Inizia il viaggio.
Partenza da Firenze in treno per raggiungere Venezia, arriviamo
alla Stazione S.Lucia ed andiamo nel vicino (5 minuti a piedi) Piazzale Roma ad attendere l’autobus n.5 per raggiungere l’aeroporto. Evitiamo di prendere la navetta visto che costa 6 euro per un percorso di neanche 15 minuti ma con nostra sopresa pure il bus pubblico costa 6 euro….ed in più fa’ pure tutte le fermate!!
Voliamo con la Norwegian Airlines (https://www.norwegian.com/it) sulla quale abbiamo letto solo e soltanto commenti negativi; per quanto ci riguarda, niente di più falso. La compagnia low-cost norvegese è ottima, aerei nuovissimi, personale cortese e soprattutto il costo del biglietto (comprato con largo anticipo), mediamente più basso di circa 150/200 euro rispetto alla concorrenza. La verità è appunto, che si tratta di una compagnia low-cost e quindi tutti gli extra sono a pagamento (e quando dico tutti, intendo proprio tutti, comprese le auricolari per ascoltarti un film), i commenti che avevo letto probabilmente erano lasciati da persone che amano viaggiare low-cost con ostriche e champagne a bordo.
Breve scalo di 3 ore a Stoccolma (dove per un panino e una bottiglia d’acqua ti ci vogliono 20 euro, quindi rifornitevi prima) e partenza in direzione Bangkok. Arrivo la mattina alle 7 all’aeroporto internazionale Suvarnabhumi e 12 ore a disposizione prima di raggiungere finalmente l’ultima tappa: Siem Reap.
Per la Thailandia nessun visto è necessario. Tra le mille soluzioni diverse che avevamo letto per raggiungere il secondo aeroporto di Bangkok, il Don Muang, vi suggeriremmo quella che, secondo noi, è la più semplice per chi non è mai stato in cittа e cioè: scendere al piano sotterrane e prendere l’aeroport link fino alla stazione di Phaya Thai (45THB) e da qui prendere lo Sky Train fino a Mo Chit (32THB), scendete nella strada e costeggia la stazione e prendete il bus A1 (30THB) che va diretto all’aeroporto. Probabilmente potrete spendere 1 euro in più rispetto ad altri percorsi ma in mezz’ora arriverete a destinazione senza perdervi nel labirinto di vicoli che è Bangkok.
Atterriamo finalmente in Cambogia alle 21 (visto turistico 20$, gradita ma non necessaria la fotografia; il passaporto passa di mano da 11 (si, undici) persone ognuna delle quali controlla un dato (c’è l’addetto alla data di nascita, quello del paese di origine, quello alla scadenza ecc ecc…), finalmente usciamo e saliamo sul tuk-tuk (6$) che avevamo chiesto all’albergo di mandare a prenderci. Arriviamo con in testa i ricordi degli ultimi viaggi in India, Nepal, Marocco, dove, dopo le 20 non c’è anima viva in giro e con l’immagine dei templi di Angkor Wat spersi nella giungla cambogiana: niente di tutto questo! Musica a volumi altissimi, luci ovunque e fiumi di alcool.
Siem Reap, becera e cafona mi ha fatto sentire subito come se fossi nella mia Firenze: turisti americani under 21 con l’unico interesse di sbronzarsi accompagnati da genitori obesi intenti a far shopping a prezzi maggiorati. Carovane infinite di giapponesi che se perdono di vista per un attimo l’ombrellino della guida sono spaesati ed impauriti. 60/70enni che si fanno fotografare con l’autista come se fosse una scimmietta, in pieno stile coloniale. Commercianti di niente che, increduli, qualsiasi cifra chiedano, viene loro data. Siem Reap è un parco giochi, una città senza il contatto con la realtà del Paese in cui si trova.
