IL RECORD DEGLI INQUISITI - Si sta per sfiorare così il record del 30 per cento di inquisiti nel parlamento più antico del mondo dove il presidente Francesco Cascio cerca di spingere il dibattito e il disegno di legge sulla riduzione degli “onorevoli” siciliani da 90 a 70. Ma intanto lo spettacolo è sempre più indecoroso nella regione che ha visto condannare per mafia il governatore Totò Cuffaro e che da un anno e mezzo è in fibrillazione per il suo successore, Raffaele Lombardo, indagato per favori alla mafia dalla procura di Catania che ne ha poi chiesto l’archiviazione.
L’ONOREVOLE MARESCIALLO - Si arriva al paradosso che i finanzieri della Polizia Valutaria in collaborazione con lo Scico notifichino un ordine di custodia ai domiciliari a un loro ex collega, appunto Fabio Mancuso, un tempo maresciallo della Guardia di Finanza impegnato nella caccia alle cooperative fasulle e ai dirigenti corrotti. Ormai considerato un problema e non certo una risorsa per le Fiamme Gialle, tre legislature all’Assemblea debbono aver lasciato il segno. Come è accaduto per l’onorevole Vitrano, anch’egli parlamentare da guinness dei primati visto che non s’era mai visto un deputato in “esilio” a Roma, con “obbligo di dimora fuori dalla Sicilia”. Lui fa parte del drappello dei quattro finiti dentro negli ultimi tre anni. Un panorama desolante se si considera che c’è pure chi, come il deputato di Forza del Sud Franco Mineo, è addirittura ritenuto prestanome dei boss del quartiere palermitano dell’Acquasanta.
FORCHETTE ROTTE - Si riaccendono così i riflettori sulla questione morale alla Regione, come era accaduto due giorni prima al Comune di Palermo con l’arresto di un drappello di burocrati e politici con le mani sull’edilizia privata. Di qui la messa in scena venerdì pomeriggio, davanti al palazzo di città, di un gruppo di ragazzi che mimavano di offrire e ricevere mazzette fermando le auto sotto il municipio. Tutti con cartelli in cui si dichiaravano «irritati», il nome di Rita Borsellino al centro, a caratteri cubitali. Prima tappa di una campagna elettorale cominciata in modo confuso. Altro segno di un malessere comunque presente fra giovani che si sono già presentati nei mesi scorsi sotto Palazzo dei Normanni brandendo il simbolo del loro gruppo, le «forchette rotte». Per dire basta al «magna magna». Altra sferzata che sembra scuotere i gruppi politici, ogni volta pronti ad annunciare lo scatto di un repulisti interno. Ma inchiodati ogni volta dallo scatto di nuove manette.
Felice Cavallaro
(Corriere della Sera)