Silenzio, parla Alfano! Sul “direttore Polito” e sul ritorno del politichese. O del “pensiero forte” e/o “debole” e dell’ars retorica di Maurizio Sacconi.

Creato il 09 gennaio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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di Rina Brundu. Per carità, ad Alfano bisognerebbe fargli un monumento! Se non altro perché grazie a lui i falchi (leggi Berlusconi) hanno ritirato gli artigli. Anche se – a domanda del moderatore Antonio Polito – durante la presentazione del libro “Moderati per un nuovo umanesimo politico” di Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella e Maurizio Sacconi (Marsilio Editore), ha risposto che lui non è certo che gli abbiano ritirati davvero o,meglio, ha risposto che: “Lo scopriremo soltanto vivendo”.

La giocosa citazione di Battisti è stata solo uno dei tanti momenti in cui il Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri del governo Letta, ha dato spago alla sua oratoria estrosa che, a ben guardare, è diventata, in questi tempi inquieti e post-tutto, la vera arma dei nuovi politici rampanti: dalle fresche leve renziane, ai fratelli e cugini d’Italia, al Nuovo Centro Destra, appunto.

Vero è che Polito – da giornalista navigato – c’ha messo molto del suo per favorire lo status-quo dialettico, facendo quasi all’amore con una sorta di retorica masticata, intessendo ad arte il suo discorso suadente con il forbito “dire” di Alfano, il quale, ad un certo punto, pure lui intellettualmente sedotto, non ha esitato a chiamarlo “direttore Polito”: ma il direttore del Corriere non è Ferruccio de Bortoli?

Il titolo di fine dicitore della serata, tra le fila del curioso “Circolo degli Scipioni” che abbiamo potuto ascoltare, va però a Maurizio Sacconi, co-autore di questa sorta di “manifesto” del NCD che sarebbe il libro oggetto della presentazione, e al cui confronto sia Alfano che Polito sono parsi dei principianti. Costui è infatti riuscito a condensare l’intera sua filosofia nell’ultimo intervento (potenza della capacità di sintesi!). In virtù di quella stessa filosofia, il pensiero forte farebbe equazione con le “proposte chiare”, il pensiero debole (crepa d’invidia Gianni Vattimo!), farebbe equazione con le “proposte mollicce”, ma non solo. Rimarcando come “Angelino” ci tenga alla “sburocratizzazione”, Sacconi ha finanche spiegato che “l’antropologia negativa” dell’homo homini lupus resterebbe in opposizione “all’antropologia positiva” del più vernacolare “famo a fidasse!”. Il tutto prima di lasciare l’uditorio con un dubbio amletico impossibile da ignorare a proposito del Job Act renziano: is it the same old soup?

Urka! Una lectio magistralis praticamente! Una esplosione di intellettualità post-moderna che ha prodotto una ciliegina sulla torta straordinaria: ovvero, l’ennesimo fermo diniego a due persone dello stesso sesso che si amano di vedere riconosciuta legalmente la loro unione.

“Il retore e la retorica si trovano in questa posizione rispetto a tutte le altre arti: non c’è alcun bisogno che sappia come stiano le cose in sé, ma occorre solo che trovi qualche congegno di persuasione, in modo da dare l’impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno” avrebbe detto Socrate, e come al suo solito non avrebbe avuto tutti i torti.

Featured image, Socrate.

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