Va bene, lo ammetto, io sono una di quelle persone che legge con un interesse quasi morboso la posta del cuore delle riviste. E' forse la prima pagina che cerco quando mi arriva il nuovo numero di Vanity Fair o quando sono in sala d'attesa da qualche parte. Non so bene se sia semplicemente il mio animo pettegolo che prende il sopravvento, o se ci sia qualcosa di più. Certo è che le lettere di solito raccolgono problemi e richieste d'aiuto a volte molto forti, che mi chiedo come sia possibile che venga affidate a un giornale e non a qualche specialista. Mi immagino la reazione di chi le riceve e la difficoltà che può avere a volte nel trovare le risposte (ma anche la voglia che sono sicura molte volte avrebbe di prendere a pugni chi le ha scritte).
E' questo che fa Miss Lonelyhearts. Riceve la posta del cuore dei lettori del giornale per cui lavora e cerca di rispondere in qualche modo. Un lavoro alla lunga alienante e non sempre facile da svolgere. E che ti annulla completamente. Perché Miss Lonelyhearts è in realtà un uomo. Un uomo di cui non viene mai detto nemmeno il nome, tanto è ormai radicato e identificato nel personaggio che lui stesso, aiutato dagli scherzi e dalle battute dei colleghi del suo ufficio, ha contribuito a creare e che a poco a poco lo sta schiacciando. Le lettere che riceve non espongono mai problemi semplici. Siamo negli anni '30, negli Stati Uniti, periodo di Grande Depressione e sembra che le donne che scrivono alla rubrica della posta del cuore siano sempre più depresse e disperate: c'è una ragazzina senza naso che vorrebbe trovare l'amore della sua vita, c'è la sorella di una ragazza ritardata che non sa se confessare ai genitori che quest'ultima è stata violentata, c'è una donna il cui marito ha abbandonato più e più volte il tetto coniugale e che quando torna la prima cosa che fa è riempirla di botte, c'è una donna che sta con uno storpio con cui non riesce ad avere rapporti sessuali. C'è tutta una società dietro a quelle lettere. Una società cruda, triste, violenta e quasi rassegnata. E Miss Lonelyhearts è sul punto di crollare. Non sa più che risposte dare, non sa più a chi rivolgersi: se a Dio, all'alcol, al sesso o, semplicemente, al suicidio. E alla fine sarà proprio la sua stessa rubrica a decidere per lui.
E' un libro cinico, che a prima vista fa anche sorridere, ma che poi, se ci si ferma a pensare, evidenzia tutta la disperazione e la tristezza di una società che ha paura di non riuscire a uscire dal baratro in cui è caduta. Una società in cui tutti chiedono aiuto e quelli a cui viene chiesto non sempre sono in grado di darlo. E così sprofondano anche loro.
Non so spiegarmi come mai questo romanzo e questo autore non abbiano avuto il successo che meritavano al momento dell'uscita. Matteo B. Bianchi fa una bella analisi delle possibili motivazioni nella prefazione che precede il romanzo e quello che emerge è che forse la società dell'epoca non era pronta a vedersi sbattere in faccia in questo modo, quasi allegorico direi, i suoi problemi e le sue disillusioni. Certo, con altri scrittori del periodo non è successo (vedi Fitzegarld), però è una motivazione che si può comprendere.
Per fortuna comunque poi l'autore è stato riscoperto, e con lui tutte le sue opere.
Una lettura che merita.
Nota alla traduzione: direi davvero ben fatta.
Titolo: Signorina Cuorinfranti
Autore: Nathanael West
Traduttore: Riccardo Duranti
Pagine: 116
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: minimum fax
ISBN: 978-8875213640
Prezzo di copertina: 9€
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formato brossura:Signorina Cuorinfranti
formato e-book: Signorina Cuorinfranti
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