Silenzio, si muore

Creato il 30 dicembre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Sta per arrivare a conclusione tra il silenzio generale il processo a Padova contro gli ex vertici della Marina Militare che ha portato alla luce una vera e propria strage a bordo delle navi a causa dell’amianto. Manca solo l’atto conclusivo, la sentenza, che arriverà a marzo del 2012.

Alla sbarra gli ex Capi di Stato Maggiore Mario Bini e Filippo Ruggiero, i direttori generali di Navalcostarmi Lamberto Caporali e Francesco Chianura, i dg della Sanità Militare Elvio Melorio, Agostino Didonna e Guido Cucciniello e l’ex Comandante in Capo della squadra navale Mario Porta. In quanto responsabili delle navi su cui si sono ammalati i marinai, sono accusati di omicidio colposo, lesioni e mancata adozione di cautele sul posto di lavoro.

L’inchiesta è nata nel 2005 ed è stata portata avanti dalla determinazione dell’ispettore Omero Negrisolo. La scintilla dell’indagine è stata la morte del capitano di vascello Giuseppe Calabrò e del meccanico Giovanni Baglivo per colpa di una malattia che si rivelerà causata dall’amianto: il mesotelioma pleurico. 

Gli inquirenti in sei anni hanno sfogliato circa seicento cartelle cliniche di marinai ammalati e hanno scoperto addirittura 300 decessi causati da malattie legate all’amianto. Sebbene fosse stato dichiarato fuorilegge nel 1992, l’amianto sui bastimenti non era stato bonificato almeno fino al 2005.

Le navi ne sono piene e con tutte le oscillazioni dovute al mare è un attimo che si sgretoli e finisca per essere inalato. Da qui alla malattia polmonare il passo è breve. La settimana scorsa la Corte d’appello di Brescia ha sentenziato, riferendosi al caso di un operaio dell’Arsenale di Taranto, che il mesotelioma pleurico può considerarsi una malattia professionale di chi lavora sulle navi militari.

Il processo penale segue quello civile in cui i familiari delle vittime sono state risarcite. Il procedimento, per la sua delicatezza, si è dipanato non senza intoppi. Nella scorsa finanziaria un emendamento rischiava di boicottarlo: interpretando una legge del 1955 che equiparava le navi militari alle navi civili, toglieva le responsabilità dalle spalle dei Capi di Stato Maggiore facendole gravare solo sull’effettivo comandante di vascello. L’ostacolo è stato aggirato con delle interrogazioni parlamentari e un successivo emendamento.

La sensazione è che il processo di Padova abbia scoperchiato un autentico Vaso di Pandora che potrebbe avere strascichi pesanti. Il processo “Amianto in Marina bis”, sempre in terra patavina, è già alle battute finali della fase istruttoria e si è già attivato Raffaele Guariniello, il procuratore torinese ha portato alla condanna in primo grado dei vertici Eternit.

Fonte: linkiesta.it


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