Silenzio, ci sono i due minuti d’odio!

Da Abattoir

martedì 28 agosto 2012 di Michele Scarpinato

Quando ero piccolo, il momento peggiore che potessi trascorrere a casa dei nonni era quello del telegiornale, sempre verso l’ora dei pasti e sempre con gli stessi temi che non riuscivo a capire o che non erano il massimo dell’allegria.
Il nonno chiedeva di fare silenzio che “c’è u telegionnale” (rigorosamente quello del “primo canale” e, in quanto comunista, anche il TG3 andava bene, ma mai in sostituzione del primo), e tutti lì, muti ad ascoltare di morti, conflitti nei balcani e di Occhetto, Craxi, Bertinotti, personaggi a me sconosciuti contro cui mio nonno inveiva sempre perché non facevano mai abbastanza per il proletariato.

Dieci dopo anche io guardavo con interesse il telegiornale e capivo l’importanza che ne dava il nonno: la politica decide per noi, la cronaca ci informa di quanto spesso l’umanità faccia schifo.
Contestualmente era il 2001 e cadevano le torri gemelle per mano dei terroristi guidati da Bin Laden ed io leggevo “1984″ di Orwell. La fortunata coincidenza temporale mi portò a una riflessione che cambiò il modo di concepire gli strumenti di informazione.

Orwell in “1984″ disegna un mondo in cui la coscienza del popolo viene manipolata dal Potere attraverso pratiche differenti, dall’ uniformazione sociale delle masse all’uniformazione dell’informazione che viene manipolata anche in maniera diacronica, ovvero si correggevano anche tutte le notizie passate in modo che la storia fosse sempre coerente.
In particolare, mi colpirono i “due minuti d’odio” che mi fecero capire quanto sia breve la realtà quotidiana da quella descritta nel romanzo.
I “due minuti d’odio” consistevano nella pratica collettiva attuata in ogni luogo possibile in cui si riunivano in modo “spontaneo” gli astanti dinanzi a un teleschermo che proiettava immagini del nemico supremo della patria Oceania, Emmanuel Goldstein, scene di guerra e sequenze studiate per coinvolgere psicologicamente gli spettatori, accompagnate da suoni e rumori fastidiosi: proprio quello che succedeva ogni giorno durante ogni TG, solo che Goldstein si chiama Bin Laden e la patria è l’intero mondo occidentale.

Da quel momento in poi, imparai a diffidare dei mezzi di informazione di massa, spesso approssimativi nella loro informazione, sempre uguali nella critica.
Facciamo un esempio quotidiano, che esce anche dalla canonica critica del mezzo televisivo, e allarghiamolo anche ad internet: oggi ci informano che in Siria c’è un conflitto interno con i ribelli e sono morte centinaia di persone, stop.

Chi sono questi ribelli e per cosa si ribellano?

Il TG non me lo dice e acriticamente questa notizia mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro, anche se poi nella realtà siamo sempre pronti a dare un giudizio e normalmente quello che viene fuori dalle bocche dei più è che “questi arabi in pace non ci sanno stare”.

Se invece siamo un po’ più maliziosi e andiamo su internet e guardiamo le informazioni tra le maggiori testate, ci rendiamo conto che a nessuno importa approfondire quello che sta succedendo in Siria, in Yemen o anche nel più vicino Egitto e, per capirci qualcosa, dobbiamo cominciare un lungo lavoro di ricerca tra vari siti settoriali, in cui ognuno racconta il suo punto di vista e magari scoprire che l’Occidente è responsabile di tali conflitti, premiando dittature o armando ribelli.

L’informazione nel nostro Paese è controllata in modo vergognoso: sono i politici stessi ad andare in televisione a farla e le trasmissioni di approfondimento diventano dei mercati (tanto che una di queste trasmissioni ha il nome di un mercato storico di Palermo: Ballarò). Siamo sommersi di notizie da  “telefoni bianchi” come il parto della cagnolina salvata da qualcuno o delle farfalline di Belen. Studio Aperto poi è l’Eva 3000 dei TG, sempre culi e tette in primo piano in ogni stagione.

Forse, tutto ciò che ho scritto in questo articolo però lo sapevate già, ci sono anche decine di manuali che spiegano che l’informazione è la prima cosa che viene manipolata da chi vuole conservare il potere, però il mio invito non sta solo nel diffidare, ma ad informarvi e capire cosa c’è dietro e cercare di capire perché una notizia viene manipolata in un senso piuttosto che un altro.


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