È stato scritto che adesso l’universo è un luogo più stabile. Come se bastasse scoprire una particella per consolidarlo! La verità è forse di segno opposto: il bosone di Higgs ha lasciato un’impronta che ha disatteso le aspettative, presenta infatti alcune anomalie. Non entro nello specifico ma gli addetti ai lavori già si interrogano sul fatto che questa particella definita “fragilissima e sensibilissima” interagisca in modo strano coi fotoni e con alcune famiglie di quark. Aldilà del fatto che qualcuno si è subito chiesto se è la vera particella di Dio o un suo simile, ai credenti è sfuggita un’affermazione trionfante: il bosone di Higgs è la dimostrazione scientifica dell’esistenza di Dio. La vera scoperta avvenuta al Cern sarebbe dunque che Dio esiste in barba allo scientismo e ai miscredenti. Va da sé che non c’è bisogno di dimostrare l’esistenza di Dio. L’universo è la prova tangibile e inoppugnabile che esiste un Pancreatore, e poco importa se lo chiamiamo Dio Padre, Allah, Brahma o con altri nomi. Le leggi dell’universo sono la dimostrazione che all’origine di ogni cosa non c’è il caso ma un disegno intelligente, elaborato da una mente matematica divina, assoluta, perfetta.
Fu proprio Einstein a riconoscere che “Dio non gioca ai dadi con l’universo”. Avere scoperto che il bosone di Higgs esiste veramente significa solo avere corroborato l’assioma che Dio è imprescindibile, infallibile, fuori discussione. Nel suo saggio Dio esiste, ecco le prove, il teologo Laurentin si chiede: “Perché esiste tutto quello che esiste, anziché esserci il nulla? E chi dà l’impronta alla vita, così capaci di autoregolarsi e di rinnovarsi? La scienza ha indagato il come, ma non dice nulla sul perché”. È vero. Il Cern ha dimostrato che non ci sarebbe la massa senza il bosone di Higgs ma non può spiegarci perché l’universo ha bisogno della particella di Dio per stare insieme e tanto più come essa si sia formata. Già, da dove arriva? Il punto è sempre quello: chi ha schiacciato il bottone che ha prodotto il big bang e cosa c’era prima del big bang? Credo che il fascino della fisica contemporanea stia proprio nella sua capacità di riavvicinare l’uomo al mistero insondabile dell’universo, della vita. Ogni risposta che essa fornisce spinge l’uomo indagatore a cercare l’energia onnipotente e onnisciente che ha dato origine al tutto ed esisteva prima del tutto ed è il tutto. Colui (o colei) che per convenzione chiamiamo Dio, ma che sarebbe più coerente definire “Intelligenza cosmica”. Personalmente amo considerarlo il “Demiurgo”, alla maniera di Platone, o chiamarlo “Sommo Motore”, come faceva Leonardo da Vinci. Ma, ripeto, non è questione di appellativi e tanto più tassonomica: credere all’esistenza di un Dio uno e ineffabile (monoteismo) o baloccarsi all’idea che esistano diverse divinità ci allontana dal cuore del problema, che è un altro.
Dovremmo infatti porci questa domanda: chi è Dio e perché ha avuto bisogno di creare l’universo, i mondi, le dimensioni visibili e invisibili, le creature viventi? Naturalmente non siamo in grado di rispondere a questa domanda, al massimo possiamo dilettarci con la metafisica, che è forse meno facile del gioco degli scacchi ma altrettanto riflessiva. È possibile, invece, correggere il tiro e affrancarci da una visione atavica di Dio alimentata non solo dalle religioni ma anche da un immaginario collettivo che affonda nella notte dei tempi. Cosa intendo dire? Il Dio o gli dei in cui gli uomini credono altro non è se non la proiezione di se stessi sublimata. Crediamo in un Dio antropomorfo, che in realtà non esiste. Non è mai esistito. Ci piace credere che Dio ci assomigli, o meglio assomigli a un ideale umanistico difficile da raggiungere: sia pensante, buono e misericordioso, potente, simile a noi nelle sue sembianze. Un uomo alla milionesima potenza cui nulla sfugge. Un creatore supervisore capace di tenere sotto controllo il moto delle galassie e insieme anche il pensiero di una formica, che notoriamente sale in cielo. Ma è veramente così? Siamo veramente fatti a immagine e somiglianza di Dio, come afferma la Bibbia? O non è vero il contrario, piuttosto?