L’alloggio scelto a Siem Reap è il Golden Banana (http://www.golden-banana.com/), struttura sicuramente sopra la media cui siamo abituati: stanza grande con 2 balconi, wifi perfetto, frigo in camera, piscina, cambio lenzuola ogni giorno e colazione inclusa. Noleggiamo anche 2 bici per tutta la durata del soggiorno (5$ a bici/giorno per le mountain bike, 2/3 per le altre). La scelta delle bici non risulterа felicissima per 2 motivi in particolare: il primo è il gran caldo, il secondo sono le distanze da coprire. Per gusto mio sconsiglierei vivamente anche il tuk tuk, troppo cari in primo luogo ed in secondo io odio avere per tutto il giorno una persona a mio servizio. La scelta che resta e che sicuramente rifarei nel caso dovessi tornare è quella del noleggio di un motorino, il compromesso perfetto per visitare in piena autonomia sia tutti i dintorni di Siem Reap sia Angor Wat.
Il primo giorno ci dirigiamo verso il Tonle Sap (15km) per visitare i villaggi galleggianti. I primi che si trovano sulla strada proveniente da Siem Reap non sono il massimo. Il caldo torrido ed i km giа percorsi ci hanno scoraggiati nel proseguire oltre. Sicuramente da ritentare in un periodo diverso e soprattutto, avendo tempo a disposizione, inoltrandosi lungo il Tonle Sap per almeno altri 30km. Tutto il resto del primo giorno, come i seguenti, li dedicheremo al sito di Angor Wat, che poi vi racconteremo in un capito a parte.
Come dicevo poco sopra, le temperature in Agosto sono torride, di notte la minima non è mai scesa sotto i 26/27 gradi, durante il giorno arriva ai 35 con umidità massima. In queste condizioni si consumano tranquillamente 5 litri di acqua al giorno e molti dei furbi commercianti della zona (almeno 8 su 10) vendono bottiglie a 2$. Il prezzo corretto per una bottiglia d’acqua da 1,5L è 1 dollaro (comunque alto) altrimenti, in Pub Street, c’è un piccolo super market dove l’acqua costa 0,60$, se avete la fortuna di avere come noi un frigo in camera, il gioco è fatto.
Tutta la cittadina di Siem Reap ruota intorno al Vecchio Mercato ed a Pub Street dove potrete trovare veramente di tutto: dalla frutta alle spezie, dall’artigianato locale all’abbigliamento, ristoranti di ogni nazionalità, massaggi khmer e fish foot massage( entrambi gettonatissimi), pub, gelaterie (incredibilmente ottime), discoteche, droga, prostitute e travestiti… insomma, un vero e proprio luna park per ogni gusto.
Abbiamo provato un paio di ristoranti nella zona, il “Khmer Kitchen” e il “Khmer Restaurant” (grande fantasia nei nomi, ce ne saranno almeno altri 20 con varianti più o meno simili), entrambi accettabili ma cuciti su misura per il turista sia nei sapori sia nei prezzi. Allontanandosi un po’ dal centro (3/400 metri) invece, i prezzi si dimezzano, le quantità raddoppiano, la qualità lievita e i turisti praticamente spariscono. Decisamente ottimo il Damnak Meas, e un po’ tutti i ristoranti locali nel tratto tra High School Road a Rambutan Ln. I piatti che ci sono piaciuti di più sono sicuramente il lok lak e l’amok (sia di carne che di pesce). Ottime tutte le carni alla griglia, un po’ meno invece il curry khmer. Un pasto in pub street ha un costo medio di circa 7/10$ a persona, se si esce un po’ dal centro invece si cala senza problemi a 3/5$. Nota dolente per gli amanti dello street-food come me: davvero pochissima scelta. Stessa cosa per i dolci: per lo più brodaglie a base di fagioli o altri legumi.
Il mio giudizio finale su Siem Reap è molto semplice e cioè: non ho nessun giudizio da dare. Siem Reap esiste perchè esiste Angor Wat, e come tutte le cose troppo strettamente dipendenti da altro, ingiudicabile.
Giudicabili invece molti dei turisti che la frequentano, purtroppo.