Signora con maglia a strisce

Creato il 01 settembre 2015 da Zioscriba

Il particolare ingrandito per la lapide


Qui non vengo a trovarti quasi mai. Non sono un amante di questi posti, e tu lo sai. Già mi mette stupidamente a disagio il sapere che se qualcuno mi vedesse NON compiere certi gesti meccanici tradizionali nell’entrare e nell’uscire mi sentirei addosso il peso di una riprovazione conformista e piccina. Sai che ripeto sempre che in realtà tu vivi ancora in me, dentro il mio cuore, anche se a volte, a furia di ripeterlo, mi suona come una scusa per la mia pigrizia, per il non venire in un posto così vicino da poterlo intravedere dalla finestra della cucina. Eppure, le poche volte in cui vengo al cospetto delle tue ceneri, non posso non rallegrarmi per il folto e quieto giardino che hai davanti in questa tua dimora, per quanto per me soltanto simbolica (eppure non fu così fin da subito: quanti lumini ti ho portato, ricordi? Ma sappiamo entrambi che quei passi dolenti e quelle flebili fiamme servivano come cura per me, per asciugare le lacrime: a te affumicavano solo la piccola lapide…) Non posso non rallegrarmi per il canto degli uccellini che sembrano poterti fare davvero compagnia. E non posso evitare di chiederti scusa per le mie lunghe assenze. Ma la cosa bella, veramente bella, che mi fa venire qui, che continuerà a farmici venire, che dovrebbe farmici venire di più, è questo tuo radioso sorriso di bambina. Come sono contento di aver fatto questa scelta per il tuo ultimo ritratto, di averlo voluto ricavare dal particolare ingrandito di una foto felice scattata al Mare, sulla spiaggia della nostra Pinarella. Era uno di quei giorni in cui ci si va vestiti perché c’è stata la pioggia, e fa freschino. E tu sei in posa a braccetto con la tua cara amica Roberta.(Mamma mia che stretta al cuore riprendere adesso la foto per fare la scansione, e trovarci sul retro l’appunto del signore delle lapidi: “SIGNORA CON MAGLIA A STRISCE, ½ BUSTO, 7x9 OVALE COLORI”, e ripensare a come potevo sentirmi in quei momenti.)Il brivido più meraviglioso, più tenero, più commovente, più magico, mi è dato dal fatto che tu in questa immagine non stai semplicemente sorridendo a qualcuno. Perché quella foto l’avevo scattata io, dietro la mia Fujica c’ero io. E così quando io vengo qui, e ti saluto, e ti chiedo scusa, e sussurro una parolaccetta per le zanzare, e ti racconto qualcosa di me, e non dico preghiere, e bacio la punta delle mie dita con cui poi sfioro le guance del tuo viso, e ti dico Ciao senza mettermi a piangere, e prima di andarmene guardo ancora il tuo sorriso, so che tu stai davvero sorridendo A ME.

La fotografia originale