Notizie Sicilia: i parchi eolici si dividono in due tipologie: gli onshore nella terraferma, di questi in Sicilia ne sono presenti 82, e gli offshore, situati nel mare. Questi ultimi risultano più efficienti perché sfruttano maggiormente i venti che soffiano senza l’impedimento di ostacoli. Per la maggiore difficoltà della costruzione rispetto a quelli in terraferma sono più costosi, la difficoltà sta nell’ancorare le torri nei fondali. Tecnicamente la profondità massima del fondale deve essere di 200 metri ma in genere non si superano i 20 metri, per quanto riguarda la distanza dalla costa, le wind farm offshore si trovano a un massimo di 20 km dalla costa per non far lievitare i costi. Il London Array, il parco eolico offshore più grande del mondo con 175 turbine, si trova infatti a 20 km dalla costa.
La legislazione italiana pone come limite minimo, di distanza dalla costa, 2 miglia marine cioè 3,704 km. Proprio tale distanza prevede la wind farm offshore che la Mediterranean Wind Offshore sta progettando di costruire nel Golfo di Gela. Il parco prevede 38 pale, mentre il progetto iniziale ne contava113, l’area di sviluppo è di 9,50 km(quadrati) tra la costa nissena e quella agrigentina, tra la Macchitella nel comune di Gela e Punta due Rocche nel comune di Butera.
Tale progetto ha iniziato il suo iter negli studi condotti nell’area tra il 2003-2005. La sintesi non tecnica dello studio di impatto ambientale (ndr SIA) risalente al 2008, resa pubblica nel web dalla società, illustra gli esiti degli studi. Spiega l’impatto sulle coste, sui fondali marini, sull’ecosistema, sull’avifauna e sulle attività antropiche. Tale SIA privato è stato successivamente verificato dal ministero dell’Ambiente ma a causa di pareri discordanti tra i dicasteri la questione è stata demandata al Consiglio dei Ministri, il quale, definendo il progetto di “utilità
Inutili i pareri e le analisi contrastanti della Regione Sicilia, nel 2012 è infatti stato riconfermato il Via (Valutazione d’impatto ambientale) che riteneva l’impatto accettabile. I comuni di Butera, Gela e Licata hanno dato il via al comitato No Peos facendo ricorso al Tar per bloccare il progetto. Il diniego dei comuni è legato all’impatto negativo del parco per motivi ambientali, essendo vicino alla costa.
Faunistica: per via della presenza di importanti rotte di uccelli migratori. Turistica: perché non conciliabile con la promozione e la valorizzazione del territorio. Altra problematica è quella archeologica, nei fondali si trovano reperti risalenti all’epoca greca e romana, la zona era interessata ai traffici commerciali e militari di Cartaginesi e coloni greci. Non bisogna dimenticare nemmeno che a Gela sorge anche la raffineria Eni. I comitati stanno cercando di far conoscere la questione a quanti più cittadini. Incontri con i cittadini e nelle scuole vogliono far sì che l’azione diventi massiccia e si possa giungere a un ricorso positivo, come avvenne a Termopoli.
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