Origine: USA
Anno: 1983
Durata: 131'
La trama (con parole mie): Karen Silkwood, donna dal passato non proprio facile privata dei figli dall'ex marito ed operaia in un impianto legato al trattamento dell'uranio ed altri materiali dannosi nel pieno degli anni settanta, vive la sua quotidianità accanto al compagno Drew e all'amica Dolly.Quando scopre di essere stata contaminata dalle radiazioni, finisce per consacrarsi alla causa sindacale in modo da lottare affinchè il suo lavoro e quello dei colleghi possa essere tutelato da una proprietà che pare non interessarsi affatto alla cosa: la battaglia che la donna ingaggerà sarà l'inizio di un percorso di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e, soprattutto, personale, senza contare che la sua vita - così come la misteriosa morte, avvenuta a causa di un incidente mai completamente documentato - diverrà un simbolo per tutti i lavoratori, siano essi di quel settore, oppure no.
Questo post partecipa a pugni chiusi al Mike Nichols Day.
Non sono mai stato un grande fan di Mike Nichols, lo devo ammettere, così come - e sarebbe strano il contrario - della sua filmografia non sono esperto quanto potrei definirmi se si parlasse di quella di Clint Eastwood: certo, Il laureato è un cult imprescindibile, Angels in America un ottimo prodotto per la televisione, eppure qualcosa ha sempre finito per non convincermi, un pò come il più che sopravvalutato Closer, uno dei titoli più inutili che gli Anni Zero ci abbiano lasciato in eredità.L'occasione di un evento organizzato da noi blogger cinefili interamente dedicato a lui ha fatto in modo che, mi piaccia o no, qui al Saloon si sfruttasse l'occasione per riscoprire il lavoro del cineasta recentemente scomparso: il risultato è stato, considerate le aspettative della vigilia, un successo.Silkwood, impegnato biopic figlio dei primi anni ottanta - che, probabilmente, all'epoca avrebbe potuto essere considerato vintage - che ai tempi fece incetta di nominations ai principali premi dell'anno, inserito nel filone delle biografie d'autore ed altrettanto pop hollywoodiane, è stato senza dubbio una visione meritevole ed interessante, profonda ed in grado di esplorare il mondo del lavoro - e di un certo tipo di lavoro - sul grande schermo come pochi altri sono ancora oggi in grado di fare: senza dubbio non siamo dalle parti di affreschi abominevoli come quelli mostrati in Workingman's death, o di prodotti poco conosciuti quanto assolutamente imperdibili come Tuta blu, eppure il ritratto dell'indomita e sfortunata Karen Silkwood si inserisce perfettamente in un contesto che vede tra le sue voci più autorevoli Erin Brockovich o North County - La storia di Josey.Se, di norma, l'altra metà del cielo fatica a trovare non solo spazio, ma trattamento equo nella realtà lavorativa attuale - ammesso che di realtà lavorativa si possa parlare - ricoprire un ruolo scomodo come quello di questa protagonista nel pieno degli anni settanta non doveva certo essere una passeggiata, in bilico tra le minacce più o meno velate dei datori di lavoro e l'atteggiamento ostile dei colleghi pronti a sacrificare perfino la loro stessa incolumità pur di mantenere posto e stipendio - cosa, peraltro, almeno in una certa misura comprensibile, nonostante completamente avulsa dalle credenze e dagli atteggiamenti fordiani in genere -: Nichols, in questo senso, fu assolutamente in grado di gestire come un direttore d'orchestra d'eccezione tutti gli elementi più a rischio conferendo al film un equilibrio non comune, sfruttando lo script firmato anche da Nora Ephron ed un terzetto di main charachters d'eccezione ed in ottima forma - Meryl Streep, Kurt Russell e Cher, che proprio grazie a Silkwood si portò a casa un Globe come migliore attrice non protagonista.Considerati i tempi, ed il periodo - il reaganesimo impazzava, all'epoca - occorre dare atto a Nichols di aver avuto un polso non comune nel portare sullo schermo una protagonista di questo calibro, in un certo senso madre di tutte le lottatrici venute dopo di lei, delle - e degli, perchè no - outsiders in cerca, più che di riscatto, del riscontro della dignità che il lavoro necessita, e del rispetto della stessa.Forse, e da più angolazioni, in un momento d'incertezza come quello che stiamo vivendo, un prodotto come Silkwood potrebbe essere proiettato quasi fosse in testa ad una selezione dedicata alla funzione del lavoro ed ai suoi protagonisti - i lavoratori stessi -, un omaggio a tutti i working class heroes ma anche e soprattutto uno stimolo che possa permettere, agli operai ed ai dipendenti del futuro, di avere ogni strumento possibile per contrastare chiunque possa pensare di mettersi al di sopra delle parti come fosse una divinità, un signore feudale o un capofamiglia troppo autoritario.
MrFord
Partecipano alle celebrazioni del "laureato" Nichols anche:
Onironauta Idiosincratico - The graduate
Non c'è paragone - The graduate
Babol - Chi ha paura di virginia wolf?
Denny B - Closer
Recensioni Ribelli - Closer
Marco Goi - La Guerra di Charlie Wilson
La fabbrica dei sogni - Una donna in carriera
Director's Cult - Wit, la forza della mente
Montecristo - Angels in America
Mari's Red Room - Wolf la belva è fuori
"Amazing grace, how sweet the sound
that saved me from the war
I once was lost but now I'm found I
blind but now I see."
Lee Ann Rimes - "Amazing grace" -