"SILENT VALLEY" YANG YONGLIANG A cura di Claudio Composti

Creato il 04 marzo 2013 da Roberto Milani
"SILENT VALLEY"
YANG YONGLIANG
A cura di Claudio Composti

07 Marzo 2013 - 29 Marzo 2013

Giovedi 7 Marzo 2013
OPENING: 18.30
ARTIST WILL BE PRESENT
in collaborazione con: FQ Projects, Shanghai
mc2gallery
Viale Col di Lana 8 - 4° cortile
Milano
www.mc2gallery.it
"SILENT VALLEY"
Tutto è un equilibrio tra le energie che governano il mondo.
Semplicemente potremmo rintracciarle nei 5 elementi alla base del Feng Shui: legno, metallo, aria, acqua, fuoco.
Yang Yongliang ispirandosi all’antica tradizione pittorica delle stampe SHAN SHUI, di tema naturalistico, impregnata di significato filosofico e religioso, crea dei mondi che uniscono
tre elementi: la fotografia, la manipolazione digitale e la composizione.
Questo giovane artista fonde così l’eredità millenaria delle Shan-Shui per parlare dei problemi di oggi, come l'urbanizzazione, la globalizzazione e il rapporto dell’Uomo con la Natura e l’impatto su di essa.
Yang crea mondi onirici evidentemente digitali ma, allo stesso tempo, dal sapore antico, con l’intento di unire in un suggestivo e personalissimo mix, tradizione e contemporaneità. Yang gestisce perfettamente le contraddizioni tra effimero e permanente, bello e brutto, antico e nuovo, per fare un lavoro del tutto poetico e armonioso dove non manca una sottile cinica ironia che rivela
pericoli nascosti dietro apparenti paesaggi tranquilli e silenziosi, fuori dal tempo. “Silent Valley” – Valli del silenzio - le chiama. Silenzio che evoca l’immagine di “Zabriskie Point”, nel deserto della Death Valley Californiana, reso celeberrimo nel 1970 da Michelangelo Antonioni, maestro del cinema italiano, che ne fece il luogo dell’omonimo film (cult postumo). Il luogo è totalmente privo di vita a causa della siccità e del sale. Ovunque, alcuna pianta. Là, anche il tempo sembra essere svanito, immobile sempre uguale
a sé stesso. Cosi è nelle valli di Yang, tranne per la presenza del filosofo zen protagonista, che rappresenta la tradizione ultimo sopravvissuto di una cultura ormai estinta. Quasi condannato a vivere un’attesa eterna, un tempo sospeso. Un infinito “futuro prossimo” che incombe ma non si avvicina. Allo stesso modo, come a “Zabriskie point”, dietro l’apparente immobilità si cela la vita, a volte nelle sue forme più violente e pericolose. Come nell’opera dal titolo “Silent Valley_Wolf and
landmines”, in cui l’inerme e inconsapevole filosofo si ritrova su una roccia, circondato a ben guardare da un campo minato, segnalato da un mimetizzato cartello d’avviso e,cofuso nel buio e le luci, un lupo. O ancora, nell’opera “Silent Valley_A snake and granade”,in cui lo stesso filosofo
seduto in calma contemplazione dell’orizzonte (dominato dai grattacieli, simbolo della civiltà, minacciosa) non si accorge di essere in una morsa mortale, tra un serpente in arrivo e una granata fumante. Yang raggiunge così un perfetto equilibrio tra fragilità e pericolo, bellezza e crudeltà, in un’estetica che è anche contemplazione e auto-esame di vari temi sociali e culturali, come lo stravolgimento delle tradizioni e la violenza che alcune culture hanno subìto a causa di altre culture o del nuovo che avanza. Il filosofo guarda da lontano i palazzi all’orizzonte, che ormai ricoprono totalmente le montagne. Un’attesa zen, di ciò che inevitabilmente è e presto sarà, a
dispetto di ciò che è già stato. Un’attesa “silente”, che domina e nomina la valle, il cui peso ha tuttavia la stessa forza dell’immaginazione, letteralmente esplosiva nell’ultima scena del film di Antonioni che, sulle note di una psichedelica musica dei Pink Floyd, fa saltare in aria la villa tra le
colline desertiche. Vita e Morte. Antico e nuovo.
Un eterno Yin e Yang, l’equilibro delle energie che governano il mondo.
Claudio Composti

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