Silvio chiude “in buona coscienza” ma non molla. Ha già indossato l'abito di Machiavelli
Creato il 09 novembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Ha detto Silvio fra le lacrime a un Napolitano niente affatto commosso: “Le confesso signor Presidente che non me l’aspettavo. Né con questi numeri né per i nomi di chi mi ha tradito. Avevo pensato di venire qui a chiederle un nuovo passaggio di fiducia in parlamento, ma abbiamo preso degli impegni in Europa e non possiamo permetterci un braccio di ferro sulle mie dimissioni. Sarebbe un pessimo segnale ai mercati, preferisco chiudere in buona coscienza”. Se qualcuno pensa, o spera, che Silvio si sia arreso non ha capito una mazza. Anzi. Ha iniziato, con una vera e propria sceneggiata in perfetto stile ‘o zappatore meroliano, la campagna elettorale per il 2013. Vediamo perché. Se avesse proposto un ultimo passaggio parlamentare ponendo la fiducia, probabilmente l’avrebbe presa sui denti. Ricordando quanto accaduto a Romano Prodi, che ebbe la sfigatissima idea di andare alla conta, Silvio ha scelto la strada di essere protagonista in prima persona della sua momentanea successione. Un voto di sfiducia lo avrebbe automaticamente escluso da qualsiasi possibilità di incidere sulla politica italiana, in questo modo, invece, occorrerà fare i conti con i voti del Pdl perché altrimenti il nuovo esecutivo avrebbe la forza numerica per andare avanti due mesi (forse). Colta dalla frenesia di far fuori Silvio, l’opposizione (o una parte) sarebbe disposta a votare anche la legge di stabilità nella quale il premier potrebbe inserire di tutto e di più: dalla norma sulle successioni alla prescrizione breve, dalle intercettazioni telefoniche al processo lungo ottenendo un primo, grande risultato, far approvare leggine che in un altro momento non sarebbero mai passate. La legge di stabilità, poi, è quella che contiene le famose lacrime e sangue che gli italiani dovranno versare per tentare di uscire fuori dal pantano nel quale li ha infilati Silvio facendo il presidente del consiglio a tempo perso. Ma a gestire le lacrime e a tamponare il sangue non sarà lui ma il suo successore, bel colpo in vista del 2013. Lui ha combinato i casini, lui ci ha portati allo stremo e chi ne pagherà le conseguenze sul piano dell’immagine e dell’incazzatura degli italiani sarà il nuovo presidente del consiglio. Ve li immaginate gli slogan della sua prossima campagna elettorale? “Meno tasse per tutti”, “Fuori i salassatori”, “Due milioni di posti di lavoro”, “Io sono il sogno gli altri l’incubo”, “Forza gnocca”; dati i precedenti non scommetteremmo una lira sul fatto che gli italiani non lo rivotino ancora e non tornino a sperare in lui. Certo, la botta è stata grande. Silvio è stato tradito da persone che non si sarebbe mai aspettato potessero farlo, tutti politici scelti personalmente uno ad uno che gli hanno voltato le spalle proprio nel momento del bisogno. Con tutti questi Silvio arriverà alla resa dei conti, la pagheranno cara e nel prossimo partito che metterà in piedi non troveranno posto: solo fedelissimi uniti da un vero e proprio patto di sangue. Qualche mese di sano distacco dalla quotidianità non potrà che giovare alla voglia di rivincita (e di vendetta) che Silvio cova nelle viscere e, nello stesso tempo, chiunque il presidente Napolitano indicherà come suo successore, dovrà fare i conti con la potenza di fuoco del morente Pdl e, quindi, con lui. L’unico aspetto che al momento potrebbe far saltare i piani di Silvio è legato a una nuova legge elettorale che disinneschi il potere delle segreterie e dei leader. Una nuova legge che, partendo dalle istanze referendarie, riconsegni alla gente, e di conseguenza ai collegi, la possibilità di votare il proprio rappresentante. In queste ore abbiamo ascoltato con molta attenzione i dirigenti dell’Udc e ci ha fatto paura capire che sarà proprio il partito di Casini ad essere non solo l’ago della bilancia della politica prossima futura, ma il punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia mettere mano su uno dei tasti sensibili del potere. Secondo l’idea di Casini una maggioranza allargata non può tenere fuori il Pd ma l’Idv si. Semplificando molto il discorso del Pierfy nazionale, la nuova maggioranza dovrà essere costituita dall’asse Letta-Letta, che detta così sembra più una marca di caramelle col bastoncino che non una coalizione politica, ma che in buona sostanza, significa invece Gianni Letta e suo nipote Enrico Letta, l’asse dei moderati. Casini insomma, si è assunto l’incarico che fu di Veltroni, tagliare le potenziali “forze sovversive” per sublimare quelle inquadrabili nei famigerati “moderati”, il miglior assist possibile a un Berlusconi che per il primo tempo starà seduto in panchina ma che sarà pronto a scende in campo, ancora una volta nel secondo, fresco, riposato e con una squadra nuova di zecca. Silvio ha chiuso per ferie ma i berlusconiani e il berlusconismo no, loro si annidano dappertutto pronti a iniettare veleno. Silvio ha perfino incassato elegantemente il no di Napolitano ad elezioni anticipate: “Approvata la legge di stabilità e ratificate le dimissioni del presidente del consiglio – ha scritto il presidente della repubblica nella nota ufficiale del Quirinale – avvierò le consultazioni per il nuovo governo”. Facile immaginare i paletti che metterà Silvio, facile immaginare che per una nuova legge elettorale il cammino sarà difficilissimo.E il secondo tempo inizierà presto.
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