Allora, partiamo dal presupposto che l'obiettivo è comune. Entrambi vorremmo educare nostro figlio lasciandogli la libertà di esprimersi. Ma siamo fortunatamente persone differenti e con questo anche gli stili genitoriali sono abbastanza diversi.
Tutti sappiamo che di fronte al proprio figlio la coerenza di comportamento di padre e madre è d'obbligo. Se il figlio in questione riesce a cogliere le divergenze è finita. Non avrà la sicurezza che una regola condivisa sa offrire, non avrà la giusta comprensione del perchè e il messaggio non arriva.
A fronte di queste considerazioni che, indipendentemente dal fatto che siano presenti in tutti i migliori manuali, io condivido in toto, c'è la vita reale. C'è l'essere genitori ogni giorno.
Nonostante la giornata di cacca in ufficio; la mezz'ora nel traffico e i venti minuti, quando va bene, per trovare un parcheggio nei "paraggi" di casa. Nonostante la cena da preparare presto altrimenti il figlio che non dorme più a scuola sviene nel piatto ma allo stesso tempo la voglia di stare con questo figlio che giustamente vuole giocare a palla asino in salotto. Nonostante i pensieri preoccupati e un pò tendenti all'ansioso per il trasloco che ci aspetta tra pochi mesi. Nonostante gli ormoni che fanno fare al mio umore un giro sulle montagne russe parecchie volte in un solo giorno, la situazione politica che sa sempre più di presa per il culo e il pensiero a tutte quelle cose che rimandi sempre, perchè non trovi il tempo.
Bene, essere genitori sempre non è sempre semplice.
Specie se le tecniche applicate sono un pochino differenti. E soprattutto se ognuno è profondamente convinto che la propria strategia sia quella più giusta.
Io e lui siamo sicuramente in sintonia su tantissime cose. Condividiamo i principi, crediamo negli stessi valori, abbiamo la stessa idea di come vorremmo fare i genitori in poche parole. Ma abbiamo stili diversi.
Io sono quella che lascia sicuramente più correre. Perchè lo faccio? Per il quieto vivere, perchè ritengo che un bambino sia sempre e comunque un bambino e non un soldatino, perchè credo che arrabbiarsi per tutto quello che non va, senza differenziare tra le cose che non vanno davvero e quelle che sono meno importanti non sia la strada giusta per far comprendere cose è grave e cosa invece non lo è.
Preferisco poche regole chiare a troppe su ogni cosa. E quelle sono anche quelle che pretendo vengano rispettate. I denti si devono lavare? Non c'è capriccio che tenga e mamma sia arrabbia sul serio se te lo deve dieci volte. Anzi alla terza mi sono già arrabbiata. Se invece a tavola non sei sempre composto e la pasta cade sul pavimento, te lo ricordo ma non mi arrabbio sul serio. Risultati? Lavare i denti è quasi sempre una tragedia, stare composti è una di quelle cose che ci si dimentica spesso.
Lui invece è del partito si fa come dico io punto. E si fa al primo colpo, non devo nemmeno chiederlo due volte. Alla seconda già scatta il rimprovero.
E' più rispettato di me? Credo sì.
E' amato? Direi venerato. Da noi il complesso di Edipo è ancora latitante.
Passa più tempo di me ad arrabbiarsi? Credo di sì.
Per cui ci si ritrova nella situazione in cui lui rimprovera, a mio avviso senza un vero motivo e con toni esagerati, e io sto in silenzio. Non rincaro la dose. Ma non do nemmeno contro. Taccio semplicemente.
Faccio una differenza. Tra quelle volte in cui anch'io intervengo nel spiegare perchè no o perchè sì quando si tratta di una cosa importante e quelle volte in cui non credo necessario il rimprovero.
E non intervengo perchè cerco di seguire il principio per cui di fronte al pargolo non devo mai correggere il padre, nè tanto meno riprenderlo.
Ovviamente non ci riesco mica sempre.
E quando succede tutti i sani principi vanno a farsi benedire e si finisce per discutere proprio davanti a colui che dovrebbe vederci sempre coerenti e alleati. Proprio il massimo. Soprattutto per i sensi di colpa postumi di una madre.
E quando ci riesco invece capita spesso che a lui dia fastidio. Perchè il mio stare zitta ai suoi occhi è un lasciarlo solo, senza il mio supporto, senza che io gli dia manforte. Ma vai a spiegargli, come ho già fatto mille volte, che non voglio intervenire, come non voglio che lo faccia lui quando è il mio turno di fare il genitore che rimprovera. Non voglio esserci anche io a rincarare la dose, soprattutto quando ritengo che si stia esagerando dimenticandosi che abbiamo di fronte un nemmeno cinquenne.
Ho la fortuna di avere accanto un uomo con cui riesco a parlare, ad arrabbiarmi, a scontrarmi e fare pace.
Mio figlio ha la fortuna di avere un padre che lo ama con tutto sé stesso e che sarà sempre lì per lui.
Abbiamo la gioia di avere un figlio che ride e vive felice. Come è giusto che sia.
Abbiamo la fortuna di ritenerci "promossi" e ritrovarci nelle parole di quest'articolo (splendido), scoperto grazie a Raffaella.
Per questo credo che non sia preoccupante la nostra situazione ma sono anche convinta che, come per tutto il resto, non dobbiamo smettere di lavorarci, insieme, come una squadra, cercando di prendere un pò dall'altro, mescolando un pò gli stili e forse ascoltando di più i perchè dell'agire dell'atro.
Lo metto nella lista dei buoni propositi. Mentre cerco di fare il genitore tutti i giorni.
Detto questo, come facciamo a non prendercela tra di noi e a rispettare semplicemente di avere modi diversi di approccio?
Non è importante che siano le cose su cui contiamo e in cui crediamo che siano condivise, poi i modi di trasmetterle possono essere un pochino diversi?
Si può essere coerenti con stili diversi?
E voi? Come avete trovato equilibrio e coerenza?
Questo post si ispira agli appuntamenti settimanali di Simonetta, dedicati all'analisi dei vari punti necessari per essere genitori senza sensi di colpa. Come potrete notare non ho un'idea molto chiara ma molte domande rispetto al tema della coerenza.
"Siate sempre molto gentili con i vostri figli, perché saranno loro che un giorno sceglieranno la vostra casa di riposo." (cit.)
Creato il 03 ottobre 2013 da Verdeacqua @verde_acquaPotrebbero interessarti anche :