C’è una frase di Antoine de Saint-Exupery che alimenta il sospetto: “Dio è vero ma forse creato da noi”. Fa riflettere. Pur non mettendo in dubbio l’esistenza di quello che abitualmente chiamiamo Dio, mi è più facile credere che siamo noi ad averlo creato e adattato ai nostri gusti, la nostra intelligenza, i nostri bisogni, che ovviamente variano a secondo delle epoche e delle latitudini. Il Dio degli antichi egizi è effettivamente diverso da quello dei seguaci di Maometto ma non credo che Akhenaton fosse meno religioso del bravo muslim che s’inchina cinque volte al giorno verso la Mecca. Né credo che Jahvé vantasse più credenziali di Zeus. Parimenti, il Padre nostro che sta nei cieli e al quale ci rivolgiamo come se fosse un bravo papà che può proteggerci, concederci le sue grazie e guidarci verso il bene in attesa di ricongiungerci a lui, probabilmente esiste solo nella nostra mente. Dio è ben aldilà delle nostre puerili astrazioni. E sarebbe meglio, come sosteneva il filosofo Bacone, non avere alcuna opinione su di lui che nutrirne una indegna di lui. E di opinioni indegne, l’essere umano ne ha fabbricate tante. Ancora oggi, impera il Dio degli eserciti e dei popoli, il Dio che salva a determinate condizioni, il Dio che pur essendo maschio ragiona in modo uterino. Balle cosmiche! Mi chiedo com’è il Dio di chi vive sulle Pleiadi o su Sirio. È simile al nostro o diverso? Eppure, siamo tutti fratelli cosmici, figli della sete di vita dell’universo e della fonte da cui scaturisce l’acqua della vita. Ho smesso di credere a un Dio bipede e con la barba bianca da quando ho capito che Dio è amore, energia, intelligenza ineguagliabile. Non mi interessa immaginarlo fisicamente. Dio non ha bisogno di un corpo né di attributi che ci rassicurino sulle sue buone intenzioni.
C’è un libro che tutti dovrebbero leggere. Si intitola Io sono ed è una splendida canalizzazione di una delle figure umane più misteriose apparse sulla terra: il Conte di Saint Germain. Questo libro è l’espressione dell’illuminismo del cuore e contiene un insegnamento rivelatore: non esiste un Dio antropomorfo che sta da qualche parte, fuori e al di sopra di noi, ma solo il Dio interiore. Noi siamo Dio. Il vero, unico Dio è il Sé che vibra all’unisono con la danza cosmica degli atomi dentro di noi, perché noi siamo fatti della stessa sostanza dell’universo. Noi siamo frammenti dell’Uno dispersi nell’universo ma collegati al Tutto di cui torneremo a fare parte quando la nostra configurazione atomica (con la morte fisica) muterà. È così semplice!
Il bosone di Higgs o particella di Dio determina la massa di Orione nello stesso modo in cui fa sì che i miei atomi mi configurino così come appaio in questa vita e dimensione, altrimenti sarei solo polvere stellare che fluttua nello spazio. Mi piace credere, tuttavia, che in qualche remota torre di controllo, in una dimensione insondabile, ci sia una mente infinita ed eterna che conduce la danza cosmica. Senza emozioni umane, però, salvo “l’amore che move il sole e l’altre stelle”, come immagina Dante nell’ultimo verso del Paradiso.