente regia Barbara Caridi

regia Stefano Ricci

Fondazione Alda Fendi-Esperimenti

FONDAZIONE ALDA FENDI – ESPERIMENTI

Roma – Foro Traiano, 1

8/15 dicembre 2010

 


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