Nella serata di ieri l’ex premier Silvio Berlusconi è stato interrogato, in qualità di indagato, dalla Procura di Bari. Un’indagine dai
Berlusconi incontra alcuni sostenitori.
Foto European People’s Party, licenza CC BY
contorni foschi che a tutti gli effetti sta prendendo, almeno per ora, le fattezze di un oscuro triangolo: Berlusconi, Lavitola e Tarantini. Il Cavaliere, infatti, assieme all’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola, avrebbero indotto l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini a mentire sull’inchiesta aperta, ormai da qualche tempo, intorno al caso escort e luci rosse nelle residenze del Cavaliere.
Nel caso particolare, sembrerebbe che l’autorità giudiziaria di competenza contesti a Silvio Berlusconi l’induzione alla menzogna verso gli inquirenti da parte dell’imprenditore Tarantini, che avrebbe appunto condotto nelle residenze dello stesso Berlusconi alcune prostitute. Tuttavia, nel dietro le quinte sembrerebbe scorgere la sagoma dell’ex direttore dell’Avanti, Lavitola, il quale, dopo aver ricevuto dall’ex premier un pagamento di 500mila euro, si sarebbe prodigato a convincere il Tarantini a mentire alle autorità giudiziarie. Questo almeno da quanto traspare da un paio di verbali redatti in data 29 e 31 luglio 2009, dove appunto si legge chiaramente: [dichiarazioni] “reticenti e a tratti mendaci in merito al coinvolgimento del premier”.
Nonostante ciò Tarantini ha da sempre ammesso che Berlusconi non era per nulla a conoscenza di trascorrere le notti con prostitute. E in tutto questo, Lavitola avrebbe ricoperto il ruolo di intermediario fra i due, mentre al Tarantini spetterebbe il giudizio di “concorrente dell’autore materiale del reato”, riconoscibile pertanto nella figura di Silvio Berlusconi. Questi, infatti, avrebbe indotto lo stesso Tarantini a patteggiare la pena, così da non depositare successivamente dichiarazioni compromettenti a suo carico.
L’interrogatorio avvenuto nella serata di ieri a Bari si è svolto presso una caserma dei carabinieri, in quanto è stata preventivamente inoltrata la richiesta da parte di Berlusconi, alla presenza, del resto, del procuratore aggiunto Pasquale Drago. Sebbene il protrarsi dell’interrogatorio, l’ex premier è sempre rimasto fermo nelle proprie convinzioni: i soldi furono solo e soltanto un gesto di generosità. Dunque, stando almeno a queste parole, non vi sarebbe da contestarsi né il favoreggiamento alla prostituzione, né l’induzione a dichiarazioni mendaci. L’intento era di aiutare – almeno si dice! – un amico in difficoltà economiche.
Articolo di Stefano Boscolo.