Silvana De Mari: Gli ultimi incantesimi

Creato il 26 luglio 2012 da Martinaframmartino

Gli ultimi incantesimi è una storia di nani. Inskay è un nano in senso classico, appartiene a una razza di nani e quindi è molto più vicino al Gimli di J.R.R. Tolkien che al Tyrion Lannister di George R.R. Martin, che è un nano solo perché il suo DNA gli ha giocato uno scherzetto non troppo simpatico. Quindi Inskay è un Nano, ma sono nani anche Stramazzo e Tracarna, tecnicamente esseri umani in quanto quella è la loro razza ma nani di cervello e di animo perché stupidi e inutilmente crudeli.

Gli ultimi incantesimi è una storia di orchi, perché Arnrhank è un Orco e orchi sono pure sua figlia Parsala e tutta la famiglia. Orco lo padre, orca la madre, orca la figlia della sorella, era orca pure quella, era orca pure quella, la famiglia degli orcòn potremmo scrivere. Il Giudice Amministratore di Daligar è un orco per quello che ha fatto al suo popolo e ai suoi stessi familiari. E Rankstrail è mezzo uomo e mezzo orco, ma ha saputo compiere le sue scelte.

Noi non siamo per forza quello che il destino o una qualche realtà esterna dicono che dobbiamo essere, siamo quello che scegliamo di essere, quello in cui crediamo e quello per cui lottiamo. È questa la straordinaria forza che traspare in tutte le opere di Silvana De Mari: non arrendersi mai, non rinunciare mai, e lottare affinché tutti possano compiere le stesse scelte di Rankstrail, anche se sono difficili, o impopolari, o dolorose.

C’è molta sofferenza in queste opere, ma c’è anche, sempre, la speranza del riscatto. Nessuno è un nano se non accetta di esserlo, e nessuno è un orco se non lo vuole, sempre che gli si dia la possibilità di compiere una scelta. Per Parsala tutte le scelte sono dolorose, come lo sono per sua madre, ma se le loro scelte possono diminuire il dolore degli altri forse la loro sofferenza non è stata inutile. Perché Gli ultimi incantesimi è una storia di donne, di scelte difficili e coraggiose, di libertà negate e cercate con accanimento, di conquiste spesso dolorose, compresa quella dell’identità personale e del diritto di scegliere un cammino la cui fine inevitabile è la morte, ma che vale comunque la pena percorrere. Per chi percorrerà quello stesso viaggio in futuro ma anche per coloro che compiono il cammino nel momento in cui lo stanno compiendo.

Gli ultimi incantesimi è anche una grande avventura che unisce amore, morte, pericolo, viaggi in terre lontane, scontri culturali, rapporti umani, magia, legati insieme in un grande affresco dalla straordinaria capacità affabulatrice di una donna che ha scoperto che i mali dell’anima sono spesso più gravidi quelli del corpo e che con le sue parole cerca di curarli. Perché, come ha scritto anni fa il critico e poeta Douglas Barbour, la fantasy è il tipo di evasione che ci riporta a casa.

Gli ultimi incantesimi è una storia di Regine. Una storia di Guerriere. Il loro destino non è scolpito su un muro, ma scandito da una filastrocca che, dai passi di una bambina a quelli di un’altra, attraversa i secoli. Tra tutte le regine la più disperata è quella degli Orchi, disposta a sacrificare non solo la vita, ma l’eternità. La più sola è la Regina del Mondo degli Uomini. La più disarmata è la Regina del popolo deportato dei Nani, condannato a morire nelle miniere, la più improbabile è Masciak la Grassa, la figlia del boia. Signora degli Eserciti. Tutte dovranno imparare a combattere e a vincere, perché il futuro del mondo passa dalla libertà e dalla forza delle madri, passa dal loro diritto inalienabile di scegliere il padre dei loro figli, mostrare il viso, sentire il vento nei capelli, dal loro diritto inalienabile di non essere battute, vendute, comprate, sfruttate, ripudiate, lapidate, bruciate. “Gli ultimi incantesimi” è una storia di eroi involontari, improvvisati, minori, quelli bassi, i brutti, i deboli, i qualsiasi. È un coro di voci piccole. L’eroe più piccolo è un bambino terrorizzato dai mostri che vivono nell’ombra sotto il suo letto”. (Silvana De Mari)



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