I 364 giorni successivi al mio 17esimo compleanno furono i più lunghi della mia vita, e non provate ad obiettare che, in termini fisici, questa esperienza è del tutto fantascientifica: provate a leggere Comte e poi ne riparleremo. Non si trattò di una di quelle insopportabili crisi adolescenziali in pieno stile Werther (l'adolescenza è una grossa invenzione di natura psichiatrica di cui i nostri genitori si autoconvincono per giustificare la loro inefficenza tutoriale), a 17 anni ero pienamente consapevole della mia sfigataggine, non che a 21 la faccenda sia migliorata, ma a me andava bene così. Tuttavia ero consapevole anche di una serie di limiti e muri auotogeneratisi, frutto di due ambienti (casa e scuola) che più diversi non si può; ero consapevole della mia deficienza intellettuale in un periodo in cui era difficile affermarsi, mentre era così facile seguire il fiume in piena di sciocchi primati votati ad un'idea vecchia come il cucco, che risuonava rocciosa e monumentale solo nelle nostre urla sprezzanti.
Fu in questo aureo quadretto liceale che s'intromise Siddharata. N.B.sì lo so, a voi magari non importa una solida mazza di Hesse, ma si dà il caso che mi abbia salvato la vita, impedendomi di trasformarmi nella versione femminile di un apparto genitale maschile, in compenso esistono tantissimi blogz in cui non si menziona Hesse manco per sbaglio. E sì, lo so, Siddharata, che palle! ma se il vostro spartiacque verso la vita adulta è stato youporn e il mio Hesse, è forse colpa mia?!).
Siddharta è un'ode lirica, un efficace mix di oriente serafico e metafisico velato dall'universale senso del come. E' il libro che racconta il percorso, che si avvicina all'Assoluto attraverso l'astrazione della mente e la conturbante forza di un amore carnale. E' il libro che porta al Fiume, alla silenziosa intimità di due barcaioli che trascorrono le serate seduti su una panca malconcia, ad osservare l'eraclitico movimento dell'acqua. E' il libro che racconta di una purificazione attraverso una totale immersione sensoriale nella vita.
Ok, i miei 17 anni sono stati molto diversi da così, molto meno sensoriali e induisti, però quello scomodo iter di disincanto ha trovato un porto sicuro proprio tra quelle pagine. Io credo che i libri possano tanto, e possano anche questo, risollevarti, tenderti una mano e sebbene 17 anni fossero troppo pochi (non posso negare una regressione psico-emotiva a 19), a volte, per qualche strano connubio astronomo-causale, riesci a trovarti in pagine un po' datate, e va bene così, almeno fino alla prossima paturnia. Non sempre ho trovato le risposte o le comprensioni che cercavo nelle persone a me più vicine e credo sia stato questo a spingermi verso i libri, continuamente percossa da un insaziabile appetito di nomi, titoli e storie.
Ecco perchè proprio non riesco a capire le persone che non leggono: dubito fortemente che la loro ferma posizione nell'analfabetismo culturale sia dovuta ad una gnostica salvifica, credo piuttosto che siano molto pigri, talmente pigri da non rendersi nemmeno conto di quanto lunghi siano stati i 364 giorni successivi al loro 17esimo compleanno. B.
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